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Johnson chiede aiuto agli alleati nel braccio di ferro con la Russia. L’appello sul Washington Post

Stefanini, Russia, sanzioni putin

“La Gran Bretagna ha bisogno che i suoi alleati stiano con lei contro la Russia”. Boris Johnson, ministro degli esteri britannico, si affida alle colonne del Washington Post per lanciare un appello ai Paesi amici perché supportino Londra nell’affaire Skripal, l’ex spia inglese di nazionalità russa avvelenata lo scorso 4 marzo in un parco di Salisbury, nel sud dell’Inghilterra. Londra pensa su indicazione esplicita di Mosca.

Johnson spiega che il governo inglese non ha dubbi riguardo la complicità diretta di Mosca. “I nostri esperti hanno identificato l’arma usata il 4 Marzo a Salisbury come un agente nervino di qarta generazione conosciuto con il nome di Novichok, progettato per arrecare danni gravissimi al sistema nervoso centrale e infliggere una morte lenta” scrive il Segretario, che aggiunge, “gli scienziati russi hanno cominciato a sviluppare il Novichok a cominciare dagli anni ’70. Oggi, solo la Russia unisce un record di omicidi appoggiati dallo Sato a un movente pubblicamente dichiarato per provare a uccidere Sergei Skripal e a scorte di agente Novichok”.

Johnson, così come aveva già fatto la premier May, condanna la reazione del Cremlino alle accuse di Londra. “Lunedì ho convocato l’ambasciatore russo e ho dato al suo governo 36 ore per informarci se una parte delle scorte fosse andata perduta, – tuttavia, aggiunge Johnson – la deadline è passata senza una risposta dal Cremlino”.

A questo punto, spiega il ministro, “il governo inglese ha tratto l’unica conclusione plausibile, la Russia ha effettuato un tentato assassinio in una città britannica, facendo uso di un agente chimico vietato dalla convenzione internazionale sulle armi chimiche”. La decisione di May di espellere 23 diplomatici, per cui Johnson usa l’appellativo di “agenti segreti non dichiarati”, è quindi descritta come inevitabile, e come la prima di una serie di misure tese a “smantellare il network russo di spionaggio nel nostro Paese”.

Londra però sa che sarebbe svantaggiata in un braccio di ferro a due con Mosca, e quindi cerca di tirare in ballo gli alleati, a cominciare da quelli europei, con i quali intanto litiga sui termini della Brexit. Secondo Johnson, il caso Skripal “va oltre i termini di una mera disputa bilaterale. Se la Russia è capace di fare uso di un gas illegale in una città inglese vuol dire che il Cremlino è cpaace di agire senza nessun tipo di ritegno. L’amara verità – avverte Johnson – è che quello che è accaduto a salisbury potrebbe avvenire ovunque”.

L’editoriale che appare oggi nelle pagine del Washington Post è un’occasione per Johnson per sferrare un attacco su tutta la linea alla politica estera di Putin. C’è, secondo Londra, “un filo rosso che collega l’avvelenamento di Salisbury all’annessione della Crimea, i cyber attacchi in Ucraina, gli attacchi informatici al parlamento tedesco e l’interferenza nelle elezioni estere”. È “il disprezzo sconsiderato del Cremlino per le regole essenziali della comuntà internazionale”. Di questo disprezzo, spiega Johnson, fa parte anche il tentativo di nascondere l’uso di armi chimiche da parte del regime siriano di Assad. L’indulgenza di Putin verso le atrocità che Assad ha compiuto in Siria, è secondo Johnson coerente con “la volontà evidente dello stato russo di impiegare armi chimiche sul suolo inglese”. C’è solo una ragione per usare il Novichok, continua Johnson – lanciare un segnale a chiunque sia in dissenso rispetto al regime di Putin: “Vi troveremo, vi cattureremo e vi uccideremo, e nonostante lo negheremo, il mondo saprà che è stata la Russia”.

C’è anche spazio per un’invocazione rivolta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove Londra ha già portato il caso. “Tutte le nazioni condividono il dovere di opporsi esplicitamente a questi comportamenti”. Secondo Londra, “le contromisure annunciate dal Primo ministro non riguardano solo l’attacco di Salisbury”. Più ambiziosamente “la Gran Bretagna sta cercando di difendere le regole dalle quali dipende la sicurezza di ogni Paese”. Spero e credo, conclude Johnson, “che i nostri amici staranno con noi!”.

Quella del Ministro degli esteri britannico è una vera e propria chiamata alle armi. Londra, isolata diplomaticamente e politicamente a causa della querelle sulla Brexit, invoca principi e regole sovranazionali per ottenere l’appoggio dei partner. Sinora, sia da Washington che dalle capitali europee sono arrivate dichiarazioni di solidarietà.

Ora però, il tono dello scontro si sta elevando, e dalle parole Londra sembra decisa a passare ai fatti. Sarà interessante vedere se i Paesi europei, le cui economie sono già state danneggiate dal regime di sanzioni contro Mosca, e le cui opinioni pubbliche mostrano preoccupanti sentimenti di russofilia, vorranno seguire su questa strada un alleato che negli ultimi tempi sta regalando non pochi problemi.



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