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Ecco come la fabbrica dei troll di San Pietroburgo ha lavorato per influenzare le elezioni del 2016

I dettagli sulla cosiddetta “fabbrica dei troll di San Pietroburgo” affiorata nel corso delle indagini sul Russiagate offrono uno spaccato assai interessante sul modus operandi utilizzato dagli individui e dalle organizzazioni riconducibili a Mosca recentemente incriminate dal procuratore speciale Robert Mueller per aver tentato di condizionare l’opinione pubblica americana attraverso i social network.

Il lavoro della stampa impegnata sulla ricostruzione della vicenda e i dettagli emersi nel corso delle indagini configurano la fattispecie tipica delle operazioni russe di disinformazione che avrebbero mirato – secondo le accuse dell’Fbi – a condizionare l’elettorato e il voto delle presidenziali 2016.

Come recentemente riportato da Business Insider, la propoganda non avrebbe raggiunto particolari livelli di sofisticazione. Si parla ad esempio di pagine Facebook – spesso piene di errori grammaticali – create per sponsorizzare movimenti di protesta, come quelle relative ad un gruppo promotore dell’indipendenza del Texas, con lo scopo di esacerbare gli animi con l’avvicinarsi delle elezioni.

Alan Baskaev, presunto ex appartenente a una delle agenzie incriminate, ha fatto sapere a una televisione indipendete russa che tra i progetti portati avanti vi sarebbe stata, ad esempio, la registrazione di un video in cui un attore impersonificava un soldato americano nell’atto di sparare contro il Corano. Altro tentativo particolarmente eclatante poi andato a vuoto sarebbe consistito nella produzione di un sextape con due attori somiglianti fisicamente ad Hillary Clinton e Barack Obama. Sul punto lo stesso Baskaev ha dichiarato con sarcasmo: “Nessuno lo avrebbe comprato!”

Mentre non si hanno conferme sulla veridicità del racconto relativo al sextape, effettivamente i media americani hanno segnalato il reperimento online di un video con la scena del soldato nell’atto di offendere il Corano. Attraverso una ricerca effettuata dal New York Times e altri media statunitensi, è emerso un elenco significativamente lungo di fake news che corrisponderebbero al modus operandi della fabbrica dei troll. Particolarmente emblematici i video di allarme pubblicati a metà 2016 relativi a un presunto attacco terroristico contro una centrale chimica in Lousiana e a una sparatoria ad Atlanta in Georgia, entrambi pubblicati con l’obiettivo di creare panico e confusione in un momento particolarmente sensibile per la vita democratica americana.

Rispetto all’esito delle elezioni e all’affermazione di Donald Trump è difficile identificare elementi di connessione o almeno di continuità con l’operato dell’agenzia di San Pietroburgo e le altre entità incriminate. L’obiettivo generalizzato di creare destabilizzazione e accrescere le tensioni all’interno dell’elettorato americano sarebbe stato in cima alle priorità dei russi. Che tutto ciò abbia contribuito alla vittoria del tycoon di New York City è ancora da provare.

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