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Think tank, cosa cambia con l’arrivo di Victoria Nuland al Cnas

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A conclusione di un attento processo selettivo il consiglio di amministrazione del Center for a New American Security (CNAS), think tank tra i più autorevoli di Washington DC, ha annunciato che l’incarico di chief executive officer e la guida dell’istituto di ricerca saranno assegnati a Victoria Nuland, diplomatica di lungo corso e già ambasciatrice degli Stati Uniti presso la NATO durante l’amministrazione di Barack Obama.

La Nuland è stata scelta per occupare una posizione di grande prestigio, precedentemente ricoperta da Michèle Flournoy, già sottosegretario alla Difesa per la politica militare dal 2009 al 2012 e cofondatrice del think tank insieme a Kurt M. Campbell, diplomatico statunitense esperto di relazioni transpacifiche.

Il think tank da tempo impegnato nel produrre approfondimenti e contributi di ricerca sui temi della sicurezza internazionale e della politica estera americana si rinnova scegliendo come propria guida una donna che può vantare ampia conoscenza delle dinamiche internazionali e delle relazioni transatlantiche.

L’annuncio è stato dato dai vertici dell’istituto attraverso un comunicato stampa inteso a sottolineare l’entusiasmo e le grandi aspettative che hanno segnato l’intero processo di selezione: “Il board ha condotto un’esaustiva ricerca del nuovo ceo di CNAS e siamo stati unanimi nel sostenere Toria che ha grandi idee e può vantare una leadership e una vasta esperienza politica ai massimi livelli. La squadra composta da Toria Nuland, Richard Fontaine, Bob Work, Michèle Flournoy, David Romley e altri al CNAS è una potente combinazione che porterà il Centro verso importanti traguardi”.

La vocazione del CNAS verso l’elaborazione di policy indirizzate alle istituzioni americane e la propensione per la formazione di una classe dirigente assai sensibile verso la leadership USA negli affari internazionali sono riconosciute da tutte le amministrazioni che si sono succedute nel corso del tempo, a prescindere dai colori politici. A confermare questo dato la scelta dell’amministrazione Trump di designare Elbridge Colby, già Senior Fellow del think tank, per l’incarico di Deputy Assistant del Segretario della Difesa, un ruolo di grande importanza per la definizione dei futuri indirizzi strategici al Pentagono.

Colby gode di forte stima a Washington e oltreoceano. La sua competenza sui temi della competizione strategica in ambito militare è motivo di apprezzamento anche a Roma, dove l’alto funzionario del Dipartimento della Difesa non molto tempo fa è stato ospite d’eccezione e protagonista di una tavola rotonda organizzata dalla rivista Airpress.

Victoria Nuland è nota nel mondo della diplomazia per il piglio convinto e la determinazione nell’esercizio delle funzioni assegnate. E’ celebre l’episodio che la ritrae al telefono con Geoffrey Pyatt, all’epoca ambasciatore statunitense in Ucraina, in cui parlando della crisi nel Donbass la diplomatica utilizza parole durissime verso l’Unione Europea per il silenzio nei confronti della controparte russa. Victoria Nuland è sposata con Robert Kagan, storico e politologo statunitense, esperto di politica estera e membro del Brookings Institution.

La decisione del board CNAS fa il paio con la recente nomina del Gen. John Allen al vertice del Brookings Institution. Entrambe le designazioni confermerebbero una tendenza evidente tra i think tank di Washington, che si focalizzano sempre più sui temi della sicurezza internazionale e della Difesa a discapito della diplomazia “tradizionale”, ordinariamente espressione di un multipolarismo tipico delle organizzazioni sovranazionali, accantonate dalla visione politica della Casa Bianca. Stessa unanimità di vedute riscontrabile anche con riferimento all’impostazione nettamente contraria alle posizioni filorusse e la rigidità verso il dialogo con Mosca.

Con la nuova leadership, dunque, si apre una nuova stagione per il CNAS, nell’intento di dimostrare di avere tutte le carte in regola per esercitare un ruolo di sempre maggiore prestigio ed influenza nei confronti della classe dirigente e delle istituzioni americane.

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