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Gentiloni bis dopo il voto. Ecco le larghe intese che verranno. Parla Castaldini (Civica popolare)

Dalle elezioni del 4 marzo uscirà molto probabilmente un governo di larghe intese, e a quel punto ci si dovrà confrontare sulle principali tematiche che stanno caratterizzando la campagna elettorale e il voto degli italiani. Ne è convinta Valentina Castaldini, ex portavoce di Alternativa Popolare, ora candidata nei plurinominali alla Camera con la lista Civica popolare guidata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, come spiega in una conversazione con Formiche.net.

La prima domanda nasce da una curiosità: come mai, da Ncd a Civica popolare, avete scelto di abbandonare il centrodestra e di unirvi al partito democratico? Merito di Renzi o demerito di Berlusconi e dei suoi alleati?

Penso che di meriti e demeriti ce ne siano pochi, ma c’è una consapevolezza che dopo cinque anni di sostegno al governo, e di riforme importanti, la scelta di proseguire era chiara, quella cioè della responsabilità, che abbiamo sempre dimostrato nel fare le riforme o di migliorarle in certi aspetti. Dopodiché, c’è un centrodestra che non è più quello liberale e moderato che abbiamo conosciuto negli scorsi anni ma è a guida salviniana, e noi non avevamo interesse a fare parte di una coalizione con la Lega di Salvini azionista di maggioranza.

Ma ne è sicura? Il patto nel centrodestra è che chi prende un voto in più prende la guida.

Non so chi prenderà la guida, ma oltre ai programmi mirabolanti il punto è che il premio di maggioranza non c’è. Ci saranno perciò tanti fattori esogeni a decidere chi sarà la guida del centro-destra, compreso il fatto che questa sarà l’ultima campagna elettorale di Berlusconi, e tuttavia è una domanda che io stessa mi faccio con molto interesse. Ma a cui rispondo con altrettanta paura.

Interesse più umano o politico?

In questa tornata elettorale molto probabilmente ci sarà un governo di larghe intese. Quindi che cosa accade nel centrodestra, in questo momento, interessa tutti gli italiani. Ma cosa sta accadendo è altrettanto evidente, visto che tutti i temi sono leghisti.

Nei giorni scorsi, durante un convegno a Roma, si è visto un siparietto tra Gianni Letta e Maria Elena Boschi che molti giornali, nonostante le smentite, hanno letto come una prova tecnica di larghe intese. È così?

Quello che stanno dicendo i sondaggisti è che l’unica possibilità è di avere un Gentiloni-bis, la Lorenzin lo ha detto più volte. Questa possibilità non mi spaventa, anzi mi trova totalmente favorevole, ancor più in una situazione in cui non si potrà fare un governo. A differenza di altri non mi nascondo nel dirlo, con enorme serenità e sincerità.

Come Alternativa Popolare, prima della scissione, puntavate al tre per cento, mentre ora viaggiate tra l’uno e il tre. Quali sono le vostre previsioni?

Vogliamo continuare un’esperienza totalmente nostra, legata alla nostra identità, perché altrimenti non ci saremmo posti il problema di fare un contenitore e di andare oltre il Pd, essendone diversi. Abbiamo una storia e una provenienza diversa, però crediamo nella possibilità di essere moderati. Abbiamo una tradizione riformista, liberale, e abbiamo fatto esperienza di un centro-destra diverso da oggi.

Nel vostro programma elettorale affermate di ispirarvi alla “tradizione del cattolicesimo democratico”, ma in Europa risultereste alleati del Partito socialista europeo.

Pensiamo allora alla Lega, che non è nel Ppe. Ma se il Pd che si presenta a queste elezioni è quello delle riforme scritte anche con la nostra mano, che sicuramente è di centro-destra, va assolutamente bene. Poi, per fortuna, quello che abbiamo conosciuto vent’anni fa del Pd ha deciso e scelto di andare in Liberi e uguali. È un cambiamento importante, a cui credo che anche noi abbiamo contribuito.

Che ne pensate dell’uscita di Juncker sul rischio di un governo “non operativo”?

Penso che siamo un Paese di persone responsabili, di politici e di cittadini responsabili, e sappiamo benissimo che la priorità di questo Paese è dare stabilità e governabilità.

Passiamo al programma, sull’immigrazione cosa proponete?

Il primo lavoro serio da fare è sull’educazione, partendo dalle scuole. Per cui pensare all’insegnamento della lingua italiana, e della nostra cultura e tradizione. È chiaro che abbiamo passato momenti di emergenza, ma ora bisogna dare vita a una pensiero sistematico rispetto al futuro, su cose importanti come educare e formare. E la nostra scuola lo sa fare bene. Finita l’emergenza dobbiamo cioè proseguire il lavoro fatto di Minniti e Alfano. E sicuramente dobbiamo anche modificare alcune regole.

