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Così la vicenda Embraco sprona il governo a combattere le delocalizzazioni

embraco

Occhi puntati sui 497 i lavoratori dello Stabilimento Embraco di Riva di Chieri in provincia di Torino che rischiano il posto di lavoro.

L’ASSEMBLEA DELLE TUTE BLU A TORINO

Domani a Torino Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, insieme ai leader metalmeccanici di Fim,Fiom e Uilm (Francesca Re David, Marco Bentivogli e RoccoPalombella), terrà un’assemblea pubblica con le tute blu torinesi. Il tema dell’assise sindacale è “Per il lavoro, dalle crisi aziendali al rilancio di una politica industriale nel territorio”. La vicenda Embraco sarà al centro della discussione, al punto che già si sta lavorando ad uno sciopero generale dei metalmeccanici di Torino e provincia a cui aderiranno tutte le categorie sindacali dell’industria. Se non ci saranno buone nuove, la data ipotizzata al momento per la possibile mobilitazione è quella di martedì 13 marzo, ma se per motivi logistici dovessero esserci delle difficoltà la protesta slitterebbe al giovedì successivo.

CHIAMPARINO CON I LAVORATORI EMBRACO IERI A BRUXELLES

“Io mi auguro che il gruppo Whirlpool-Embraco rifletta attentamente su quello che ha detto il presidente Antonio Tajani”, che è il “massimo rappresentante della massima istituzione rappresentativa europea”, “perché segna un ulteriore passo in avanti nell’isolamento di questa azienda, che sta esercitando il contrario di quella che dovrebbe essere un minimo di responsabilità sociale”. Così il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, dopo l’incontro di ieri mattina fra una delegazione di lavoratori della Embraco e il presidente del Parlamento europeo. Tajani si è espresso contro la decisione del gruppo Whirlpool-Embraco di delocalizzare lo stabilimento di Riva di Chieri (Torino) in Slovacchia. “Noi stiamo chiedendo all’azienda di ritirare i licenziamenti e sostituirli con la cassa integrazione per consentire alle istituzioni locali, al governo nazionale e alle organizzazioni sindacali di discutere un progetto di reindustrializzazione. Non stiamo assumendo posizioni massimaliste – ha precisato -. Mi auguro che l’azienda rifletta e riprenda la trattativa per trovare una soluzione che salvi il lavoro di 500 famiglie”.

TAJANI E GLI EURODEPUTATI ITALIANI SCHIERATI A FAVORE DI EMBRACO

Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani ha fatto sapere che chiamerà “il ministro dell’Industria del Brasile e l’ad della società in questione far capire che non è questo il modo per investire positivamente in Europa”. Tajani ha anche promesso un intervento “all’ambasciata Usa per sollecitare a Washington il problema”.
Inoltre, tutti i gruppi politici italiani rappresentati nel Parlamento di Strasburgo “presenteranno congiuntamente una interrogazione orale alla Commissione europea per chiedere di intervenire per la salvezza dei posti di lavoro alla Embraco”, e “di mettere in campo nuovi strumenti che impediscano il dumping sociale e fiscale all’interno della Ue”. Lo ha riferito l’eurodeputato Daniele Viotti.

CALENDA E LA DELIBERAZIONE DEL CIPE

È bene ricordare che nei giorni scorsi, come ha reso noto l’agenzia di stampa Ansa, ci sono stati contatti fra il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e il ceo del gruppo americano Whirlpool Marc Bitzer proprio in merito alle vicende dello stabilimento di Riva di Chieri della controllata brasiliana Embraco. Il manager della multinazionale degli elettrodomestici avrebbe fatto sapere che sarebbe intenzionato a visionare personalmente il dossier. Il ministro stesso, rispondendo su Twitter ad un lavoratore, ha scritto di essere al lavoro per raccogliere tutte le manifestazioni di interesse rivolte al sito Embraco e di volerle presentare ai sindacati. “Abbiamo deciso- si legge nel tweet- di organizzare un incontro al ministero dello Sviluppo economico tra venerdì e lunedì”. Infine, Calenda ha manifestato soddisfazione per la scelta deliberata ieri dal Cipe: “Ha deliberato -ha ribadito- 200 milioni per il fondo per il contrasto alle delocalizzazioni e 850 milioni per i contratti di sviluppo: 1 miliardo e 50 milioni per gestire i processi di reindustrializzazione, le transizioni e le crisi industriali. La politica industriale di sviluppo rappresentata da Impresa 4.0,  dal piano straordinario Made in Italy e  dalla Strategia Energetica Nazionale, viene ora affiancata da una politica industriale di protezione per i lavoratori e le aziende spiazzate da innovazione tecnologica e globalizzazione”.

Insomma, la parola d’ordine è contrastare le delocalizzazioni delle imprese che producono in Italia a partire dalla vicenda Embraco.


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