Su queste parole-chiave si fonda lo spirito della presidenza italiana dell’Osce, che ha inizio il primo gennaio 2018. Un impegno ambizioso, perché guidare la più grande organizzazione regionale di sicurezza al mondo è una sfida estremamente complessa, e lo è tanto di più nelle circostanze attuali. Durante la nostra presidenza continueremo a promuovere, come sempre, un metodo fondato sul lavoro di squadra, sulla condivisione degli obiettivi e dei risultati con gli altri Stati partecipanti. Potremo contare, nel nostro lavoro quotidiano, su una bussola preziosa e delicata: gli Accordi di Helsinki e la Carta di Parigi, le fondamenta del nostro stare insieme.
Risultati straordinari, raggiunti attraverso il dialogo e il compromesso tra il mondo occidentale e il mondo sovietico, che hanno portato al concetto di sicurezza onnicomprensiva: una sicurezza fondata su tre pilastri, tutti e tre imprescindibili, la dimensione politico-militare, quella economico-ambientale, il rispetto dei diritti umani. Risultati che, nel pieno della Guerra fredda, hanno posto le basi per la pace e la sicurezza in Europa. E che ogni giorno, e ogni anno, di presidenza in presidenza, gli Stati dell’Osce hanno il compito di tutelare, rinnovare e approfondire.
A Helsinki gli Stati erano 35. Sono passati 42 anni e tanti altri Paesi hanno affiancato i pionieri di allora. Oggi l’Osce conta 57 Stati e guarda oltre i suoi confini, attraverso il partenariato con altri 11 Paesi, mediterranei e asiatici, nella consapevolezza che le sfide di sicurezza si affrontano, e si vincono, soltanto insieme. Il mondo cambia e l’Osce esplora nuove strade, interpreta nuovi bisogni e accoglie nuove sfide, ma lo fa sempre in maniera inclusiva attraverso la costante ricerca del dialogo: le decisioni si prendono insieme e sono patrimonio di tutti, perché tutti, con il loro consenso, hanno contribuito a renderle possibili.
È un metodo lontano anni luce dalla “Twitter diplomacy” dei giorni nostri, ma di un’attualità e un’importanza assolute, perché consente di prendere decisioni davvero condivise e non ammette derive dettate dall’impulso. Mettere d’accordo 57 Stati è un’impresa, a volte estenuante, ma anche estremamente gratificante. Crea un patrimonio di idee e di valori e rinnova il senso di appartenenza a un’Organizzazione di cui tutti dovremmo essere orgogliosi. È un peccato che dell’Osce si sappia così poco in Italia, oltre al giro degli addetti ai lavori. Come tutte le organizzazioni, un motivo deriva dalla sua complessità. Un altro, forse, dal fatto che molti dei suoi obiettivi si sono progressivamente affermati e radicati nelle nostre comunità. E questo è anche un segno del suo successo. Ma non dobbiamo mai dare per scontate la pace, la sicurezza, la stabilità.
Ogni giorno derive autoritarie, populismi, tendenze aggressive, la minaccia del terrorismo rimettono in discussione il nostro sistema di valori. Ogni giorno dobbiamo impegnarci per preservare i nostri ideali e assicurare un futuro di pace e sicurezza. L’Italia lo fa anche attraverso l’Osce. Le priorità della nostra presidenza consistono nella ricerca di una soluzione alla crisi ucraina, ai conflitti protratti e alle sfide provenienti dal Mediterraneo. La crisi ucraina è stata, negli ultimi anni, uno dei banchi di prova più difficili per l’Osce, che ha però dimostrato di saper reagire con grande prontezza allo scoppio delle ostilità, istituendo la Missione speciale di monitoraggio, una missione civile e non armata, che ogni giorno, 24 ore su 24, osserva la situazione sul terreno e facilita il dialogo tra le parti, contribuendo così a impedire un’escalation e a favorire l’attuazione degli Accordi di Minsk.
L’Italia continua a impegnarsi per la soluzione dei cosiddetti conflitti protratti in Georgia, in Nagorno-Karabakh, in Transnistria. Non possono essere dimenticati, devono essere risolti. E riserviamo un’attenzione particolare al Mediterraneo, al suo bacino di sfide e di opportunità. Quest’anno l’Italia ha fatto molto per rafforzare il dialogo tra l’Osce e i partner mediterranei. Uno sforzo culminato nella Conferenza di Palermo dell’ottobre scorso, che ha portato nel cuore del Mediterraneo ben 71 delegazioni pronte a confrontarsi sul tema dei flussi migratori. Un successo che ha confermato l’Osce come piattaforma di dialogo essenziale anche sulle questioni migratorie e ha consentito di ribadire l’importanza del multilateralismo e della solidarietà internazionale nell’affrontare le sfide globali.
Nel corso della nostra presidenza vogliamo dedicare attenzione alle minacce transnazionali, attraverso la promozione della sicurezza cibernetica e la lotta ai traffici illeciti, dal narcotraffico al traffico di beni culturali, settori in cui l’Italia vanta una riconosciuta eccellenza, come prova, tra l’altro, l’importante lavoro svolto – in collaborazione con l’Unesco e i nostri Carabinieri – per l’istituzione dei Caschi blu della cultura, e l’adozione della Risoluzione 2347 al Consiglio di sicurezza, organismo di cui quest’anno facciamo parte e presieduto proprio questo mese dall’Italia.
Intendiamo difendere i pilastri dell’architettura di sicurezza europea post-Guerra fredda e dare un nuovo impulso alla dimensione economico-ambientale, nella convinzione che le sue potenzialità possano favorire un’atmosfera positiva anche per progredire in altri settori. Intendiamo, infine, promuovere e ribadire il nesso fra tutela dei diritti fondamentali e stabilità interna. In tempi così difficili, in cui si avverte un bisogno crescente di multilateralismo, il mondo, e l’Europa in particolare, possono contare su una sua convinta sostenitrice: l’Italia.