Skip to main content

L’unità è il lievito del centrodestra. A condizione che Berlusconi resti il collante moderato

elezioni

Il centrodestra riparte da Arcore. Questo è il dato che emerge dalle indiscrezioni affiorate dopo il vertice di ieri. Si tratta, com’è noto, del primo di una serie di incontri che i tre leader fondatori della coalizione moderata e conservatrice faranno già a partire da questa settimana.

Il nodo dell’intesa è costituito da due grandi capitoli: quello del programma e quello delle alleanze. Il primo si basa su molte finalità convergenti: meno tasse e meno burocrazia, sicurezza e solidarietà interna, riforma della giustizia, abolizione della legge Fornero, Flat Tax, ma anche difesa del Made in Italy, sostegno alla natalità e controllo dell’immigrazione.

Siamo davanti, insomma, ad un vero e proprio programma materiale di governo che combina insieme la costante spinta liberale di Forza Italia, capace di intercettare le esigenze proprie delle medie-piccole imprese, sicuro volano per un nuovo miracolo economico all’italiana, la linea federalista e comunitaria della Lega, la quale vede accolta la riforma della legge del lavoro e la revisione fiscale, e le istanze proprie di Fratelli d’Italia, che hanno fatto valere soprattutto la difesa-promozione dell’italianità e una “feroce” iniziativa di sostegno alla demografia nazionale.

Anche il secondo punto, quello relativo alle alleanze, vede miracolosamente prevalere la logica sull’irrazionalità. A quel che si apprende Silvio Berlusconi è riuscito a far digerire alla destra la validità di un accordo con i centristi, indispensabile non solo per non disperdere forze politiche comunque in campo, ma anche proficuo per garantire la concreta possibilità di una maggioranza parlamentare assoluta nella prossima legislatura sia alla Camera che al Senato.

Quest’ultimo obiettivo segna indubbiamente un successo diplomatico di Berlusconi, da sempre sostenitore di un allargamento della coalizione di centrodestra al centro.

Anche per Matteo Salvini e Giorgia Meloni però tale espansione costituisce, a ben vedere, un fatto positivo: quanto più sarà forte infatti il centro alleato tanto più il rischio, in caso di insufficienza numerica, di una larga coalizione FI-PD risulterà scongiurato o comunque neutralizzato.

Avere, inoltre, una destra forte e articolata ideologicamente sul versante nazionale e federale con un centro consistente, che in sé contiene liberali e democratici, ossia Forza Italia e Noi con l’Italia, costituisce oltretutto un’offerta oggettiva e validante per gli elettori chiamati al voto, nonché un approdo sostanziale di una storia della politica italiana che ha trovato costantemente stabilità nella presenza di un centrodestra forte, concorde e vasto.

Da oggi dunque in discussione non sarà il patto di coalizione, sovvenuto appunto ad Arcore, ma lo scolio organizzativo delle candidature nei collegi maggioritari. È inutile, anche da questo punto di vista, litigare sulle rispettive identità, anche perché nel proporzionale ciascuno farà campagna elettorale da sé e per sé con i propri concorrenti.

La rinuncia di Roberto Maroni a ricandidarsi in Lombardia, per ragioni personali, schiude, in aggiunta, possibili nuovi spazi per ricollocazioni personali, derivate dal combinato disposto di Regionali e Politiche previsto il 4 marzo.

Il successo del centrodestra, alla fine, è sulla carta realistico e perfino probabile ma soltanto a patto di rispettare siffatta formula unitaria, mantenendosi tutti in uno certo sfondo collaborativo senza isterismi ed egoismi di sorta. Nella ventura tornata politica 2018, di fatto, c’è posto per tutti, tranne che per la tentazione autodistruttiva che tante volte ha piagato e danneggiato acutamente il centrodestra.

Se, d’altronde, l’omogeneità del corpo elettorale moderato ben si coniuga con le diverse sensibilità, cattoliche, liberali e conservatrici presenti al suo interno, ecco che avere una coalizione moderata unita ma eterogenea è la perfetta quadratura del cerchio e un sicuro contributo alla funzionalità complessiva del sistema democratico, auspicata nel discorso di Capodanno dal presidente della Repubblica.

Berlusconi, che ha già ottenuto ieri un importante risultato, potrà adesso offrire al meglio l’esperienza acquisita facendo da collante e da garanzia politica tra la destra conservatrice e il centro democratico. Sempre, è ovvio, che continui a regnare la prudenza e la lungimiranza mostrata finora da tutti, e non spuntino fuori un’altra volta antichi rancori e nuove pulsioni sproporzionate e autolesioniste.

 


×

Iscriviti alla newsletter