La scelta di papa Francesco di nominare un suo stretto e fidato collaboratore non di formazione diplomatica quale è Alfred Xuereb nuovo nunzio apostolico in Corea del Sud e in Mongolia non può che essere letta come una scelta diretta di papa Francesco e di grande rilievo. Indica innanzitutto la grande fiducia che il papa ripone in Xuereb, in passato stretto collaboratore di papa Benedetto XVI e poi, dopo un periodo di collaborazione diretta con Bergoglio, nominato ai vertici del nuovo superdicastero per l’economia, di cui è stato prefetto il cardinale Pell, poi dimessosi per poter rientrare in Australia e difendersi dalle accuse che lo coinvolgono nello scandalo di abusi ai danni di minori commessi proprio tanti anni fa.
Ora Xuereb sembra diventare un super-nunzio, rappresentando il papa tanto a Seul, epicentro delle nuove tensioni coreane, quanto nella Mongolia, avamposto diplomatico nello spazio dove la capitale più importante è Pechino.
Così questa scelta non può che apparire come la conferma della piena fiducia del papa, e probabilmente della Segreteria di Stato, in Xuereb, che diviene figura centrale in uno degli scacchieri più caldi dell’oggi per tutte le diplomazie del mondo e tra i più importanti per papa Francesco e per il Vaticano. L’aspetto geopolitico e diplomatico ha certamente più peso di quello romano o curiale, dove Xuereb era certamente figura non irrilevante, ma che ora assuma un ruolo da capire appieno e da valutare e seguire con estrema attenzione.
Nella geopolitica della misericordia di papa Francesco c’è già un super-nunzio, quello in Siria, Mario Zenari, poi riconosciuto come tale da quando papa Francesco lo ha inserito nel collegio cardinalizio, confermando che è proprio un altissimo interprete della diplomazia carismatica di papa Francesco. Potrebbe anche essere, almeno come ipotesi, che ora ci sia un nuovo super-nunzio anche in estremo oriente, proprio l’Alfred Xuereb del quale stiamo parlando.
Un accordo religioso con la Cina, è ben noto da tempo, è una prospettiva enorme e non impossibile oggi, e questo accordo di cui da tempo di vocifera segnerebbe il coronamento degli sforzi compiuti in questa direzione da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, in particolare con la sua famosa lettera ai cinesi, e da Papa Francesco. È un elemento da tenere presente valutando il peso e il valore di una nomina da leggere con lenti globali più che curiali.