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I dubbi di Stefano Silvestri sul documento strategico del Pentagono

Pentagono

La National Defense Strategy (Nds), preparata dal Pentagono e approvata dalla Casa Bianca, segue a distanza di circa un mese la National Security Strategy (Nss)  firmata dallo stesso presidente degli Stati Uniti. Questi due documenti, e gli altri che seguiranno nelle prossime settimane articolando le politiche americane in vari settori chiave, dal nucleare al missilistico ed altri, pongono due diversi ordini di problemi. Il primo è quello che dicono e che deve essere attentamente valutato e compreso, e il secondo è un problema di credibilità: essi rispecchiano realmente le intenzioni americane?

Quest’ultimo punto è cruciale. Il dubbio sorge per una duplice ragione. La prima: il presidente Donald Trump. I documenti dicono una cosa e il presidente ne dice altre,  molto diverse. Persino nel presentare la Nss, Trump ha parzialmente smentito il duro giudizio sulla Russia lì contenuto e si è lanciato in uno dei suoi discorsi su America First, criticando in primo luogo gli alleati indicati positivamente nel documento. La seconda sono le risorse. Non sappiamo ancora come terminerà il braccio di ferro tra democratici e repubblicani sul bilancio, attualmente sbloccato solo provvisoriamente, e in qual modo attribuirà la risorse effettivamente disponibili una volta superato lo spettro della “sequestration”. In ogni caso però è molto dubbio che l’amministrazione avrà a sua disposizione tutte le risorse che queste strategie richiederebbero. Ciò significa che alcuni obiettivi verranno rinviati nel tempo ed altri ridotti o abbandonati, mutando completamente il quadro strategico e operativo.

Non sappiamo bene quindi se siamo in presenza di un libro dei sogni oppure di un vero e credibile programma di governo. Probabilmente un po’ di tutte e due le cose.

Ci sono comunque vari punti interessanti da esaminare. Il primo: chi sono i “nemici”? la Nds individua gli stessi della Nss: Russia e Cina, sbrigativamente descritte come “potenze revisioniste” oltre che come la maggior minaccia contro gli Usa, e due “stati canaglia”, Iran e Corea del Nord. Le due coppie sono trattate come omogenee anche se non lo sono affatto. La Russia è una potenza militare impegnata in importanti operazioni ai suoi confini e all’estero, ma economicamente debole e demograficamente in declino. La Cina è una grande potenza economica on piena crescita, che sta ora ampliando i suoi investimenti militari, ma che sinora è impegnata solo in schermaglie e operazioni minori. L’Iran è una potenza regionale che si comporta all’incirca come le altre potenze della sua regione, Arabia Saudita e Turchia, e non è armata nuclearmente. La Corea del Nord ha un arsenale nucleare in crescita che potrebbe forse, in un prossimo futuro, minacciare direttamente i territorio continentale americano. A questo quartetto si aggiungono i terroristi e altre minacce, per lo più legate allo stesso quartetto, in campo cibernetico e altro. Secondo la Nds la guerra si sta trasformando, anche attraverso l’uso di tecnologie ampiamente disponibili sul mercato civile, e questo accresce l’importanza degli attori non statali, sia come nemici che come potenziali alleati.

Il ministro della Difesa, Jim Mattis, che firma la Nds, ritiene che per confrontare questi problemi “la dimensione complessiva delle forze militari sia importante”, e che queste debbano veder crescere la loro prontezza operativa. In buona sostanza bisognerebbe accrescere la dimensione delle Forze Armate, come aveva promesso, durante la campagna elettorale il Presidente Trump. Ma questo costa molti soldi, e nel frattempo la Nds individua una serie di settori prioritari di investimento necessari per mantenere ed accrescere la superiorità tecnologica americana: forze nucleari, spazio extraterrestre e spazio cibernetico, C4ISR, antimissile (contro le minacce di teatro e la Corea del Nord), capacità offensive in combattimento, mobilità e manovrabilità delle forze di proiezione e loro “resilience”, sitemi di combattimento autonomi, logistica. Tutto questo naturalmente si aggiunge alle spese già in corso per il innovamento degli armamenti. Se il bilancio non dovesse coprire tute queste /costosissime) domande sarà necessario operare delle scelte, ritardare dei programmi e probabilmente ridurre le aspirazioni sia per quel che riguarda la dimensione delle forze che la loro prontezza operativa. Sarà interessante vedere dove e come verrà taglieggiato nei fatti il “libro dei sogni”.

Una ultima osservazione, più politica, molto spazio è dedicato alla cruciale importanza che ha il sistema americano di alleanze, ed in particolare la Nato, definito da Mattis un “vantaggio strategico asimmetrico di lunga durata” che rafforza la posizione americana rispetto ai potenziali avversari. Certo sarebbe bene se gli alleati facessero di più, ma in ogni caso sarebbe assurdo e suicidarlo per gli Usa ignorare questo grande vantaggio. Chissà se Trump lo ha capito.

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