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Come verificare le munifiche promesse elettorali

È ormai chiaro a tutti che i vari programmi dei partiti recano in misura maggiore o minore ampie promesse, offerte di benefici e di brioche agli elettori, spesso senza indicare e quantificare la farina per cucinarle, da destra a sinistra. Così è a sinistra, ad esempio, per la proposta di Liberi e Uguali di abolire le tasse universitarie per tutti. Quanto all’ultimo programma presentato, quello del Pd, il pacchetto mensile di brioche non poteva che essere di nuovo basato sulla formula degli 80 euro, in questo caso per ogni figlio fino ai diciott’anni. Abbiamo poi visto le serie anomalie e i dilettantismi delle coperture finanziarie dei vari punti del programma dei cinquestelle. Matteo Renzi segue invece una via diversa, che richiede una sorta di atto di fede da parte degli elettori. Nel programma del Pd non vengono indicate, infatti, oneri e coperture per le singole misure, ma un’unica formula di sintesi: “Il nostro programma elettorale ha un costo di circa un punto di Pil l’anno, che corrisponde a meno della metà delle misure delle leggi di bilancio approvate negli anni che vanno dal 2014 al 2017”.

Questi brevi spunti ci consentono di richiamare uno studio recente condotto da un’equipe internazionale che ha raccolto l’insieme delle promesse concrete fatte dai partiti di dodici Paesi negli ultimi vent’anni, confrontandole poi con le misure adottate dai governi dopo le elezioni. Nella media, più del sessanta per cento degli impegni sono stati effettivamente mantenuti, con tassi di attuazione differenti che vedono in testa la Gran Bretagna col 90%, seguita dalla Svezia con 80%, dal Portogallo al 78%, dalla Spagna al 72%. La Germania, dove ci sono governi di coalizione, è al 62%. Paesi più instabili, con la presenza di partiti populisti di destra, come l’Olanda e l’Austria sono rispettivamente al 57% e al 50%, e vari altri fattori possono influenzare il tasso di attuazione dei programmi.

Ciò che per noi più rileva è però che l’Italia ha avuto in questi ultimi vent’anni la performance peggiore: in media il 45%. Ebbene, alla luce delle premesse (e delle troppe promesse in atto), del fatto che non si sa se sarà possibile costituire una maggioranza e che probabilmente se ci sarà una coalizione di governo sarà molto differenziata e frammentata al suo interno, è largamente prevedibile che il già basso tasso di attuazione delle promesse elettorali del 45% subirà un’ulteriore netta discesa. Spetta pertanto agli elettori, che sono in larga parte più maturi di quanto pensa buona parte della classe politica, tener vivo il loro spirito critico, senza per questo rinunciare all’esercizio del diritto di voto.

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