Nelle ore in cui prendevano il via i giochi olimpici invernali in Corea del Sud è stata lanciata un’operazione di tipo “false-flag” in pieno stile russo per affossare gli apparati ed i network informatici dell’International Olympic Committee: l’attacco hacker, riconducibile al Cremlino secondo i media statunitensi, sarebbe stato pensato e organizzato per far ricadere le responsabilità dello stesso sulla Corea del Nord e accrescere la tensione internazionale in un quadrante del mondo già profondamente instabile.
L’irruzione e il blocco dei sistemi informatici avrebbe paralizzato il comitato organizzativo centrale dei giochi olimpici e i network delle singole squadre partecipanti nelle ore iniziali dell’evento attraverso una serie di attacchi apparantemente partiti da Pyongyang.
Come segnalato dal Washington Post, il piano dei servizi russi sarebbe stato quello di bloccare tutte le attività relative alla cerimonia inaugurale dei giochi, dal broadcasting dell’evento fino alla stampa dei biglietti di accesso per i tanti spettatori accorsi, al fine di vendicare l’esclusione dalla manifestazione per gli atleti penalizzati dallo scandalo doping e addossare le responsabilità dell’accaduto alla Corea del Nord. Un gioco che avrebbe portato ad un duplice risultato utile ma che è stato scoperto grazie all’analisi del sistema di attacco organizzato e al tracciamento dei server utilizzati per lanciare l’offensiva ai giochi olimpici.
Dalla ricostruzione è, infatti, emerso che la Corea del Nord non sarebbe stata il punto di partenza dell’operazione ma solo una tappa intermedia di una rete più ampia e accuratamente camuffata che porterebbe direttamente in Russia.
Sebbene non vi siano stati ancora commenti espliciti dalle autorità americane, è evidente che il “no comment” secco espresso sulla vicenda da parte dell’Office of the Director of National Intelligence celi uno stato di agitazione abbastanza preoccupante e il quadro – a pochi giorni dall’incidente – non sembra migliorare poiché un nuovo possibile attacco sarebbe atteso in vista della cerimonia conclusiva della manifestazione.
Risultarebbe, tra l’altro, una certa consuetudine da parte degli apparati russi a prendere di mira le grandi manifestazioni internazionali come le olimpiadi: una simile situazione si sarebbe verificata, ad esempio, nei giochi estivi tenutisi a Rio de Janeiro nel 2016. Anche in quel caso sarebbero stati registrati da parte delle autorità brasiliane una serie di tentativi di buttar giù la rete internet e i server utilizzati dal comitato organizzatore della manifestazione.
L’evento riaccende, dunque, l’attenzione sul delicato contesto internazionale e sull’instabilità diffusa che finisce con l’affliggere anche il mondo dello sport, solo apparentemente distante dal confronto strategico tra grandi potenze.