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Così il Pentagono risponderà alla minaccia missilistica di Russia (e Cina)

Secondo le informazioni raccolte dal giornalista del Washington Post Paul Sonne, che segue il mondo della difesa e della sicurezza nazionale americana ed ha ovviamente ottime entrature nell’amministrazione, il Pentagono starebbe pensando a rivedere la policy di difesa missilistica prevedendo un’espansione degli attori da contenere.

“L’amministrazione Trump sta lavorando a un’espansione della politica di difesa missilistica con cui affrontare alcune minacce dalla Russia e dalla Cina, partendo da una precedente strategia incentrata quasi esclusivamente su nazioni canaglia come la Corea del Nord e l’Iran”, scrive Sonne, spiegando che il documento che dovrebbe riportare la proposta di revisione potrebbe essere cambiato prima della presentazione a fine mese.

Questo perché, secondo quanto spiegano le fonti (anonime, come sempre in certi casi) al WaPo, “le migliaia di missili della Russia potrebbero facilmente travolgere le difese missilistiche degli Stati Uniti in caso di una guerra su vasta scala, [dato che] Washington si affida [più che altro] alla minaccia del proprio vasto arsenale nucleare per dissuadere un attacco da una potenza globale”.

Questo genere di rivelazioni, quando escono sui giornali, sono spesso controllate, e nel caso specifico non è difficile inquadrare la tempistica: pochi giorni fa, parlando alle Camere riunite nel tradizionale discorso di inizio anno, il presidente russo, Vladimir Putin, s’è lasciato andare su dichiarazioni piuttosto aggressive e molto propagandistiche (tra poche settimane si voterà il suo rinnovo a capo del Cremlino, d’altronde, e anche lo Zar cerca di far presa sul consenso), ha mostrato il suo nuovo arsenale missilistico, dichiarando che Mosca è in possesso di nuovi ordigni potenzialmente devastanti.

E così da Washington arriva una risposta: vi trattiamo come facciamo con gli stati canaglia, stiamo modificando la strategia anche contro di voi. Più che altro i funzionari americani hanno riconosciuto il rischio potenziale che le tecnologie militari russe e cinesi possano finire in mano ad altri attori, potenzialmente ben più pericolosi ed eclettici, come appunto l’Iran e il Nord.

Per questo i generali chiedono di avere migliori sensori, per individuare eventuali minacce derivanti dai missili da crociera, per esempio: e Putin aveva parlato proprio di una non meglio specificata arma di questo genere, un missile cruise caratterizzato da una portata illimitata e dalla capacità di evadere qualunque difesa volando a quote molto basse – secondo il Pentagono la Russia lo ha testato, ma è stato un fiasco.

“Non è sufficiente difenderci con una risposta informatica più solida ai tentativi della Russia di intromettersi nelle nostre elezioni, ma vacillare sulla nostra risposta alle loro rinnovate ambizioni nucleari e territoriali”, ha dichiarato il presidente della Commissione dei Servizi armati della Camera americana, il repubblicano Mac Thornberry, che ha aggiunto che è stupido scegliere l’aggressore da cui gli Stati Uniti devono difendersi (perché, dice Thornberry, cosa importa se ad attaccarti sia la Russia, la Cina o qualche altro paese, dobbiamo comunque difenderci): quasi una risposta acida alle parole della portavoce del Pentagono, che poco dopo delle dichiarazioni di Putin spiegava che al momento gli Stati Uniti non sono pronti per difendersi da attacchi di realtà come la Russia o la Cina, ma sono concentrati su altro, come Corea del Nord e Iran.

Il concetto di difesa missilistica statunitense è emerso nei primi giorni della Guerra Fredda con l’obiettivo di proteggere la patria americana dal crescente arsenale dell’Unione Sovietica. Poi si è arrivati a trattati internazionali tra potenze, fino al 2002, quando gli Stati Uniti hanno abrogato l’Anti-Ballistic Missile Treaty con la Russia, citando la necessità di un sistema di difesa missilistica che avesse potuto impedirgli di essere ricattati da una nazione canaglia dotata di armi nucleari. Attualmente il sistema è composto da vari intercettori su cui c’è un previsionale di aumento entro il 2023.

La Russia vede come una minaccia queste mosse che gli Stati Uniti dichiarano difensive, e secondo alcuni analisti (per esempio Lisbeth Gronlund della Union of Concerned Scientists) è proprio sulla base di questa concorrenza che Mosca ha iniziato a spingere lo sviluppo tecnologico di quei sistemi missilistici che Putin ha annunciato pochi giorni fa.

(Foto: il Sarmat, un nuovo missile balistico annunciato da Putin)

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