Quasi impossibile spiegare tutto per filo e per segno anche perché, spesso, dietro mosse diplomatiche come quella delle scorse ore ci sono mesi di lavoro sotto copertura e delicate procedure di raccolta di informazioni sensibili da parte degli apparati di intelligence. Eppure, a poco a poco, dopo le nuove sanzioni lanciate ieri dal Tesoro americano contro diversi aziende e cittadini russi ritenuti responsabili di (cyber)interferenze durante la scorsa campagna elettorale, prendono corpo nuovi e rilevanti dettagli. Il più preoccupante: Mosca – Washington ne è certa – avrebbe orchestrato intrusioni informatiche all’interno di impianti nucleari, sistemi idrici ed elettrici americani ed europei, con l’intento di poterli sabotare o bloccare all’occorrenza.
LE MOSSE DEL CREMLINO
A fare luce su un aspetto finora oscuro della guerra informatica in corso tra Russia e Occidente è stata la stessa amministrazione Usa, che – dopo le parole del segretario al Tesoro Steven Mnuchin – ha diffuso dal Dipartimento dell’Homeland Security tramite un bollettino del Cert-US che lascia poco spazio all’immaginazione. Il tema, in ogni caso, era già stato sollevato da molte aziende private che avevano ipotizzato legami più o meno stabili tra gruppi hacker dediti all’attacco di infrastrutture critiche e i vertici politici di Mosca.
Ora, le stesse – tra le quali figurano Symantec e CrowdStrike – ribadiscono al New York Times che dietro le mosse del Cremlino ci sia anche la volontà di segnalare la capacità di ‘spegnere’ strutture cruciali in caso di conflitto.
LA REAZIONE AMERICANA CHE COMPATTA L’OCCIDENTE
Si capisce bene, dunque, la reazione della Casa Bianca che ieri, in piene tensioni da caso Skrypal, ha aggiunto il carico di nuove sanzioni alla Russia che, scrive Ellen Nakashima del Washington Post, rappresentano anche un deterrente per impedire ulteriori interferenze in vista delle ormai prossime elezioni di midterm.
Ma, secondo gli osservatori, la mossa americana segnala anche un cambio di atteggiamento (non è chiaro quanto indotto o voluto) del presidente Donald Trump nei confronti del Cremlino, che tra l’altro starebbe meditando una risposta. Seppur giunte sotto forte pressione, le misure volute da Washington – arrivate con più d’un mese e mezzo di ritardo sulla scadenza della legge approvata ad ampia maggioranza dal Congresso per punire le presunte interferenze di Mosca nelle elezioni e dopo ulteriori evoluzioni dell’indagine del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate che riguarda da vicino l’inquilino della Casa Bianca – rappresentano secondo molti osservatori una svolta nei rapporti con Mosca, destinata a compattare ancora di più l’Occidente.
I NOMI COLPITI
Ad essere colpiti dalle sanzioni, per il momento, ci sono 19 cittadini russi e cinque entità del Paese, tra le quali le due principali agenzie di intelligence di Mosca, l’Fsb e il Gru (considerato l’autore non solo delle interferenze elettorali ma anche di NotPetya, uno dei più violenti cyber attacchi della storia).
Tredici delle diciannove persone sono già state accusate Mueller. Si tratta dell’oligarca Ievgheni Prigozhin e di dodici suoi dipendenti alla Internet Research Agency (Ira), la ‘fabbrica di troll’ di San Pietroburgo accusata di aver organizzato la disinformazione di massa online durante le presidenziali americane.