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Tutto ruota attorno all’Fbi. E spunta anche una società segreta, per la gioia dei complottisti

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“Almeno hai intenzione di comunicare la tua agenda? Sembra un po’ deprimente. Forse è il momento di convocare il primo meeting della società segreta”.

Sono le ore appena successive alla vittoria delle presidenziali da parte di Donald Trump e un legale dell’Fbi, Lisa Page, scrive a un ufficiale del Bureau, Peter Strzok, che negli stessi giorni sta indagando sulle interferenze russe in campagna elettorale. Il tono della conversazione sembra a metà strada tra l’amarezza e lo scherzo.

Dopo poco l’sms di risposta con uguale tono viene scambiato tra i due: “Mio Dio, sono così depresso!”.

È Abc News a rendere noti in esclusiva i due messaggi che farebbero parte di una corrispondenza assai più ampia non ancora finita sui media, ma quasi sicuramente atterrata sulla scrivania di diversi membri del Congresso chiamati ad acquisire materiale informativo sulla complicata vicenda che prende il nome di Russiagate.

Nelle ultime ore si è registrata una netta intensificazione delle attività investigative sia perché il presidente Trump ha fatto sapere di essere pronto a comparire davanti al procuratore speciale Robert Mueller per rendere una formale testimonianza sulla questione sia perché diversi repubblicani, sulla base degli sms in loro possesso, sono pronti a giurare che all’interno dell’Fbi vi sia una società segreta che ha tramato sin dalla campagna elettorale contro il tycoon di New York, agendo con il solo scopo di destabilizzare l’amministrazione.

Le accuse, gravissime, sarebbero emerse a seguito dell’invio dal Dipartimento di Giustizia al Senate Homeland Security Committee di un file con oltre 1000 messaggi di testo scambiati tra Strzok e Page.

In queste ore il panorama istituzionale di Washington si divide tra coloro che considerano gli sms in questione come una sorta di scherzo, o comunque li giudicano privi di fondamento, e coloro che invece interpretano alla lettera il contenuto della corrispondenza scambiata tra i due membri dell’Fbi, uno dei quali (Strzok) avrebbe lavorato a stretto contatto con il team del procuratore speciale che indaga sul Russiagate.

La versione più complottista è sostenuta da diversi repubblicani. Tra questi si segnala la dichiarazione del senatore Ron Johnson, che sentito dai media ha affermato: “Quelle sono le parole testuali di Strzok e Page. Tendo a leggere la vicenda con prudenza, ma ho sentito chiaramente che vi sarebbe un gruppo di persone nell’Fbi che ha partecipato a degli incontri non ufficiali”.

I messaggi sono stati acquisiti a seguito di una investigazione interna dell’anno scorso aperta dallo stesso Dipartimento di giustizia per fare luce su eventuali abusi commessi nelle indagini sulle interferenze in campagna elettorale. Una prima tranche degli sms è stata diffusa lo scorso mese e nell’ambito di quei 375 messaggi ha fatto scalpore l’utilizzo della parola “idiota” con riferimento a Trump proprio da parte dell’agente Peter Strzok.

L’Fbi sta organizzando una campagna comunicativa rivolta a confermare l’imparzialità e la correttezza con cui il Bureau ha agito in questa come in altre vicende. Nel frattempo la situazione tende a complicarsi poiché vi sarebbero numerosi altri messaggi di cui sono a conoscenza diversi membri del Congresso, in quanto appartenenti alle commissioni che indagano sul Russiagate. Qualche spiffero involontario o possibili leak verso la stampa potrebbero agitare ulteriormente le acque mosse in cui naviga l’investigazione del procuratore speciale Mueller.


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