La propaganda ufficiale dello Stato Islamico menziona l’Italia e la città di Roma con una frequenza che può apparire sproporzionata. Questo rileva lo studio condotto dall’Osservatorio sulla Radicalizzazione dell’Ispi, che ha studiato per diversi mesi la propaganda ufficiale di Isis, a partire dalla proclamazione del sedicente califfato avvenuta il 29 Giugno 2014, analizzando le riviste ufficiali dell’Isis, i video ufficiali, gli eBook prodotti, i discorsi tenuti dai leader e i comunicati di Amaq, l’agenzia di stampa dello Stato Islamico.
L’attività di Isis infatti, si caratterizza non solo per i tragici attentati che hanno sconvolto l’Europa e il Medio Oriente e alle conquiste territoriali, ma anche, in maniera determinante, per l’intensa attività di propaganda dell’organizzazione. Il sedicente Stato Islamico aveva, e in parte ha ancora a diposizione, riviste, ebook e siti internet, attraverso cui tiene alto il morale dei suoi adepti e soprattutto cerca di procurarsi nuove leve che possano contribuire ai suoi folli scopi.
I ricercatori Francesco Marone e Marco Olimpio, autori dello studio, sottolineano che la particolare attenzione dedicata al nostro Paese da Isis è singolare, soprattutto considerando che l’Italia non è stata colpita da attacchi terroristici di matrice jihadista, né ha sperimentato gli elevati livelli di radicalizzazione di alcuni dei suoi vicini europei. Il numero di foreing fighters che hanno abbandonato il suolo italiano, ad esempio, è pari a non più di 130 individui, molto più basso rispetto a quello di Francia (1700), Germania (900), e Regno Unito (900). Parimenti, come affermato dal report, “non pare che la leadership centrale dello Stato Islamico abbia pianificato attentati sul suolo italiano”.
Complessivamente, lo studio ha individuato un totale di 432 menzioni relative all’Italia e al Vaticano, 299 riferimenti a Roma o ai romani e circa 80 citazioni legate agli italiani. In 36 casi sono stati menzionati il Papa o il Vaticano. Andando a spulciare, si scopre che sono gli e-book la principale fonte di citazione relativa all’Italia e al Vaticano, con ben 213 riferimenti, e nella maggior parte dei casi le citazioni dell’Italia sono all’interno di contenuti di carattere storico/religioso, come ad esempio citazioni del Corano o richiamo alla biografia di Maometto.
In particolare, tali riferimenti sono funzionali a legittimare le azioni di Isis. In questo senso, la conquista di Roma è collegata alla profezia sull’Armageddon e alle citazioni contenute nel Sahih Muslim (una delle sei maggiori collezioni della tradizione orale sunnita, contenente detti e opere del profeta Maometto), in cui si dichiara che Roma sarà conquistata dai combattenti musulmani. Non a caso, uno delle frasi più ricorrenti è “l’ora del giudizio non si leverà finche i romani non si saranno accampati ad al-Amaq (una valle in Turchia) o a Dabiq (città siriana)”.
Il quarto numero della rivista ufficiale di Isis, Dabiq, spiega che la fine dei tempi è legata a una battaglia finale tra musulmani e miscredenti, che porrà fine all’era dei cristiani romani, “poiché i musulmani avanzeranno verso Costantinopoli e successivamente Roma, per conquistarle e innalzarvi la bandiera del Califfato”. Riferimenti simili correlati al concento di apocalisse islamica sono molto frequenti anche negli ebook.
Oltre ai riferimenti a tema storico-religioso, non manca un gran numero di minacce, che contengono intimidazioni, dichiarazioni di conquista e esortazioni a compiere attentati, dove spesso si mostrano immagini in cui la bandiera di Isis è issata su monumenti italiani o vaticani. Nonostante lo Stato Islamico non abbia mai pubblicato un video in lingua italiana, sono 12 quelli in inglese che contengono riferimenti al nostro Paese o al Vaticano. Uno dei più noti è quello in cui vengono decapitati 21 cristiani copti in Libia, risalente al Febbraio 2015, in cui un miliziano dichiara: “Siamo a sud di Roma, nella terra dell’Islam… conquisteremo Roma, a Dio piacendo”.
Ulteriori minacce all’Italia sono contenute nella rivista dello Stato Islamico, Dabiq. Il quarto numero aveva in copertina una foto ritoccata in cui l’obelisco di Piazza San Pietro è sovrastato da un vessillo nero di Isis. Nello stesso numero si leggeva una citazione del leader di Isis, al-Zarqawi, che minacciava: “Dio accorderà ai musulmani la conquista di Roma, come promesso dal suo messaggero”. Nella propaganda Isis ci sono anche riferimenti alla società italiana. In particolare, è citata la mafia, come possibile ostacolo nella conquista dell’Italia e alcuni gruppi di estrema sinistra, con cui Isis ritiene possibile allearsi.
Non mancano poi riferimenti a single personalità. Nel marzo 2016 un video dedicato alla Libia include fotogrammi di Matteo Renzi, allora presidente del Consiglio, e Paolo Gentiloni, allora ministro delgi esteri. Negli ultimi due minuti del filmto compaiono anche il generale Graziani e Benito Mussolini, probabilmente, osservano gli autori della ricerca Ispi, a causa del loro ruolo nell’avventura coloniale italiana in Libia. Il documento dell’Ispi chiarisce che i riferimenti costanti a Roma devono essere necessariamente letti alla luce della carica simbolica che riveste la città, come simbolo dell’occidente e della cristianità. Quindi, avverte lo stesso studio, “occorre cautela nella lettura ed interpretazione delle menzioni di Roma e dei romani”, proprio perché tali termini “possono assumere una pluralità di significati, anche di carattere squisitamente simbolico”.
Tuttavia, i riferimenti costanti all’Italia e gli appelli alla conquista di Roma nella propaganda Isis non devono essere sottovalutati, e obbligano ad un’attenta e costante attività di monitoraggio. Soprattutto perché, conclude il report, “possono essere interpretati da simpatizzanti dello Stato Islamico come un’esortazione a compiere attentati nella città o nel Paese”.