L’Europa tifa Gentiloni e Gentiloni tifa Europa. Ora ci sono le prove. Il grande feeling conclamato a Davos non lascia spazio a molta immaginazione. Ieri l’Ocse ha detto aperti verbis che no, le riforme non si possono smantellare e chiunque pensi di farlo se lo tolga dalla testa, pure in fretta. E oggi, dal palco del World Economic Forum sepolto sotto mezzo metro di neve, il premier ha usato toni che difficilmente ammettono replica. Del tipo “la spinta di riforme in Italia deve continuare e continuerà”.
Assist dell’Ocse, gol di Gentiloni che abbraccia in pieno l’appello a non fermare l’orologio delle riforma arrivato dall’Europa. Fin qui il lungo abbraccio europeo del premier che piace anche a chi non ha la tessera del Pd. Ma basterà l’endorsment di Davos (decisamente caldo l’applauso al termine dell’intervento) a creare le condizioni per un Gentiloni-bis. Difficile dirlo.
Primo, al netto dell’ottimismo di natura e di certi sondaggi, il premier sa che le elezioni non saranno una passeggiata. “La competizione elettorale è aperta”, ha chiarito Gentiloni, nonostante le rassicurazioni sulla sconfitta dei populismi (M5S? Lega?): “io credo che in ogni caso le forze populiste non prevarranno nella sfida elettorale”.
Secondo, le larghe intese possono rimanere nel cassetto. Tradotto “non sono interessato” a un governo con Berlusconi. E questo non perchè l’ex Cavaliere sia un populista ma Non chiamerei Berlusconi un populista, ma forse la sua coalizione sì. Prendo atto del fatto che nella sua coalizione populisti e anti europeisti non solo sono presenti ma sono predominanti”.
Comunque vada alla fine pare proprio che Gentiloni, nel rivendicare come le riforma abbiano raddoppiato le stime Fmi sul Pil italiano (“un anno fa il Fondo monetario
internazionale dava la crescita italiana a un magro 0,7% per il 2017, poi è stata dell’1,6%, il doppio secondo lo stesso Fmi”), abbia fatto breccia nel cuore del Forum di Davos.
A vederci poco chiaro nell’intesa Gentiloni-Ue è Alessio Villarosa, capogruppo del M5S in Commissione Finanze. “Questa è la foglia di fico del Pd. Puntano all’instabilità per poi piazzare un uomo d’intesa con Bruxelles: Mario Draghi. Ma non ci riusciranno. Così come non riusciranno a metterci, in nome delle riforme, i bastoni tra le ruote”.