“Abbiamo chiesto a Facebook se, dal 2011 a oggi, abbia rilevato sulla sua piattaforma un’attività di disinformazione organizzata che possa aver preso di mira utenti italiani”.
Antonio Nicita (nella foto), commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), commenta così in una conversazione con Formiche.net le azioni intraprese in un momento in cui il tema delle campagne di influenza condotte a suon di fake news, bot e troll è definitivamente giunto al centro delle cronache con la vicenda Facebook-Cambridge Analytica.
IL TAVOLO TECNICO
“Con una precedente comunicazione avevamo già richiesto” al colosso di Menlo Park “informazioni sull’acquisizione di dati relativi a servizi e strumenti messi a disposizione” dal social media, “sia per gli utenti sia per i soggetti politici”, durante la campagna elettorale italiana per le scorse elezioni politiche, conclusa il 4 marzo. Ora, sottolinea, “non abbiamo fatto altro che rivolgere una seconda richiesta, in continuità con la precedente”, nell’ambito “del Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali, già istituito dall’Autorità con una specifica delibera lo scorso anno”. Al tavolo ha finora preso parte “anche Google, non Twitter”, dice Nicita, “perché non è strutturata in Italia. Ma è un problema che stiamo cercando di superare”.
LE RAGIONI DELLA RICHIESTA
La richiesta dell’Agcom, come detto, è stata rinnovata soprattutto dopo il caso Cambridge Analytica e, in particolare, dopo un comunicato del 19 marzo pubblicato da Facebook, nel quale la società aveva detto di mettere a disposizione degli utenti applicazioni sviluppate da soggetti diversi dalla piattaforma e che queste app permettono la raccolta di dati degli utenti tali da consentire la realizzazione di campagne mirate di comunicazione
pubblicitaria a carattere politico-elettorale, in grado cioè di raggiungere audience profilate in base alle caratteristiche psico-sociali e di orientamento politico. Queste tecniche di profilazione degli utenti e di comunicazione elettorale “selettiva” sembrerebbero essere state utilizzate nel 2012 anche su commissione di soggetti politici operanti in Italia. E da qui il grande interesse dell’Autorità.
CHIARIMENTI TECNICI, NON POLITICI
Alla domanda se sia davvero possibile influenzare l’esito di una elezione attraverso la manipolazione delle fonti informative, il commissario dell’Agcom evidenzia che “non è stato ancora provato da nessuno studio in nessuna parte del mondo. La nostra iniziativa nasce proprio per capirne di più e per offrire un report dettagliato sul tema al Parlamento, cosicché possa utilizzarlo per prendere le decisioni che ritiene. Come Autorità il nostro compito non è quello di dare giudizi politici e di funzionamento democratico, ma comprendere come si è animato il pluralismo politico nel web, nonché come è nata e circolata la disinformazione, quella organizzata, non generiche e isolate fake news. Al momento non si è in grado di dire quale effetto politico-elettorale producano questo genere di campagne. Sicuramente, però, le false notizie in rete sono più difficili da riconoscere rispetto a quelle in tv e, soprattutto, sul web spesso non è garantito lo stesso pluralismo che invece è quasi scontato aspettarsi sul piccolo schermo, soprattutto in periodo di voto”, dice ancora.
I TEMPI
Quanto ai tempi necessari per la pubblicazione del report, Nicita annuncia che “tra non molto renderemo noti i risultati di un primo studio su quanto avvenuto su radio e tv italiane durante le scorse elezioni in tema di pluralismo dell’informazione”. Per quanto concerne la parte più attesa, invece, ovvero quella che riguarda il web, il commissario dell’Agcom rileva: “Non dipende da noi, ma da quando riceveremo i dati richiesti. È evidente, però, che ci aspettiamo un’attesa ragionevole”.