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Le spie russe e la Cia fanno pace? Sì, ma solo contro il terrorismo

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È solo di pochi giorni fa la notizia della presenza sul suolo americano del capo dei servizi segreti russi all’estero (Svr) Sergey Naryshkin. Oggi è arrivata la risposta, ferma, della portavoce del dipartimento di Stato americano Heather Nauert, che ha reso noto di aver sospeso le sanzioni, o meglio il bando alla concessione del visto, non solo nei confronti di Naryshkin, ma anche a Aleksandr Bortnikov capo dell’Fsb, e al capo dei servizi militari del Gru, Igor Korobov.

“In linea generale, se qualcosa è considerato come nell’interesse della sicurezza nazionale, gli Stati Uniti, come altri paesi, hanno la possibilità di sollevare eventuali sanzioni, per consentire l’ingresso di persone di interesse”, ha affermato la Nauert, sottolineando come “non sia un segreto che, malgrado le nostre molte, molte differenze con il governo russo ci siano anche settori in cui dobbiamo lavorare insieme e uno di questi è il contrasto del terrorismo e dell’Is”. Non dimentichiamo, infatti, come, ad esempio un mese fa gli Stati Uniti hanno avvertito in anticipo la Russia che le ha permesso di contrastare un complotto terroristico a San Pietroburgo.

L’ annuncio dell’incontro tra le intelligences americane e russe, aveva sollevato diverse perplessità, scatenando un vero e proprio caso politico a causa della sanzione, opera della precedente amministrazione americana, che pendeva sulla sua testa. L’incontro, che era stato programmato per discutere della collaborazione sulla lotta al terrorismo, aveva, quindi, intensificato gli interrogativi su una possibile ingerenza da parte di Mosca nelle elezioni del 2016 andando a sommarsi ad altre gravi controversie tra gli Usa e la federazione russa, come la questione della Crimea e la Siria.

Una visita, la loro, che a pochi giorni dalla pubblicazione della “lista Putin” contenente informazioni generiche sull’intreccio fra politica, economia e corruzione in Russia, ha sollevato aspre critiche, soprattutto dall’ala democratica statunitense che non si è risparmiata: “La Russia ha hackerato le nostre elezioni”, aveva detto, tra le altre cose, il leader democratico al Senato Chuck Schumer. “Abbiamo sanzionato il capo della loro intelligence estera e poi l’amministrazione Trump lo invita a valzer attraverso la nostra porta d’ingresso”.

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