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Troppa incertezza per fare accordi con l’Iran. Da Washington l’opinione di Brian Katulis

In occasione dell’accordo stipulato dal governo italiano per investimenti del valore di cinque miliardi di euro in Iran, Formiche.net ha raccolto le valutazioni di Brian Katulis, senior fellow del Center for American Progress e uno dei maggiori esperti di sicurezza internazionale a Washington. Katulis ha ricoperto posizioni di prestigio presso il National Security Council, il Dipartimento di Stato e della Difesa per l’amministrazione democratica di Bill Clinton.

Katulis, qual è la sua valutazione sull’accordo appena chiuso dal governo italiano in Iran?

Credo che l’Italia debba necessariamente considerare l’incertezza, geopolitica ed economica, che pesa come un macigno sul futuro del Paese. È un momento davvero complicato per pensare a politiche di lungo termine con Teheran. Lo stesso concetto deve valere se si pensa alle reazioni di Washington rispetto ad una decisione che potrà incidere sugli equilibri regionali e sui rapporti con Roma. La parola chiave, secondo il mio punto di vista, è “incertezza”.

Quale potrebbe essere l’impatto sui rapporti tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca?

Per rispondere a questa domanda credo sia fondamentale concentrarsi sul modo in cui il presidente Trump si è mosso finora. È evidente che la Casa Bianca abbia contribuito ad accrescere il clima di tensione degli ultimi mesi. Basti pensare a come l’incertezza stia oggi pesando anche sugli investimenti e sugli affari americani in Iran. Mi riferisco, ad esempio, agli accordi stipulati non molto tempo fa da Boeing. C’è poi da dire che con tutta probabilità Trump potrebbe inaugurare l’inizio del secondo anno da presidente manifestando una più decisa aggressività nei confronti del regime. Non è da escludere una nuova offensiva nei confronti di Teheran.

Cosa dobbiamo aspettarci?

Sospetto che i prossimi mesi potrebbero essere caratterizzati da una tensione crescente tra gli Stati Uniti e i partner europei, come l’Italia, che hanno deciso di rafforzare i legami economici con il Paese. Bisognerà capire quali saranno le mosse e i provvedimenti adottati per perseguire tale strategia.

Quali effetti produrrà all’interno della regione la chiusura americana verso Teheran?

Partiamo da un dato di fatto: da quando l’amministrazione ha deciso di affossare l’accordo sul nucleare vi è stato un chiaro riposizionamento degli USA nelle relazioni regionali. L’Italia non può ignorare tale dato. Si tratta di un processo ormai iniziato dall’estate scorsa, quando una nuova tornata di sanzioni fu approvata dal Congresso. E’ vero che alcune di quelle sanzioni ancora non sono state implementate ma è altrettanto vero che la strategia è stata sostenuta tanto da esponenti democratici quanto dai repubblicani, segnando così l’avvio di una nuova stagione americana all’interno della regione e nei rapporti con Teheran.

L’irrigidimento americano è, dunque, una prerogativa dell’amministrazione o trova consenso anche all’interno del partito democratico?

Francamente, debbo dire che c’è una certa condivisione delle preoccupazioni sull’Iran all’interno del Congresso. Anche questo dato dovrebbe essere valutato dall’Italia. L’Iran sta creando un bel po’ di preoccupazioni a Washington. Sebbene la questione non sia ancora emersa come una priorità assoluta deve essere considerata come uno degli argomenti sul tavolo, come confermato dall’attenzione dei giornalisti e dei think tank di Washington.

Anche l’establishment democratico, dunque, condivide le preoccupazioni sul Paese?

Al netto di quanti all’interno del partito stiano cercando di difendere a tutti i costi la legacy dell’amministrazione Obama, è innegabile che l’Iran stia causando serie preoccupazioni tra i democratici sul tema dei diritti umani e del mancato rispetto dei principi democratici. Su questi aspetti c’è una chiara unanimità di vedute. Tale situazione è una carta a sfavore dell’Italia perché mette Roma nelle condizioni di essere attaccata dai partner internazionali, come gli Usa, a prescindere dalle maggioranze politiche.

Quale ruolo attribuire all’Unione Europe in questo scenario?

Sospetto che l’UE continuerà ad essere schierata sul fronte dei rapporti con la leadership di Teheran. Questo potrebbe portare ad un maggiore allentamento dagli Stati Uniti e finanche ad un vero e proprio isolazionismo americano, che non fa bene all’Europa e all’Italia. In tutto questo non possiamo dimenticare che la Russia e la Cina si stanno impegnando con tutte le loro forze per preservare l’accordo sul nucleare e penetrare all’interno del Paese. Una strategia quest’ultima che è già chiaramente visibile. La decisone dell’Italia di finalizzare gli accordi commerciali con il Paese viene, dunque, in un momento particolarmente complicato e non proprio favorevole. Gli Stati Uniti non potranno che manifestare preoccupazione per quanto sta accadendo in Iran. Questo porterà anche ad un rafforzamento dell’intesa con partner come Israele e Arabia Saudita, che a loro volta potrebbero recriminare all’Italia la scelta degli accordi economici.



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