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Perché l’Italia (e gli italiani) non ha solo difetti. Parola di Giuseppe De Rita

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Viene spesso alla mente la domanda: ma perché gli italiani indulgono all’autodenigrazione? Lo fanno sia in “diretta” parlando e sparlando fra di loro; e lo fanno in silenzio, accettando le tante informazioni negative sul nostro Paese che affollano giornali e riviste straniere, documenti internazionali e classifiche di inefficienza pubblicizzate un po’ dovunque. Ed è naturale che il combinato disposto di queste due passività conduce ad una diffusa frustrazione collettiva.

Non si può al riguardo reagire con una volontaristica campagna d’opinione, visto che siamo un popolo troppo scettico nel richiamo alla dignità del patrimonio e “doti nazionali”. È più corretto pensare che la auto denigrazione derivi da una più banale e scarsa conoscenza della realtà.

In pratica non molti italiani sanno che la nostra economia ed i nostri imprenditori sono fra i soggetti di punta – e spesso di traino – delle cinque grandi “filiere” di produzione e consumo che fano oggi da motore dell’evoluzione economia mondiale: la filiera del lusso, da sempre collegata al cosiddetto Made in Italy; la filiera dell’enogastronomia ben oltre nel quotidiano, rispetto al successo di sintesi dell’Expo di Milano; la filiera dell’industria dei macchinari industriali e dei relativi pezzi di ricambio dove siamo fra i tre Paesi più forti del mondo; ed infine la filiera del turismo mondiale, dove i dati ci dicono di essere grandi protagonisti.

Siamo sul piano delle imprese un “sistema forte”, come ha detto l’amministratore delegato di Unicredit; e non ha voluto ricordare che siamo anche un sistema “ricco”, vista l’impennata senza precedenti del risparmio privato. Basta guardare alla enorme crescita patrimoniale degli ultimi anni. Basta vedere quanta gente continui a comprare casa e quanto risparmio monetario affluisca nei contocorrenti bancari, sui depositi postali, nelle polizze di assicurazione, nei fondi di gestione (e naturalmente esiste una quota notevole di risparmio cash).

Di fronte a questa congiunta potenza delle imprese (sul mercato mondiale) e delle famiglie (sulla ricchezza interna) io mi azzarderei a dire che siamo un sistema non solo forte, ma anche ricco e “grande”; ed invece la propensione generale continua a farci sentire poveri e marginali. Una differenza che non è tanto di tipo psicologico (chi è ottimista e chi pessimista), quanto di coerenza fra quel che rilevano i pochi che leggono la realtà per come essa è; e quel che pensa una opinione collettiva indifferente alla realtà e quindi prigioniera di una visione sostanzialmente generica, sia che passi per la tecnologia comunicazione di massa, sia che si adagi nel più banale passaparola.

(Estratto dal volume di Pierluigi Cascioli, “Orgogliosi di essere italiani”, Youcanprint, pp. 218, euro 19)


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