Da un lato la disponibilità di Nicosia a cooperare nel Mediterraneo orientale per i nuovi giacimenti di gas. Dall’altro l’approccio schizofrenico della Turchia che, in 24 ore, passa dalle promesse di Varna alle accuse (per bocca del premier) contro Ue e Grecia. Nel mezzo un quadrante altamente strategico per il futuro di due continenti, quel versante Mediterraneo sempre più nevralgico non fosse altro perché l’assenza di interconnettori per Leviathan e Zohr, porta il Mare Nostrum di nuovo in cima alle agende delle cancellerie di mezzo mondo.
ANKARA ATTACCA
“La Repubblica di Cipro promuove la cooperazione regionale nel Mediterraneo orientale per lo sfruttamento delle risorse energetiche dell’area”. Dopo le minacce contro la nave dell’Eni Saipem e quella statunitense della Exxon da parte delle fregate militari turche e all’indomani del vertice Ue-Ankara andato in scena sul Mar Nero, le parole del presidente cipriota Nicos Anastasiades potevano essere il gancio diplomatico più utile per ricominciare a tessere una tela. Ma la reazione di Ankara è stata ancora una volta diretta a creare irritazione.
Il primo ministro turco Binali Yildirim ha parlato dell’Ue come di coloro che “hanno consegnato il futuro di un intero continente ai capricci di Nicosia” che nel 2004 votò no al referendum targato Kofi Annan per la riunificazione dell’isola. E ancora: “Questa unione oggi non può andare troppo lontano”. Parlando al gruppo parlamentare del suo partito ha citato l’interesse (con riferimento alla vicenda del gas) che non deve essere prima dell’Europa e dopo della Turchia. Mentre sulle politiche di Bruxelles relative all’adesione di Ankara, ha citato “problemi e barriere politiche derivanti dall’Ue” di cui ha contestato in toto la strategia.
Un attacco contro Ue, Grecia e Cipro che mal si sposa con le aperture che invece da Nicosia erano giunte da Anastasiades in occasione della nona edizione del forum sul gas e il petrolio nel Mediterraneo oggi a Nicosia, attento a ricordare a tutti come le necessarie infrastrutture per rimuovere l’isolamento di Cipro siano il primo grande passo da fare rispetto ai nuovi giacimenti in un’ottica chiaramente euromediterranea.
GAS E VETTORI
Tre i nuovi vettori su cui Nicosia sta lavorando: CyprusGas2EU, che vuole trasportare il gas dal Mediterraneo orientale all’Europa; EastMed, il gasdotto che mira a portare il gas naturale da Cipro e dal Mediterraneo orientale all’Europa attraverso Creta e la Grecia continentale; e infine EuroAsia, un’interconnessione elettrica che tocchi magicamente Israele, Cipro e Grecia. Tre opere industriali e politiche che potrebbero portare l’intera area ad una utile e produttiva stabilizzazione, in un quadrante complesso e articolato come il Mediterraneo orientale.
A ciò si aggiunga il quadro normativo che pende inequivocabilmente dalla parte di Nicosia, che negli ultimi anni ha compiuto passi avanti significativi nei suoi programmi di esplorazione degli idrocarburi. Con le corrette procedure internazionali ha mandato a gara la ripartizione dei blocchi della zona economica esclusiva, con competitor di caratura mondiale che se li sono aggiudicati (Eni, Total, Exxon).
In più il citato referendum del 2004 con cui Cipro stato membro Ue ha detto no alla proposta dell’allora numero uno dell’Onu Kofi Annan (che il premier turco ha definito oggi “un capriccio”) era invece a oggettivo sfavore della parte greco cipriota, che infatti lo bocciò. Inoltre non teneva conto che Cipro fu occupata nel 1974 da 50mila militari turchi che sono ancora presenti in loco, mentre sul figio di Annan ci fu l’ombra di uno scandalo, per via di un’isoletta nei pressi delle coste turche acquistata ad un prezzo inferiore al valore di mercato (su cui però non c’è stato epilogo giudiziario).
DOPO VARNA?
È evidente che il “pareggio” del vertice euro turco di Varna inizia a produrre quegli effetti negativi temuti da molti, come appunto un nuovo innalzamento della tensione tra due blocchi. Non a caso il premier turco ha parlato chiaramente di “perdita di credibilità” riferendosi all’Ue e al suo approccio sul gas nonostante Bruxelles non abbia infranto alcuna legge, e accusandola di aver tenuto la Turchia “in attesa dell’adesione senza una vera ragione”.
E ha aggiunto che 16 dei 35 capitoli sono già stati aperti per la piena adesione, ma 14 sono bloccati nonostante Ankara si sia sempre “comportata in modo aperto e onesto, ma ancora non ha visto alcun segno dell’Ue nei confronti della Turchia”.
Un’escalation che invece il presidente cipriota vorrebbe evitare come dimostrano le sue parole: “Ciò che non stiamo cercando è lo scontro. Invece vogliamo la pace e, naturalmente, i vantaggi derivanti delle risorse naturali, come già concordato, di proprietà dello Stato, che appartengono ai cittadini ciprioti, turchi o greci”.
QUI NICOSIA
“Rispettare i valori europei ed il diritto internazionale del mare”: è la chiosa della giornata firmata dal presidente cipriota a proposito del rispetto da parte di Ankara del diritto internazionale del mare se la Turchia vuole continuare il percorso di adesione all’Ue. Il suo personale commento all’esito del vertice Ue-Turchia di ieri a Varna a margine lo ha portato ad auspicarsi che le risorse energetiche di Cipro appartengono a tutti i cittadini dell’isola e per questo “stiamo agendo saggiamente, tramite i canali diplomatici, per ottenere quello che vogliamo: pace, stabilità e tutela dei diritti di tutti”.
Aggiungendo che gli piacerebbe avere la Turchia come alleata nel tentativo di sfruttare le potenziali riserve di gas offshore, ma Ankara deve fermare la sua “diplomazia da cannoniera” che impedisce la perforazione esplorativa congiunta.
E ha ringraziato l’Ue per aver condannato le azioni turche di disturbo contro le ricerche nella zee cipriota definendola senza precedenti: “Per la prima volta c’è una forte condanna delle continue attività illegali della Turchia nel Mediterraneo orientale che ovviamente include la zee di Cipro. Vorrei esprimere la mia soddisfazione per la forte espressione di solidarietà giunta dalla Ue”.
Ma la parte turca la pensa diversamente: ha promesso di continuare a prendere misure contro quelle che ha definito mosse unilaterali greco-cipriote per esplorare e sfruttare le riserve di gas al largo di Cipro. “Continueremo a monitorare le azioni greco-cipriote sulla questione degli idrocarburi e ad adottare misure equilibrate per proteggere i legittimi diritti dei turco-ciprioti”, ha detto ad Al Jazeera Ozdil Nami, il ministro dell’economia dello stato turco-cipriota, autoproclamatosi Reubblica dis Cipro Nord.
Ha aggiunto che la parte turco-cipriota, attraverso una società con sede in Turchia, inizierà anche l’esplorazione e lo sfruttamento di gas naturale e riserve petrolifere al largo di Cipro, a meno che i ciprioti greci non interrompano le loro stesse attività nello stesso modo.
Per questo hanno firmato un accordo con la Turkish Petroleum Corporation (TPAO) di proprietà statale per esplorare e sfruttare le risorse di idrocarburi.
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