Mentori è una rubrica dedicata ai protagonisti del cambiamento. In questi anni ne abbiamo incontrati tanti (alcuni premiati ad Areté) la cui storia è legata ai percorsi digitali, al frastuono tecnologico che incanta e travolge. Una tecnologia che stiamo metabolizzando e che sempre più appartiene all’istinto più che ai processi. Fino a quando – ma in parte è già così –, grazie all’intelligenza artificiale, diventerà parte integrante e tornerà a brillare quell’impronta intellettuale che farà la differenza fra onnipotenti ugualmente digitali. È importante allora tracciare un solco e valorizzare le risorse dell’uomo e della donna in corso d’opera e non a giochi e domini fatti.
Come quello del maestro Giorgio Fabbri (in foto) che lancia un segnale forte e chiaro nella bailamme dei percorsi formativi alterati dalla straordinaria domanda di comprensione del cambiamento epocale in atto. Ed ecco la sua prima, convincente, proposta: “La musica come strumento per facilitare la formazione e lo sviluppo del pensiero e delle emozioni. Imparare a pensare (e a sentire) come Bach, Mozart o Charlie Parker, per giungere a costruire modelli mentali, che possano facilitare la crescita personale e professionale”. La parola-chiave è neuroscienze. Una specie di pronto soccorso cerebrale per liberare la mente dagli schemi esaltanti ma ripetitivi dei percorsi digitali che rischiano di condizionare – al di là della nostra capacità – analisi e comprensione.
La proposta di Giorgio Fabbri è “il modello formativo Music Mind System che mira a potenziare le capacità logico-razionali e quelle emozionali-inconsce, partendo dall’ascolto guidato della musica, capace di influenzare profondamente e modellare la mente umana, come ampiamente dimostrato dalle più recenti scoperte nel campo delle neuroscienze”.
Modellare la mente umana, quella conscia, quella inconscia? Potenziare la memoria, rafforzare la capacità di espressione. Strumenti preziosissimi per l’affermazione della leadership alla ricerca di evoluti e più efficaci linguaggi. Proviamo a interpretare questo ragionamento dal punto di vista della sfida del cambiamento digitale. Quanto è importante – in generale – sviluppare armoniosamente il potenziale razionale e conscio insieme a quello emotivo e inconscio della nostra mente? Non tanto, di più. Quanto questo può essere decisivo nella sfida all’ultimo bit dei nuovi, imprevedibili se non illogici, mercati digitali? Neuroeconomia, una partita che è fondamentale saper giocare “confermata anche dalle recenti scoperte nel campo delle neuroscienze cognitive. Lo sviluppo della tecnologia, specie in ambito diagnostico, ha consentito di aprire la scatola nera del cervello e di costruire delle ipotesi sempre più realistiche sulle cause del comportamento umano. Studi recenti dimostrano che la nostra razionalità, la pretesa di controllare tutto con la nostra mente conscia non è che un misero 5% di tutta l’attività cerebrale. È l’emisfero destro che gestisce il 95% delle informazioni. Mentre il conscio degli esseri umani riesce a eseguire soltanto da tre a sette operazioni simultaneamente, l’inconscio (quindi l’emisfero destro del cervello) può guidare oltre 64mila attività simultaneamente. Le neuroscienze dimostrano che il cervello si suddivide in parti distinte che, pur dialogando tra di loro, funzionano ciascuna come organi separati, con struttura cellulare e funzioni differenti, tra le quali la neocorteccia cerebrale, che elabora i dati razionali, e il cervello primitivo o rettiliano, che controlla il processo decisionale. Al suo interno agisce l’amigdala, la ghiandola che consente alle spinte emotive di dominare e controllare il pensiero”.
Fatte queste premesse cerchiamo di capire la proposta/promessa di Giorgio Fabbri: costruire il pensiero attraverso la musica. Ecco Music Mind System: “modellando (come usa fare la programmazione neurolinguistica) il nostro modo di pensare e di sentire sulle formae mentis dei più grandi musicisti e compositori, ascoltando e analizzando le modalità con cui (il come) la forma, il ritmo e la dinamica musicale vengono utilizzati dai grandi geni della musica, come Bach, Mozart, Beethoven (o Charlie Parker), possiamo ricavare efficaci sistemi mentali, che possono essere riconosciuti in qualunque ambito dell’agire umano.
Sistemi mentali musicali, un modello costituito dall’insieme di quattro sistemi mentali diversi e complementari, ognuno dei quali desunto dal modo di pensare di un grande musicista e caratterizzato dall’insieme di quattro saperi, due appartenenti all’area emozionale (emotional way) e due appartenenti all’area razionale (logical way)”. Quando la tecnologia sarà per tutti e di tutti, allora la mente prevarrà sulla mente. Quindi prepariamoci a dovere: “Un modello formativo che rappresenta un possibile punto di partenza, dal quale possono essere ricavate applicazioni concrete, che sarà molto stimolante studiare e ricercare. Può essere paragonato al sistema operativo di un computer, al quale possono essere applicati software nei campi più disparati. Mono, multi, over, open mind system sono forme di pensiero che possono essere efficacemente utilizzate in qualunque ambito dell’agire umano, perché rappresentano sistemi operativi dei quali la mente può avvalersi in ogni diversa situazione”.