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L’angelo della pace strozza il diavolo della guerra. Il messaggio di Francesco a Erdogan

Cinquanta minuti di colloquio, ben più del previsto e del consueto rispetto a tutte le altre udienze concesse dal Papa a un leader straniero. I temi sul tavolo sono stati quelli annunciati alla vigilia, benché Recep Tayyip Erdogan avesse sottolineato che lui in Vaticano ci andava per parlare di Gerusalemme. Il comunicato diffuso dalla Sala stampa della Santa Sede chiarisce infatti che “nel corso dei cordiali colloqui” (la formula di rito è sempre la stessa) si è discusso anche di altro, a cominciare dalle “relazioni bilaterali tra la Santa Sede e la Turchia”, per finire alla situazione del Paese.

LA CONDIZIONE DELLA COMUNITÁ CATTOLICA

Un punto di rilievo è rappresentanto dall’accenno alla “condizione della comunità cattolica” che in Turchia in molti casi non ha neppure un luogo di culto in cui pregare, essendo di fatto impossibile ottenere un permesso per costruire chiese o per restaurarle. Infine, come previsto, il comunicato si sofferma “sulla situazione in medio oriente, con particolare riferiemnto allo statuto di Gerusalemme, evidenziando la necessità di promuvoere la pace e la stabilità nella regione attraverso il dialogo e il negoziato, nel rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale”.

IL MEDAGLIONE DELLA PACE

Lo scambio dei doni ha visto Erdogan consegnare al Pontefice un quadro di ceramica dipinta a mano che rappresenta un panorama di Istanbul (città di cui l’attuale presidente è stato sindaco negli anni Novanta) e quattro libri: due scritti da Rumi, il massimo poeta mistico persiano, e due sue biografie. Francesco ha invece donato all’ospite un medaglione rotondo con ivi impresso “l’angelo della pace che strozza il diavolo della guerra”. Il Papa ha spiegato che “questo regalo è simbolo di un mondo basato sulla pace e sulla giustizia”. In allegato, una copia dell’enciclica Laudato Sì, il messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest’anno e una medaglia del pontificato.

I RISULTATI

È ora da vedere come l’udienza in Vaticano sarà sfruttata da Erdogan in patria e, soprattutto, sul caotico fronte del vicino oriente. In particolare, si vedrà l’impatto che il colloquio avrà sulle comunità cattoliche in Siria e Turchia, dove i rapporti con l’uomo forte di Ankara non sono mai stati idilliaci. Di certo, però, appare difficile che Erdogan possa esibire una sorta di alleanza con Francesco soprattutto per rivendicare maggiori spazi di manovra. Il comunicato ufficiale della Santa Sede, infatti, è un capolavoro di cesellatura diplomatica che conferma una posizione di assoluta terzietà del Vaticano rispetto alle contese internazionali. Per quanto riguarda Gerusalemme, non è un mistero che il Papa prema per la soluzione dei due Stati.



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