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Intesa centrodestra-M5S? Unica strada possibile (con Berlusconi). Parla Giuliano Urbani

di maio, new york times, salvini

“Mi auguro che una coalizione centrodestra-pentastellati sia in grado di formare un governo. L’Italia non può permettersi di stare senza un esecutivo”. Giuliano Urbani, politologo, è uno dei “progettisti” (come ama definirsi lui) di Forza Italia. Ex parlamentare ed ex ministro dei Beni Culturali, ha lasciato la politica attiva quando ha visto che la tanto sospirata “rivoluzione liberale” di Berlusconi è rimasta una chimera.

Professor Urbani, si va verso un accordo M5S-centrodestra per la presidenza delle Camere, che ne pensa?

Trovo sia l’unica strada praticabile. E penso che Berlusconi dovrebbe starci. Se poi riuscisse a strappare anche la presidenza del Senato, sarebbe un tassello in più affinché l’accordo regga pure per il governo. Il timone ce l’hanno Salvini e Di Maio, ma il Cavaliere può fare la sua parte.

Lei vede punti di contatto tra grillini e centrodestra?

Un governo di questa natura dovrà seguire due linee guida: meno debito pubblico, più lavoro. Questi sono i due punti su cui si gioca l’esistenza di qualsiasi governo.

Su Paolo Romani Di Maio ha posto un veto…

I nomi non sono essenziali, se non sarà Romani ce ne sarà un altro. L’importante è l’accordo politico complessivo e l’architrave su cui nascerà un esecutivo. Io me lo auguro, perché non ci sono altre alternative.

Sul possibile premier vuole sbilanciarsi?

Io credo che Mattarella dovrebbe dare l’incarico a Salvini, che può farsi garante da una parte nei confronti di Berlusconi e dall’altra verso Di Maio. Il Movimento 5 Stelle ha preso tanti voti ma non ha vinto le elezioni: è obbligato a dialogare con Lega e Forza Italia.

Non col Pd?

Ma il Pd in questo momento è un cumulo di macerie, un ectoplasma. Ci vorrà del tempo per ricostruirlo. Non so nemmeno quale modello potrà seguire. I partiti socialdemocratici sono in crisi in tutta Europa e in Italia siamo fuori tempo massimo.

Colpa di Renzi?

Non solo, naturalmente. Lui era partito bene, con una bella energia e qualche buona idea. Ma ha commesso due errori: inserire nella riforma costituzionale dei punti inaccettabili e circondarsi solo di fedelissimi. Ha dato l’impressione di essere un leader isolato, blindato nel suo fortino. Un leader, invece, deve essere inclusivo, come per molti anni è stato il Cavaliere.

Da politologo come si spiega il successo elettorale del M5S?

È un voto dato per disperazione che segna il fallimento dei partiti tradizionali. Molti italiani non ne possono più di queste forze politiche e allora scelgono il movimento di Grillo, che è davvero poca roba, come si è visto alla prova dell’amministrazione delle città, a partire da Roma. Il voto ai grillini è però volatile, pronto a migrare altrove se lo scenario dovesse mutare.

Si aspettava il sorpasso della Lega su Forza Italia?

No, ma si vede che Forza Italia e la stagione berlusconiana hanno esaurito la loro spinta propulsiva. Aver fallito sul piano della rivoluzione liberare alla fine ha prodotto questo risultato. Berlusconi non ha mai voluto indicare un suo erede perché non è nella sua natura. Ora, però, Salvini incarna meglio il malcontento che c’è anche nel centrodestra.

Insomma, fa il tifo per un governo Di Maio-Salvini?

Sì, senza dimenticare Berlusconi. È l’unica strada da seguire, purtroppo non ci sono alternative. Altrimenti si torna a votare.

 

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