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Embraco, perché Calenda e Tajani hanno vinto la battaglia

Primi effetti del tandem Calenda-Tajani su Embraco. Dopo settimane di pressing sulla controllante Whirlpool da parte del presidente del Parlamento Ue e candidato premier per il centrodestra, Antonio Tajani (nella foto) e del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, arrivano i primi risultati concreti sulla crisi dell’azienda di compressori, che ha deciso di spostare le linee di produzione in Slovacchia, a causa del minore costo del lavoro.

STOP AI LICENZIAMENTI

I circa 500 lavoratori dello stabilimento di Riva di Chieri non saranno licenziati. Non quest’anno almeno. Questa mattina la Fiom ha annunciato che gli esuberi previsti per il 2018 sono stati congelati fino al prossimo 30 novembre. Data per la quale è atteso un piano di reindustrializzazione della controllata Whirlpool. E proprio qui sta il problema. Che cosa significa? Il fatto è che il problema è solo rimandato, perché senza un intervento dell’Ue sulle regole in materia di aiuti di Stato, la questione della delocalizzazione inevitabilmente si ripresenterà.

LE CONDIZIONI DI CALENDA

Di sicuro c’è che il governo italiano, che per mano dello stesso Calenda ha chiesto (e ottenuto) l’interessamento dell’Ue sulla questione, non ha intenzione di arretrare di un millimetro. Tanto che in un tweet lo stesso ministro ha chiarito che su Embraco “ci lavoriamo. Nessun part time e nessun impatto su Naspi sono accettabili. Questo è chiaro”. Il messaggio è chiaro. Se davvero Embraco abbandonerà l’Italia, qualunque azienda voglia subentrare e rilevare il sito, dovrà assumere i lavoratori, senza mezze misure. Dunque, no al part time e non al Naspi, l’indennità di disoccupazione. Per una volta poi sindacati e governo trovano la compattezza visto che anche i primi non sono disposti a firmare accordi che prevedano licenziamenti una volta terminato il periodo di congelamento.

TRA SPIRITO E TRAGEDIA

In mezzo a tanta incertezza è arrivata la presa di posizione di Marco Bentivogli, leader dei metalmeccanici della Cisl (qui l’intervista rilasciata a Formiche.net, poche settimane fa), non senza una battuta. “C’è una pubblicità della Whirlpool che recita senti la differenza. Noi la differenza la vogliamo sentire nella trattativa in corso al Mise, nella pressione sull’Embraco perché ritiri i licenziamenti e apra una pagina nuova. Dobbiamo fare in modo che l’azienda mantenga gli impegni produttivi anche perchè sappiamo bene che i processi di reindustrializzazione richiedono tempo e investimenti. Ci devono essere opportunità di lavoro per tutti non solo sussidi e ammortizzatori”.

LO SCENARIO

Adesso qual’è lo scenario? Le opzioni sono essenzialmente due. O Embraco delocalizza e il governo si mette in moto per trovare un compratore per lo stabilimento in grado di rilanciarvi la produzione oppure Whirlpool cambia idea e tutto rimane come prima. Difficile scenario questo, con ogni probabilità si troverà un acquirente che potrà usufruire delle risorse del fondo in pancia ad Invitalia, con cui eventualmente finanziare la riduzione del costo del lavoro. Ma qualunque cosa succeda comunque, il problema europeo c’è. L’ha detto fin troppo chiaramente pochi giorni fa lo stesso Tajani, quando ha attaccato la malagestione dei fondi europei, spesso utilizzati per finanziare il taglio al costo del lavoro, al fine di attrarre aziende da altri Paesi membri. Bisogna intervenire o ci saranno altre Embraco.



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