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Debito e risparmi, se l’Italia è più forte delle apparenze. Parla Messina

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Alla Borsa fanno più paura i dazi di Donald Trump che l’attesa spasmodica di un nuovo governo. Parola del ceo di Intesa San Paolo, Carlo Messina (nella foto), che questa mattina ha presenziato a Milano alla presentazione dell’annuale rapporto sui distretti industriali, un focus sui bilanci aziendali degli anni 2008-16 di quasi 18mila imprese appartenenti a 153 distretti industriali.

“Negli ultimi tre mesi il listino italiano ha registrato una buona performance. La volatilità degli ultimi giorni credo sia legata a Trump e alla questione dei dazi e non di certo alla questione della formazione del governo”, ha assicurato Messina. Visione condivisa in pieno dal capo economista di Intesa, Gregorio De Felice, per il quale “il post 4 marzo poteva rappresentare un bel problema perché non è emerso un vincitore”, invece questo “non ha avuto un grande impatto”, in quanto l’Italia in questi anni ha portato a casa risultati positivi, innanzitutto la crescita. “Il +1,5% è comunque un dato rassicurante per la sostenibilità del debito”.

Sarebbe però un errore considerare il mancato impatto dello stallo politico sulle Borse come una giustificazione ad abbassare la guardia. I dossier urgenti sono molti ed è meglio che il prossimo governo ne prenda nota. Emergenze indicate dallo stesso numero uno di Ca’ de Sass. “Indubbiamente ridurre il debito pubblico. Credo che questa sia una priorità assoluta perché attraverso la riduzione del debito  si creano le risorse che servono per investire sull’occupazione, perché l’occupazione giovanile è oggi un’emergenza sociale e in particolare per investire sul Mezzogiorno che rappresenta l’area di maggiore criticità. Quindi: debito pubblico e investimento su occupazione, in particolare quella giovanile. Sono queste le priorità assolute”.

Mettere in sicurezza debito e occupazione darebbe all’Italia una spinta decisiva verso la crescita. Questo perché oggi il Paese parte comunque da una base più solida del passato. “Siamo un Paese forte, molto forte e ritengo totalmente sbagliati i giudizi di chi la vede come fragile e debole. Dove abbiamo un punto di attenzione rispetto agli altri Paesi è certamente il debito pubblico, ma se guardiamo alla qualità delle imprese e al risparmio delle famiglie siamo certamente meglio di Francia e Germania”.

Il ceo di Intesa ha poi ostentato tranquillità in merito alla prosepttiva di tempi lunghi per un accordo tra le forze politiche propedeutico alla formazione del nuovo governo. “In Germania, alla quale tutti guardano come al punto di riferimento, ci hanno messo 6 mesi a formare un governo”, ha ricordato il manager.

Passando alle questioni più bancarie, Messina ha tenuto a sottolineare il ruolo della banca torinese dell’economia dei territori. “Abbiamo erogato 50 miliardi di euro nel 2017 a imprese e famiglie sul medio termine. Il totale dei nostri impieghi è intorno ai 400 miliardi di euro, il risparmio degli italiani che amministriamo è pari a un trilione euro. Da una parte siamo la cassaforte degli italiani, dall’altra siamo uno dei più grandi erogatori di credito per la pmi in Europa e a medio termine abbiamo erogato quanto il resto del sistema bancario italiano. Rappresentiamo insomma una infrastruttura finanziaria italiana, siamo pronti a erogare nei prossimi anni 250 miliardi di euro a termine a favore di imprese e famiglie”.

Per quanto riguarda invece la possibilità di operazioni su alcuni asset del gruppo (si parla di un’apertura del capitale della controllata Eurizon), Messina ha fatto dei chiarimenti. “Per quanto riguarda la nostra volontà di valutare delle possibili alleanze strategiche con dei grandi operatori globali sul fronte dell’asset management stiamo continuando il percorso di valutazione. Non abbiamo nessuna fretta perché riteniamo sia uno dei progetti di medio termine della banca”. La filosofia della banca “è quella di mantenere il controllo dell’asset management, ma siamo aperti ad alleanze. Abbiamo colloqui in corso con tutti i più grandi potenziali partners di asset management mondiali. Riteniamo che un consolidamento nel settore sia inevitabile”.

Infine una stoccata alla Vigilanza bancarie europea. Credo che allo stesso modo i supervisori si debbano concentrare sui livelli dei derivati e degli attivi reimpossessati delle banche spagnole, perché credo ci sia una diversità di priorità e questo è sbagliato perché i rischi che ci sono nei bilanci delle banche francesi, tedesche e spagnole non sono certo inferiori, anzi sono superiori a quelli delle nostre banche italiane”.

 

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