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Dopo le scintille, il dialogo. Francia e Italia si ritrovano sui dossier caldi dell’economia

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Due terzi di Europa, un quarto di Italia e uno di Francia. Un cocktail servito in un momento non certo tra i più facili tra Roma e Parigi. Rinsaldare la collaborazione politica e industriale tra i due Paesi, in nome di un nuovo europeismo un po’ scudo un po’ antidoto ai populismi, non era compito facile. Anche per gli ospiti del Forum italo-francese organizzato a Roma da Confindustria e dalla sua omonima francese, la Medef. Troppe le partite ancora aperte: dalla cooperazione naval-militare tra Fincantieri, Leonardo e Naval Group, costola dell’intesa tra il gruppo navale e Stx a fine settembre, ma ancora tutta da scrivere, alla vicenda T​im, con la controllante francese Vivendi fresca di ricorso al Quirinale contro ​alcuni punti formali del​la golden power esercitata dal governo italiano sul gruppo tlc al fine di salvaguardarne gli asset strategici per la sicurezza nazionale​ (temi questi non messi in discussione dal vertice dell’azienda di Corso Italia)​. E perché no, anche Alitalia visto l’interesse​ ​di Air France-Klm,​​ ​a dire la verità un po’ vago​.​

NEL NOME DELL’EUROPA

Nella cornice di Villa Blanc, sulla Nomentana, c’erano un po’ tutti i rappresentanti delle due economie. Oltre ai presidenti delle rispettive confindustrie, Vincenzo Boccia e Pierre Gattaz, il numero uno della Febaf (banche e assicurazioni), Luigi Abete, il sottosegretario agli Affari Ue, Sandro Gozi e tre ministri. Il responsabile dello Sviluppo economico, Carlo Calenda e dell’Economia, Pier Carlo Padoan, accompagnato per l’occasione dal collega francese alle Finanze, Bruno Le Maire. L’uomo che per conto del presidente Emmanuel Macron (nella foto col premier Paolo Gentiloni) ha trattato con Roma l’affare Fincantieri-Stx, stracciando su due piedi, giova ricordarlo, il precedente accordo siglato con l’amministrazione Hollande. Ma le formalità da protocollo hanno fatto la loro parte con il grosso degli spunti emersi nel corso del confronto è confluito nelle dichiarazione congiunta (qui il documento) firmata ieri a Palazzo Chigi alla presenza del premier Gentiloni. Undici punti per puntellare un’alleanza in chiave europea anti scetticismo, anche in vista del voto del 4 marzo e perchè no, contro certi reflussi protezionisti.

DALLA DIFESA ALLE INFRASTRUTTURE

Le undici proposte proposte spaziano dal rafforzamento dell’unione monetaria, all’armonizzazione della tassazione. Passando al rilancio della competitività europea per fronteggiare l’avanzata della Cina e la ripresa degli Stati Uniti, per l’economia digitale fino alla frontiera dell’Industria 4.0. I due capitoli più delicati riguardano però le infrastrutture e per l’appunto la Difesa. Sulle prime, Confindustria e Medef puntano a favorire “progetti industriali rilevanti per lo sviluppo delle reti Trans-Europee di Trasporto, capaci di sfruttare le nuove tecnologie per rendere maggiormente competitivi i territori e le imprese europee e per creare opportunità industriali e tecnologiche per i Paesi coinvolti”. Per quanto riguarda la seconda, Italia e Francia puntano a “una maggiore cooperazione industriale in tema di difesa e sicurezza, sfruttando le opportunità che saranno create dal Fondo europeo per la difesa (anche qui gli equilibri sono tutti da stabilire), al fine di creare sinergie industriali che consentano di accrescere la competitività in un settore strategico per gli interessi europei e fonte di grandi innovazioni”. Tutto giusto, almeno sulla carta. Ma a parole le distanze restano.

GLI SPILLI DI CALENDA

La differenza, a volte, è nei piccoli dettagli. E a sentire attentamente certe affermazioni di Calenda, è emersa tutta la ruggine formatasi lungo l’asse Roma-Parigi. Per esempio, quando il ministro italiano afferma che nelle diversi accordi industriali “l’Italia ha sempre mantenuto le promesse e rispettato le regole”. Altri, non si sa. Oppure quando lo stesso Calenda ha citato la necessità di aprire il dossier militare-navale tra i due Paesi coinvolgendo direttamente il comparto dell’aerospazio (è noto il rischio per Leonardo di essere tagliata fuori dal futuro patto italo-francese per la difesa con Naval-Group). Abbiamo costruito una partnership navale e penso che dobbiamo porci il tema di farlo anche nel settore spaziale, ci sono già partecipazioni incrociate, vale la pena costruire un rapporto paritetico, dobbiamo farlo con attenzione ma è una sfida che dobbiamo accettare”, ha detto il ministro, pur dando atto a Le Maire di aver consentito di superare le tensioni che hanno preceduto l’intesa tra Fincantieri e Stx.

BUONI PROPOSITI (FRANCESI)

Le Maire, che non è certo un novellino, ha colto la palla al balzo, sposando la tesi del “dimentichiamo il passato e pensiamo al futuro”. Se dunque in passato ci sono stati tra Italia e Francia dei malintesi, delle incomprensioni “con la sensazione che la Francia venisse a razziare in Italia, ora vorrei che voltassimo pagina, che superassimo malintesi e incomprensioni, che aprissimo un nuovo capitolo di relazioni economiche e industriali basato sulla fiducia”. Basterà a ricucire?

PINOTTI IN CAMPO

Proprio mentre l’esponente del governo francese parlava a Villa Blanc, a pochi chilometri di distanza il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, uscendo da Palazzo Chigi tornava a spingere per un coinvolgimento non marginale di Leonardo nella partita navale con Fincantieri. “Avremo un primo confronto con Le Maire, e per il governo italiano ci saranno Calenda e Padoan. Il lavoro è andato avanti in questi mesi e sta continuando. Non sarà un incontro conclusivo, ma iniziale, per avere il punto di vista politico di questo percorso che sta andando avanti”. D’altronde “l’industria sta dialogando in Italia, stanno dialogando Finmeccanica il tema va tenuto insieme pensando agli interessi complessivi della Difesa, dell’industria, del Paese”.

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