Uno speciale “red button” virtuale per consentire agli internauti di segnalare le fake news incontrate in Rete. È questo il primo passo della strategia scelta dal governo per contrastare la proliferazione delle cosiddette ‘bufale’ in vista delle prossime elezioni. Le linee guida del progetto – che ha alla base “un’idea di sicurezza partecipata che prevede, a fianco della Polizia di Stato, l’azione attiva e proattiva di provider e cittadini” – sono riassunte nel primo “Protocollo operativo per il contrasto alla diffusione delle fake news attraverso il web”, inaugurato oggi, presso il Servizio Polizia postale e delle comunicazioni, dal ministro dell’Interno Marco Minniti.
LE PREOCCUPAZIONI DEL GOVERNO
Il rischio che la prossima tornata elettorale possa essere influenzata, in particolare dall’esterno, anche alla luce di quanto avvenuto in altri Paesi occidentali – Usa e non solo – preoccupa da tempo le istituzioni italiane. Il riferimento è in particolare alle interferenze russe denunciate apertamente o monitorate con attenzione in diverse nazioni (due i report di riferimento elaborati dal think tank Atlantic Council e dalla commissione Esteri del Senato americano). Per il Viminale, che respinge l’idea che le misure messe in campo possano essere utilizzate a scopo censorio o politico come ipotizzato dalle forze di opposizione o da alcuni media, è quantomai “evidente la necessità di arginare l’operato di quanti, al solo scopo di condizionare l’opinione pubblica, orientandone tendenziosamente il pensiero e le scelte, elaborano e rendono virali notizie destituite di ogni fondamento, relative a fatti od argomenti di pubblico interesse”, mirate alla “violazione della libertà personale dei cittadini, l’induzione sistematica di falsi convincimenti, individuali e collettivi, e la macroscopica alterazione del sereno dispiegarsi del confronto democratico; il tutto, per favorire interessi particolari – non sempre leciti, chiari o riconoscibili – da parte di singoli individui o gruppi di pressione”. Benché campagne di disturbo – se non di vera e propria disinformazione – siano sempre esistite, il fenomeno – ha sottolineato il Governo – assume oggi “proporzioni ancor più insidiose”, in ragione “della pervasività dei moderni canali di comunicazione” (siti internet, blog, social network, piattaforme di instant messaging), “capaci di moltiplicare esponenzialmente gli effetti negativi della pubblicazione di una notizia fake, rendendone immediatamente virale il contenuto ad una vastissima platea di destinatari”.
LA STRATEGIA
Come rispondere, dunque? Se da un lato, si è posto in evidenza, ci si trova di fronte a una “viralizzazione del problema”, allora, “è opportuno contrapporre la viralizzazione della possibile soluzione”. Da qui l’idea di un protocollo per il contrasto alle fake news articolato in tre diverse fasi che partono dal coinvolgimento diretto del cittadino con una segnalazione, passano dall’azione della Polizia di Stato guidata da Franco Gabrielli e terminano con il necessario risalto dato alle smentite ufficiali o al supporto offerto alle richieste di rimozione.
LA RACCOLTA INFORMATIVA
Entrando nel dettaglio, il primo ‘step’ è quello della raccolta informativa. Un ruolo centrale, in questo caso, è attribuito al Commissariato di Ps on line. Sul suo sito viene posto un “Red Button” che gli utenti potranno utilizzare per la segnalazione delle bufale nelle quali si imbattono o, peggio, delle quali sono vittime. Si tratta di un servizio dedicato di segnalazione istantanea, grazie al quale il cittadino (senza particolari procedure di registrazione), potrà segnalare l’esistenza in rete del contenuto indicando, se si vuole, l’indicazione precisa delle Url o delle piattaforme social dove la fake news viene diffusa.
L’ANALISI DEI CONTENUTI
La seconda fase riguarda invece la cosiddetta attività di Osint (Open Source Intelligence) e l’analisi dei contenuti finalizzata alla eventuale smentita. In pratica, ricevuta la notizia, la Polizia Postale verificherà l’informazione con l’intento di indirizzare la successiva attività alle sole notizie manifestamente infondate e tendenziose, ovvero apertamente diffamatorie.
La notizia, in particolare, verrà presa in carico da un team dedicato di esperti del Centro nazionale anticrimine Informatico per la Protezione delle infrastrutture critiche della Polizia Postale (Cnaipic) che, attraverso strumenti specifici, individuerà la presenza di indicatori specifici che permettano di qualificare, con la massima certezza consentita, la notizia come fake news (presenza di smentite ufficiali, falsità del contenuto già comprovata da fonti obiettive; provenienza della presunta fake da fonti non accreditate o certificate, eccetera). Lo stesso team curerà anche un’autonoma attività di raccolta informativa, al fine di individuare in anticipo la diffusione di bufale in Rete.
IL SUPPORTO ALLA RIMOZIONE
L’ultima parte è quella che concerne il dare risalto alle smentite ufficiali e l’offrire supporto alle richieste di rimozione. Ovvero, sulla scorta degli elementi evidenziati nei report di analisi – qualora sia risultato possibile individuare con esattezza una fake news – sul sito del Commissariato di Ps on line e sui canali social istituzionali verrà pubblicata una puntuale smentita (nell’ottica di “viralizzare la contronarrazione istituzionale”), o, se esistenti, darà risalto, attraverso gli stessi canali, a smentite ufficiali pervenute da parte degli interessati. Infine, la Polizia postale potrà fornire eventuale ausilio al cittadino destinatario della fake news, guidandolo nell’interlocuzione con le maggiori piattaforme social ed indirizzandolo nella proposizione di richieste di rimozione dei contenuti ritenuti lesivi (richieste che, in ogni caso, dovranno essere successivamente valutate dal singolo social network).