Un altro passo avanti verso il dibattito pubblico per le infrastrutture energetiche. La commissione Ambiente ha da poco dato parere favorevole all’introduzione nel Dpcm per le opere strategiche di un confronto tra le parti coinvolte nella realizzazione di un’opera strategica, anche per l’energia. Una misura fortemente voluta dal presidente della commissione, Ermete Realacci (nella foto, qui l’intervista a Formiche.net sul tema).
Il decreto in questione regola le modalità di svolgimento, le tipologie e le soglie dimensionali di tutte quelle opere con una rilevanza strategica (come può essere il Tap) che richiedono obbligatoriamente un confronto aperto con il territorio, da predisporre attraverso il dibattito pubblico. L’obiettivo è permettere una discussione già nella fase di elaborazione del progetto di fattibilità, in maniera da prevenire forme di contrasto o possibili contenziosi a lavori iniziati, come troppo spesso accade in Italia.
L’intervento della commissione si è reso necessario dopo che lo schema di decreto, nella sua versione originale, ha lasciato fuori dal dibattito pubblico le opere energetiche. Ad oggi, lo schema preclude qualsiasi confronto su oleodotti, gasdotti, centrali chimiche o piattaforme petrolifere, ma con il parere favorevole della commissione, si aprono di fatto spiragli importanti per un suo inserimento nella norma attuativa del codice degli appalti. Una misura ritenuta necessaria, si legge nel parere “in ragione delle caratteristiche di tali opere, del loro impatto sul territorio e della volontà del legislatore all’atto della definizione dei criteri di delega”.
“L’introduzione del dibattito pubblico nella normativa nazionale – scrivono i deputati – rappresenta una rilevante innovazione, che favorisce la trasparenza delle procedure e la partecipazione dei soggetti interessati, facilitando la risoluzione a monte di eventuali conflitti, consentendo di migliorare la progettazione delle opere stesse e di deflazionare il possibile contenzioso; sarà pertanto necessario valutare il primo periodo di applicazione delle nuove norme, allo scopo di verificare l’efficacia dell’istituto del dibattito pubblico e apportare eventuali correttivi”.
La proposta di parere arriva solo qualche giorno dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha a sua volta evidenziato alcune criticità. Una fra tutte, le soglie economiche delle opere, a partire dalle quali il dibattito diventa obbligatorio. Il decreto fissa tali soglie tra i 200 e 500 milioni di euro, a secondo della tipologia di intervento, ma per il Cds si tratta di importi così elevati “da finire per rendere, nella pratica, minimale il ricorso a tale istituto”.