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All’intelligence il potere della sorveglianza. Cosa ha deciso il Congresso Usa

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Con una maggioranza di 65 voti a 34 il Senato degli Stati Uniti ha approvato la riautorizzazione e l’estensione per i prossimi sei anni della Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA), vale a dire l’atto che sancisce il via libera del Congresso alle attività di sorveglianza e monitoraggio da parte delle agenzie di intelligence statunitensi. Superato lo scoglio del Senato, il provvedimento passerà ora alla Casa Bianca per la ratifica da parte del presidente Trump.

Con l’approvazione del FISA le agenzia che si occupano di raccolta informativa nell’articolata comunità intelligence americana saranno poste nelle condizioni di eseguire attività di sorveglianza nelle circostanze in cui possa palesarsi un rischio per la sicurezza nazionale degi Stati Uniti.

Il provvedimento, che solo pochi giorni aveva ottenuto il voto favorevole alla House, è stato oggetto di non poche critiche da parte delle associazioni che si occupano di tutela della privacy poiché segnerebbe una notevole limitazione delle libertà individuali, allarme più volte riportato negli ultimi giorni dalla stampa. In particolare, le organizzazioni a tutela dei diritti civili hanno protestato contemporaneamente in diverse città poichè l’estensione del FISA consentirebbe alle agenzie di accedere alle comunicazioni e ai messaggi di posta elettronica (dei cittadini non americani e fuori dal territorio degli Stati Uniti) senza avvisare preventivamente le compagnie titolari dei dati stessi, come ad esempio Google o Microsoft. Chi protesta contro il provvedimento fa notare che vi sarebbero diversi modi per aggirare il divieto di intercettare i cittadini americani. Questo potrebbe valere, ad esempio, in tutti i casi in cui un cittadino statunitense scambiasse comunicazioni con uno straniero, nei cui confronti è comunque autorizzata la raccolta dati.

Il pericolo maggiormente avvertito nel dibattito su questo tema sarebbe quello di intercettazioni a strascico nelle cui reti potrebbero cadere anche cittadini americani. Tale preoccupazione traspare con particolare chiarezza dalle dichiarazioni del senatore repubblicano Rand Paul, che ha affermato: “Milioni di americani finiscono accidentalmente o incidentalmente all’interno dei database delle agenzie e non vogliamo che chi possiede questi dati possa accedervi senza avere un mandato”.

Da segnalare sul punto la soddisfazione di Donald Trump, che considera insieme alle agenzie di intelligence una vittoria per gli States l’approvazione della norma. Proprio prima del voto alla House Trump aveva fatto sapere attraverso un tweet il suo sostegno al FISA: “We need it! Get smart!”.

Quello che dunque è considerato un successo politico per la Casa Bianca, come segnalato anche dalla portavoce Sarah Huckabee Sanders in una conferenza stampa di queste ore, evidenzierebbe in realtà ancora una volta una possibile inversione di rotta rispetto a quanto affermato dal presidente nelle stesse ore. In un tweet dell’11 gennaio Trump si domandava: “Questo è l’atto che potrebbe essere stato usato, insieme a un dosser fasullo e diffamatorio, dalla precedente amministrazione e da altri per sorvegliare e maltrattare così tanto la nostra campagna presidenzale?”.


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