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Perché etica e studio della complessità possono sconfiggere il fenomeno Nimby

Di Luciano Floridi
Nimby

Il fenomeno Nimby si muove attorno a tre assi: etica, infra-etica e complessità. Primo asse. L’etica esercita una funzione di guida: attraverso la modi ca delle azioni ci riporta da uno stato delle cose a un altro considerato più soddisfacente. Essa inoltre indica i valori morali, nonché gli stati e le azioni che li realizzano. Per passare da uno stato del sistema a un altro esistono diverse possibilità. La prima consiste nel far pressione sugli agenti del sistema. Quando il cambiamento passa attraverso gli agenti parliamo di etica della virtù, di cui a suo tempo già discorreva Aristotele. La seconda possibilità è di concentrarsi, invece che sugli agenti, sulle azioni che essi esercitano. Per usare una metafora, a noi non interessa chi sia il cuoco, l’importante è che cucini bene. Ciò che conta non è quindi l’agente, ma l’azione stessa.Esiste infine l’eventualità che non si sia interessati né agli agenti né alle azioni.Per tornare alla nostra metafora culinaria, l’importante è solamente che il tacchino venga bene, non la bontà del cuoco o delle sue azioni. In questo caso si parla di etica ambientalista.

Secondo asse. L’infra-etica non ha nulla a che fare con le suddette nozioni di etica. Essa non riguarda né gli agenti, né le azioni, né gli stati di un sistema, ma si può paragonare a una sorta di olio che lubrifica il meccanismo etico permettendogli di funzionare. Senza un’infrastruttura che lo sorregge, senza attributi come la certezza della legge, la trasparenza, la fiducia, la sicurezza o la privacy, nessun sistema può avere successo. Questi elementi non sono di per sé dei valori, ma devono essere contestualizzati per acquisire valore. Si pensi alla fiducia presente tra i membri di un clan ma oso o alla certezza della legge che caratterizza un regime di tipo dittatoriale. Essi ovviamente non possono essere considerati dei valori. Tali attributi non sono quindi valori intrinsecamente positivi, ma piuttosto dei facilitatori che agevolano il sistema. L’infra-etica è dunque ciò che facilita o meno l’etica, una sorta di griglia chiamata a semplificare le cose.

A questo punto sorgono due domande importanti: perché è importante oggi l’infra-etica? E perché non la ritroviamo in Platone, Aristotele, Mill, Kant e nemmeno in Rawls? Perché oggi la complessità del sistema è enormemente aumentata. Non basta più parlare di agenti, azioni, e stati del sistema, occorre anche capire cosa facilita il funzionamento del sistema.

Tema centrale è quindi la nozione di complessità. È questo il terzo asse. Possiamo distinguere tra quattro tipi classici di complessità. Il primo riguarda la complessità della ricetta che genera il sistema. Continuando con i riferimenti al mondo della gastronomia, se il tacchino è difficile da cucinare è perché è la ricetta che è complessa. Oltre alla complessità della ricetta, però, c’è la complessità del tacchino stesso, e questa è la complessità del meccanismo. Tuttavia, capire quanto è complesso il meccanismo in sé, diciamo una fotografia statica del meccanismo, potrebbe non bastare. È necessario comprenderne il funzionamento, e qui si parla di complessità della programmazione o dinamica. L’ultimo tipo di complessità, quella cosiddetta computazionale, afferisce al problema che il meccanismo risolve. Tanto più è complicato il problema tanto più sarà alta la sua complessità, nel senso che questa diventa una misura delle risorse necessarie per risolvere il problema, diciamo, semplificando, che rappresenta il costo del problema da risolvere.

Il fenomeno Nimby non è legato a nessuno di questi quattro tipi di complessità. Il Nimby è un problema di coordinamento
e dipende dal numero di meccanismi, cioè risorse, che devono lavorare insieme per risolvere un problema. Immaginiamo la situazione in cui ci sia un’auto in panne. Non è solamente necessario avere a disposizione quattro persone che spingono l’auto, occorre anche che esse siano coordinate e agiscano in sinergia tra di loro. Se ognuno dei quattro spinge l’auto senza coordinarsi con gli altri, l’auto non ripartirà. L’aumento della complessità del sistema è qui legata alla quantità e alla qualità delle interazioni, ai gradi di mutua in uenza e dipendenza e al raggio delle loro conseguenze all’interno del network.

La conseguenza è che i problemi con il massimo grado di complessità richiedono il coinvolgimento di tutto il network per essere risolti. Si pensi ai problemi legati all’ambiente, che richiedono il coinvolgimento di tutta la comunità internazionale. Dovrebbe essere chiaro a questo punto che il fenomeno Nimby non è un problema etico, perché non volere una discarica sotto casa può essere moralmente giusti cabile, è piuttosto un problema infraetico, legato al fallimento della gestione della complessità del coordinamento del sistema sociale. All’interno della società il quinto tipo di complessità è al massimo grado, perché per risolvere i problemi è necessaria la coordinazione di tutte le componenti. Se qualcuno comincia a fare Nimby, è come se si rifiutasse di spingere l’automobile, e in tre l’automobile, come detto, non parte.

In conclusione, i fenomeni Nimby possono essere risolti solo attraverso una buona governance, intesa come gestione
di quell’olio che favorisce il benessere del sistema sociale ad alta complessità coordinativa. Come dimostrano i fenomeni di no-vax e fake news, in Italia è l’infra-etica che non sta funzionando. Manca un’infrastruttura adeguata che favorisca lo sviluppo dell’etica. Il Nimby è un fenomeno non solo economico, ma anche e soprattutto di cattiva governance della complessità di quinto tipo, quella coordinativa.

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