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Ecco come rilanciare la crescita e lo sviluppo nel Mezzogiorno. Parla Pittella (Pd)

Gianni Pittella

“La questione meridionale esiste ancora ma negli ultimi anni il Sud Italia ha cambiato marcia”. Parola di Gianni Pittella che dopo una vita passata in Europa – è stato eletto europarlamentare per la prima volta nel 1999 – si accinge a tornare alla politica nazionale. Candidato con il Partito Democratico in Basilicata – nell’uninominale del Senato – e in Campania, come capolista nel collegio plurinominale di Salerno sempre per Palazzo Madama. Due impegni – quello di questi anni in Europa e il prossimo al Parlamento italiano – in continuità tra loro, ha assicurato Pittella in questa conversazione con Formiche.net. Nella quale ha fatto il punto della situazione sulle principali ricette economiche da mettere in campo per ridurre il gap che ancora esiste tra Nord e Sud Italia e sottolineato quanto sia importante il contributo dell’Unione Europea nell’ottica di rendere più competitivo il Mezzogiorno: “Senza il piano Juncker sarebbe stato impossibile riattivare le politiche industriali nel Meridione”.

Dal Parlamento europeo alla candidatura per il Senato italiano. Pittella, perché ha scelto di impegnarsi di nuovo e direttamente nella politica nazionale?

Il Mezzogiorno ha bisogno di Europa e l’Europa del Mezzogiorno. In venti anni di lavoro tra Bruxelles e Strasburgo – dove sono arrivato a ricoprire incarichi come la presidenza dei Socialisti e democratici e la vicepresidenza del Parlamento europeo – ho lavorato per il Sud e il suo riscatto. Ora voglio mettere a disposizione del Mezzogiorno questo patrimonio di competenze e conoscenze. La partita vera adesso si gioca in Italia: non possiamo lasciare il Paese nelle mani degli sfascisti.

Lei è candidato nel Sud Italia, in Campania e Basilicata. Quali sono le sue priorità per il Mezzogiorno nel caso in cui dovesse essere eletto?

Infrastrutture, lavoro, crescita e giustizia sociale. Da un finanziamento alla valorizzazione del lavoro, dopo tanti anni di politica, so come sbloccare un progetto, risolvere un problema. Come in qualsiasi altro lavoro, l’esperienza in politica non si improvvisa. Per questo, mi candido al Senato nel collegio uninominale Basilicata e al plurinominale Campania 3, Napoli-Salerno. Il Sud merita di essere rappresentato a questo livello: voglio servire il mio territorio per il progresso di tutti.

C’è ancora una questione meridionale a suo avviso? Come si riduce il gap che ancora esiste tra Nord e Sud del Paese?

La questione meridionale c’è. In questi ultimi anni, Basilicata e Campania sono cresciute più di tutti, a riprova del fatto che cambiare passo si può. Ci vuole esperienza e non improvvisazione. Il Sud non può cadere nelle mani delle due destre, quella a trazione leghista di Berlusconi e quella protezionista del M5s. Il Sud è trainato dall’export e voglio che il Mezzogiorno sia sempre più protagonista globale, senza cedere alle sirene dell’autarchia dei populisti.

In questi anni sono stati varati diversi strumenti a favore del Mezzogiorno come il Masterplan per il Sud e “Resto al Sud” di Invitalia. È questa la strada giusta?

Dobbiamo continuare così. Abbiamo invertito la rotta grazie al ritorno delle politiche industriali. Senza il piano di Jean-Claude Juncker che abbiamo fatto approvare in Europa, sarebbe stato impossibile tutto questo, perché Bruxelles era schiacciata sui mantra dell’austerità e del disimpegno dello Stato in economia. Se lo Stato spende bene, senza sprecare le risorse, è un elemento di crescita e sviluppo. Questa è la strada da seguire.

Da europarlamentare di lungo corso ci racconta come le regioni d’Italia sfruttano – oppure no – i fondi strutturali? Quelle del Sud in particolare come si comportano in tal senso?

Per tanti anni le regioni del Sud non hanno speso bene i soldi, ma oggi la musica sta cambiando. Il successo di Matera capitale europea della Cultura 2019 dimostra che la filiera istituzionale rappresenta il cambio di passo. Quando tutti i livelli istituzionali lavorano nella stessa direzione, il Sud cresce e si emancipa. Altro che assistenzialismo.

In questa fase i sondaggi sembrano penalizzare nettamente il Pd. Ci crede? E perché secondo lei?

Non guardo ai sondaggi, ma alla gente che mi incoraggia, mentre giro la mia terra. C’è voglia di politici seri e responsabili, non di avventurieri che urlano “vaffa” e violenza sui social.

A poche settimane dalla data del voto che appello rivolge agli italiani?

Scegliete la speranza, non la rabbia e l’odio. L’odio nasce dai problemi che ci sono, inutile negarlo. Ma il futuro nasce dalla speranza e dall’impegno di tutti, non dal risentimento. Sono e sarò sempre il riferimento di chi vuole costruire il Sud di domani, in positivo.

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