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Guida pratica per orientarsi tra i candidati alle elezioni del 4 marzo

elezioni, voto, politica, swg

Che genere e che tipologia di candidati troveranno gli elettori domenica 4 marzo imposti nelle liste o nei collegi uninominali dai partiti politici? La legislatura appena conclusa è stata quella che ha visto emergere con forza il fenomeno del nuovo dilettantismo, non solo grazie all’arrivo in massa di tanti giovani deputati pentastellati con ben scarsa esperienza sia politica che professionale alle spalle, ma anche tra le fila degli altri gruppi politici. Ricordo bene, essendo stato promotore di un ciclo di presentazioni di libri che si svolgeva proprio nelle sale dei palazzi della Camera, che al termine la giuria non ebbe dubbi ad assegnare il premio conclusivo al bel libro di Pino Pisicchio, “I dilettanti” (Guerini associati), che in modo sobrio e penetrante indaga appunto i rischi del nuovo dilettantismo politico. A consegnarci un Parlamento con molti dilettanti era stato soprattutto un sistema elettorale come il porcellum, che sostanzialmente assegnava il potere di nomina dei parlamentari ai partiti, dal quale il rosatellum si discosta solo in parte. Non disponiamo di studi analitici su come sono stati selezionati i candidati, ma sappiamo che il criterio della fedeltà ha fatto largamente premio su quello del merito, che il tanto decantato ricorso alla “società civile” è stato ben inferiore rispetto alle iniziali dichiarazioni d’intenti di qualche partito, che, in molti casi, nei collegi uninominali, la “catapulta” ha preso il posto del legame con il territorio.

Su altri aspetti, ci viene poi in aiuto un recente studio dell’Istituto Cattaneo secondo cui un sesto dei candidati (forse né pochi né tanti) è nelle liste di più di un collegio. Spicca poi il dato per cui il 75% dei candidati nei collegi uninominali non è mai stato prima in Parlamento, anche se, a dire il vero, la percentuale varia molto da partito a partito. C’è poi un dato che letto di per sé può essere ingannevole e dare il senso di un grande ricambio: ben il 79% dei candidati nei collegi plurinominali, infatti, non è mai stato in precedenza parlamentare ma, guarda caso, buona parte dei nomi nuovi sono per lo più nelle posizioni di terza e di quarta fila delle liste e, come tali, non sono destinati al laticlavio parlamentare, ciò che significa che il 5 marzo il numero dei volti  nuovi ammessi a Montecitorio sembra destinato ad essere decisamente ridimensionato.

E poi, gli stessi leader di partiti che fanno gli osanna al forte ricambio da loro favorito dovrebbero tener presente, anche alla luce dell’esperienza dell’ultima legislatura, che un certo professionismo politico è necessario. Non pretendiamo che gli elettori siano così critici e maturi da ritenere, così come scriveva Vittorio Emanuele Orlando nel 1889, “che l’elezione è una designazione di capacità”, in quanto l’esercizio delle “funzioni pubbliche” spetta ai più capaci, ma crediamo che sia abbastanza maturo da sapere che quella parlamentare magari non sarà un mestiere ma è una professione difficile da apprendere ed esercitare. Spetta quindi agli elettori districarsi fra i candidati nominati con quaranta click, o pescati quasi per sbaglio da spezzoni non molto civili della società civile dai cinquestelle, fra quelli messi in lista da Renzi o da Berlusconi soprattutto in quanto fedelissimi, con buona pace del permanere di un certo livello di dilettantismo sia per i primi che per i secondi, fra qualche leghista distintosi per sparate anti immigrazione, fra qualche “fratello d’Italia” che non si sa per cosa si è distinto e fra qualche “libero e uguale” poco libero e troppo uguale a figure di deputati che già grandi prove non hanno dato.

Purtroppo, il rosatellum concede all’elettore pochi margini di scelta, ma vale la pena prenderseli tutti valutando con cura le figure che andranno a sedere sui singoli seggi.

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