“Non ho mai detto che la Russia non si sia intromessa nelle passate elezioni, ho detto piuttosto che potrebbe essere stata la Russia come la Cina o un altro paese o organizzazione, così come potrebbe essere stato un nerd comodamente seduto sul divano di casa a giocare con il suo computer. La bufala era quella della collusione tra la campagna di Trump e la Russia – non è mai successo!”
Dopo poche ore dal polverone suscitato dalle dichiarazioni di H.R. McMaster, National Security Advisor alla Casa Bianca, che dalla Munich Security Conference ha rilanciato le accuse di ingerenze nei processi democratici americani da parte del Cremlino, arriva la risposta del presidente degli Stati Uniti, attraverso Twitter e in pieno stile Donald Trump, senza risparmiare sarcasmo e stilettate nei confronti di quanti lo accusino di intelligenza con Mosca.
In poche ore, dalla tarda serata del 17 febbraio alla mattinata del 18 il presidente ricompone il quadro e respinge le accuse al mittente. Nei brevi messaggi seguiti da ogni parte del mondo, Trump non risparmia commenti anche verso McMaster e la sua uscita “inattesa” sul Russiagate: “Il generale McMaster ha dimenticato di dire che i risultati delle elezioni del 2016 non sono stati influenzati o modificati dai russi e che l’unica collusione provata è quella con Crooked H. (ndr Hillary Clinton), il Democratic National Committee e i Democratici. Ricordate i dossier sporchi, l’uranio, i discorsi, le email e la societò di Tony Podestà!”
Le incriminazioni ufficializzate nei giorni scorsi dal procuratore speciale Robert Mueller, che indaga sui fatti del Russiagate, sembrano dunque non influire minimamente sulla posizione del presidente degli Stati Uniti, che al contrario si mostra più granitico e convinto che mai sulla sua estraneità ai fatti.
Stando alla prima tranche di incriminazioni, nella quale figurano solo cittadini russi e alcune organizzazioni che avrebbero agito prevalentemente sui social network, non vi sarebbero particolari segnali di allarme per un eventuale coinvolgimento diretto di Trump o dei suoi uomini.
Tutti, però, sanno che altre incriminazioni potranno seguire e nessuno si sente di negare che vi sia un grandissimo interesse, per ora silenzioso, intorno ad alcuni collaboratori vicinissimi al presidente, a partire dai suoi familiari. Le conclusioni più esplosive dell’investigazione di Mueller, insomma, ancora non sarebbero state rilasciate. Il lavoro di indagine continua e il presidente decide di mantenere coerenza sulla sua linea comunicativa, come gli utenti di Twitter sanno ormai molto bene.