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Buone notizie per cambiali e assegni? La fotografia dell’Italia nei numeri di Infocamere

Italiani più solvibili o più prudenti? Oppure l’affermarsi di nuove modalità di pagamento? Le ragioni potrebbero essere diverse, ma sta di fatto che rispetto al 2014, il 2017 ha visto dimezzare il numero e il valore dei protesti. Segno probabilmente che le difficoltà economiche e finanziarie si stanno attenuando. Secondo i dati raccolti dalle Camere di Commercio ed elaborati da InfoCamere per conto di Unioncamere gli insoluti, accertati tramite atto pubblico da un pubblico ufficiale, nel 2017 si sono ridotti del 47% in termini di numero e del 63% in termini di valore rispetto ai primi nove mesi del 2014. Complici probabilmente gli elevati costi della vita, a guidare la classifica per numero di titoli protestati ci sono le grandi città come Roma, Milano, Napoli e Salerno. Medaglia nera per le province di Rovigo, Fermo e Frosinone. Ecco le performance per categoria di mancato pagamento e l’andamento per Regione così come emerso dal report di Infocamere.

I DATI

In discesa, sia in termini di numero che di valore, ciascuna tipologia di protesto: lo studio evidenzia che le cambiali risultano dimezzate in termini di numero e del 71% in termini di valore, mentre gli assegni  frenano del 36% nei valori assoluti e sono stati dimezzati in termini monetari.

La percentuale più elevata dei “pagherò”, pari all’80%, è rappresentata da cambiali (309.146), mentre gli assegni costituiscono il 20% (75.961). Nel dettaglio  – si legge nel report – tra gennaio e settembre 2017 le occasioni in cui un cittadino o un’impresa si sono visti costretti a ricorrere ad un pubblico ufficiale per notificare la mancata accettazione di una cambiale o di un assegno hanno toccato quota 385.107, per un valore complessivo di quasi 630 milioni di euro.

Rispetto ai primi nove mesi 2016, si registrano oltre 52mila effetti levati in meno (-12%) e una riduzione del monte complessivo di quasi 145milioni di euro (-19%). A ridursi un po’ di più è il numero delle cambiali (-13%), mentre gli assegni calano del 7%. In termini economici, il valore delle cambiali protestate diminuisce di oltre 118 milioni di euro, quello degli assegni di quasi 26 milioni.

L’ANALISI TERRITORIALE

Dove si sono registrati i maggiori effetti? Il podio se lo aggiudicano le Marche, dove si registra la frenata più vistosa degli effetti protestati tra i primi nove mesi del 2017 e lo stesso periodo del 2016 (-33,1%); seguono Trentino-Alto Adige (-25,2%) e Veneto (-18,8%).

È però nella Valla d’Aosta che si riscontra  lo stop più evidente in termini monetari (-52,8%) ad otto punti percentuali dai trentini ed altoatesini (-44,8% rispetto al 2016).

Guidano la classifica per numero di titoli protestati le grandi città come Roma, Milano, Napoli e Salerno, mentre in termini di importi levati salgono ai vertici della graduatoria Rovigo, Fermo e Frosinone in cui, in media, i “pagherò” superano il valore di 2mila euro. La Spezia, Belluno (con importi medi di circa 600 euro) e Livorno (700) si collocano invece all’altro capo della classifica.

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