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Dopo Alcoa una soluzione per Ilva

alcoa, Ilva

A metà febbraio la multinazionale americana Alcoa ha formalizzato la cessione dello stabilimento di alluminio di Portovesme a Invitalia e, successivamente, da questa alla società svizzera acquirente Sider Alloys. Il calendario annunciato nel vertice di Portovesme del 22 dicembre dal numero uno del dicastero economico per la cessione dello stabilimento viene così rispettato. Gli altri argomenti da affrontare sono tanti e tutti molto delicati, a partire dal Piano industriale a quello occupazionale.

Avremmo preferito avere degli incontri preliminari con l’azienda. Per questo si continua ad avere la massima prudenza, pur rimarcando che i risultati raggiunti sono senza dubbio importanti Sono quindi scattati i 90 giorni per fare il Contratto di sviluppo, ossia l’erogazione dei finanziamenti da parte di Invitalia e la quota a carico di Alcoa, per il riavvio dello smelter.

L’operazione di cessione della fabbrica di alluminio prevede un investimento totale di circa 140 milioni di euro. Il Contratto di sviluppo metterà a disposizione 135 milioni, di cui 10 milioni saranno a fondo perduto, 80 milioni da restituire a tasso agevolato, Alcoa interviene con 20 milioni e la restante cifra viene coperta dall’investitore Sider Alloys. La Giunta Regionale, con l’accordo di programma tra Regione, Mise e Invitalia, contribuisce con 8 milioni di euro, quale quota di cofinanziamento, in parte provenienti dal Piano Sulcis.

Stando alle dichiarazioni rilasciate dal Ceo della Sider Alloys, Giuseppe Mannina, dovrebbero essere richiamati circa 370 lavoratori diretti, oltre 70 dell’indotto, per una produzione, a regime, di circa 150 mila tonnellate. Al momento della fermata degli impianti i lavoratori diretti erano 501 e circa 350 quelli degli appalti.

Ci attendiamo che una conclusione positiva come quella dell’ex Alcoa si possa avere anche per la vertenza della cessione del gruppo Ilva ad ArcelorMittal.

Mai come in questo momento c’è bisogno di un rilancio del più grande gruppo siderurgico italiano alla luce degli ultimi incoraggianti dati sulla produzione di acciaio grezzo che ha visto l’Italia, con una produzione di 24 milioni di tonnellate nel 2017, rimanere nella top ten dei produttori mondiali di acciaio e seconda in Europa dopo la Germania.

Occorre sfruttare la ripresa del mercato europeo che, grazie alla barriera dei dazi contro le importazioni dalla Cina e da altri Paesi con pratiche commerciali scorrette, registra, per l’anno appena trascorso, una crescita del 4,5% rispetto all’anno 2016.

Quindi, auspichiamo da parte del governo lo stesso impegno profuso per la vicenda dello smalter del Sulcis anche per la cessione di Ilva alla multinazionale ArcelorMittal.

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