Serghei Lavrov è da tempo immemore il ministro degli esteri di Putin. È il volto rassicurante e professionale del regime russo. Obiettivamente, è uno dei diplomatici più bravi ed esperti fra quelli in attività. Ben lungi quindi dal sottovalutarlo, non si può non apprezzare il tentativo, a tratti però goffo, di raccontare una verità molto distante dai fatti che obiettivamente sono noti. Dei diversi dossier di politica estera, l’uomo che meglio rappresenta il Cremlino ha parlato nella Conferenza di Monaco con l’obiettivo di allentare la morsa europea su Mosca.
UCRAINA
La Russia non ha invaso la Crimea nè partecipa alle azioni militari che stanno accumulando vittime e danni nella regione Donbass e nella parte orientale dell’Ucraina. Certo che no. Per Lavrov è colpa di Kiev che, a suo dire, spingerebbe per una soluzione militare del conflitto ucraino. “L’Europa deve essere consapevole dei rischi” avverte minaccioso. Il ministro degli esteri russo la butta così. “Sforzi importanti (per la soluzione della crisi) sono finora stati fatti deragliare da Kiev, dove si parla ufficialmente di uno scenario militare. La Russia - ha aggiunto – è interessata nella risoluzione della crisi ucraina come nessun altro”. D’altronde è stata l’Ucraina ad invadere la Russia. O no?
EUROPA
Verso la Ue la retorica è prevalentemente seduttiva. “La Russia è aperta al dialogo e alla cooperazione con l’Unione europea e per la costruzione di una partnership strategica”. Non è Mosca a voler espandere la sua influenza in Europa con modalità anche aggressive. No. Il problema semmai è la russo-fobia. “Qualsiasi influenza del nostro paese viene vista in maniera negativa”. Secondo il ministro, questa dinamica sta portando a scenari pericolosi in Europa, ed anche nei Balcani occidentali. Nei Paesi in questione si sarebbero trovati di fronte alla scelta “fra Ue o Russia”, portando conseguentemente a divisioni interne. Colpa di Bruxelles, of course. Peccato perchè invece la Russia “non ha cambiato approccio verso l’Ue”. L’approccio di cooperazione, spiega magnanimo Lavrov, andrebbe rafforzato, anche sul piano dell’economia e degli scambi energetici. Fra Russia e Ue deve dunque proseguire il dialogo, “per trovare rispetto reciproco” e rispondere alle sfide alla sicurezza proprie del contesto attuale, creando ”uno spazio condiviso di pace e stabilità”.
Insomma, cara Europa – è il messaggio – cooperiamo insieme per i fini più nobili (gas incluso) ma non disturbateci mentre manovriamo nel Balcani o nel cuore del continente. Ah, quasi ci dimenticavamo, per Lavrov non sono tutte rose e fiori o appelli irenici. Un messaggio più severo non poteva mancare. E così il capo degli Esteri di Mosca ha voluto sottolineare come la Nato abbia proseguito la sua espansione verso Est. In particolare, le iniziative dell’Alleanza atlantica in termini di difesa missilistica ”stanno mettendo in crisi l’equilibrio strategico regionale”. Perfetto: è colpa della Nato.
USA
È nel rapporto, certamente non facile, con Washington che Lavrov da il meglio di se. Troll, bot ed hacker russi hanno interferito nel dibattito pubblico e nel voto americano? Giammai. “Se ci fosse almeno una pistola fumante se ne sarebbe visto il fumo”. Peccato che ci sia tutto, non solo il fumo ma anche le impronte digitali sulla pistola. Per Mosca le accuse di ingerenza sono solo chiacchiere. Le accuse dell’Fbi? “Non ho alcuna reazione”, ha risposto Lavrov. Gulp! Saranno chiacchiere anche le incriminazioni mosse dal procuratore speciale Robert Mueller per interferenze nel voto che dettagliano un’operazione lanciata nel 2014 nel tentativo di causare divisione sociale negli Usa e influenzare la politica americana, “tra cui le presidenziali 2016”. Secondo l’ex direttore Fbi, entro la metà del 2016, la campagna sotto la supervisione di Yevgeny Prigozhin, stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin, si concentrò sul manipolare il sentiment elettorale degli americani. No problem: Lavrov fa spallucce e va avanti per la sua strada. In Europa sono in tanti a credere ai suoi racconti. Anche in Italia.