Questa posizione è molto distante da quella proposta dal centrodestra. 

Assolutamente. Ma credo che ci sia più che altro una questione legata alla velocità dei ricorsi, e alle domande di asilo. I flussi migratori resteranno un fatto, che avverrà per forza. Il sistema di accoglienza deve avere regole chiare e precise, come per i rimpatri, per i quali servono patti con i Paesi di provenienza. E su questo si possono raccontare tutte le favole del mondo, ma il sistema resta molto complesso.

Non credete però che, al di là di tutte le argomentazioni di tipo sociologico o economico, gran parte dell’elettorato italiano stia in realtà dicendo che, esclusa la solidarietà per chi scappa da guerre, semplicemente non si vuole più che persone straniere entrino nel nostro Paese, ancor peggio se il rischio è rinfoltire aree di criminalità?

Sapere la lingua italiana è il primo passo per rendere l’immigrazione accettabile. Hanno poi ragione gli italiani quando dicono che chi delinque non può stare nel nostro Paese. Ma in questo caso vanno modificate le regole: sono d’accordo. Vogliamo fare nuovi percorsi? Il testo unico sull’immigrazione non va più bene? Su questo non ho mai sentito una proposta. Ricordo che noi abbiamo bloccato lo Ius Soli, perché non ci accontentava come pensato dal Pd, mentre spingevamo per uno Ius Culturae.

Non è forse anche colpa dell’incertezza del centrodestra su questo tema che sono poi prosperate le posizioni più estremiste? Sperando poi che non degenerino ancora di più, viste le cronache e gli scontri a cui stiamo assistendo.

Ci sono margini ampi per fare regole migliori e più certe per il rimpatrio, come di fare sistemi per l’educazione scolastica che possano garantire un percorso più profondo di integrazione. Però è molto più facile dire di mandarli tutti a casa, ma poi bisogna spiegare come. O dove riportiamo il barcone che rimanderemmo indietro. Noi non siamo per slogan che non hanno né capo né coda.

Quali sono le vostre proposte sul tema della famiglia? E invece che posizione avete sulle unioni civili?

Sulla famiglia serve un piano per la natalità, per le donne, rinnovare cose come il bonus maternità o la possibilità di avere voucher per gli asili nido. La prima proposta è stata quella di asili nido gratuiti e per tutti, servizio economico che molti conoscono ma inesistente al sud. Sono state fatte in generale tante promesse, ma sulla famiglia veramente molto poche, da parte anche dal centro-destra. Sul secondo punto invece abbiamo già fatto un percorso che ha trovato una risposta, ora però dobbiamo andare avanti.

Sulla Flat tax?

Nessuno può dire che sia una cattiva cosa. Peccato che non viene raccontata la verità: non è un problema di progressività, ma che per averla bisogna mettere fino a uno Stato sociale inteso come il nostro, e che quindi i ricchi devono pagarsi sanità, pensione integrativa e scuole private. Questa è la verità, perché se no non regge il sistema. Poi si può aprire un dibattito per capire se sta bene, a partire da una fascia di reddito in su, pagare quelli che un tempo erano servizi assistenziali per tutti. Al momento, abbiamo un sistema rivolto a tutti e totalmente a carico dello Stato.

Però potrebbe essere anche una bella scossa all’economia italiana.

Certamente sì, infatti aprire un dibattito serio su questo può essere interessante. E fare così un certo tipo di sperimentazione. Finita la campagna elettorale si può cioè fare una discussione su quale sia un’aliquota sensata, e pensare al tema dell’evasione, capire quali sono gli investimenti che si possono fare, anche strutturali. Ma raccontarla così come si fa ora è una bugia.

Quindi, se vi fosse richiesto, fareste un’alleanza con il centro-destra?

Abbiamo fisse poche cose: mai con la Lega, e nemmeno con Fratelli d’Italia, anche perché mi sembra che sia reciproco.

Per finire, Berlusconi sembra in ogni caso farla ancora da padrona, ma è possibile che per lui questa legislatura sarà l’ultima, vista la sua veneranda età. Secondo lei quale sarà il futuro dopo Berlusconi? Per l’area cioè dei liberali, moderati e cattolici.

Dopo le elezioni cambierà aria per tutti, inevitabilmente. Perché cambierà la storia di un Paese, e nessun partito sarà più lo stesso rispetto al traguardo. Personalmente, non aspetto un leader per fare politica e guardo a persone che percorrano una strada insieme a me. Quello che stiamo vivendo noi però dopo il 4 marzo lo vivranno tutti, leghisti compresi, Forza Italia più che mai. E l’aspetto che dovrebbe stare più a cuore ai politici è quello di avere una visione.

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