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Cdp, Rai, Saipem e le altre. La partita delle nomine di Stato irrompe negli equilibri del dopo voto

contratto, italiani

Più o meno 350 poltrone tra cda e collegi sindacali per circa un’ottantina di società controllate. Il conto della tornata di nomine che aspetta il prossimo governo non è affatto un elemento di secondo piano nelle trattative post-voto per formare un nuovo governo. Più di un ministro e certamente molto più di un presidente della Camera può l’ad di una importante azienda di Stato. Potere quindi ma anche la possibilità di incidere concretamente nella politica economica del Paese. E se si sa quali sono le caselle da riempire, ancora non è chiaro si dovrà occuparsene. Il Movimento 5 Stelle, il centrodestra o, nelle more, toccherà ancora a Paolo Gentiloni come avvenuto per la proroga dei capi dei servizi segreti? La differenza, va da sè, non è banale. 

LA CORSA PER CDP

Qualunque ragionamento sui futuri assetti della politica industriale italiano non può non incrociare Cdp. La Cassa infatti è ormai per i giornali come i partiti come lo spot della famosa carta di credito: “per tutto il resto c’è Cdp”. L’attuale vertice Claudio Costamagna (presidente) e Fabio Gallia (amministratore delegato) voluto da Matteo Renzi sconta una certa distanza dai nuovi protagonisti del dopo voto. Se alcune delle scelte fatte o non fatte hanno causato trasversali mal di pancia romani (il che potrebbe anche essere apprezzato, almeno in teoria), oggi il gruppo di via Goito si presenta con una squadra di manager fra i più apprezzati in Italia, un patrimonio professionale che comunque vada assicurerà una gestione solida. I dossier di Cdp sono infatti numerosi e ben delicati (in gioco ci sono i risparmi postali degli italiani). Ecco perché i riflettori sono tutti puntati qui. Il rinnovo degli organi sociali è previsto questa primavera con l’approvazione dei conti 2017. Ci sarà già il nuovo governo?

I RUMORS SU TREMONTI

Per la scelta del Presidente la politica è (quasi) ininfluente. Su questa nomina a decidere sono le fondazioni bancarie, azioniste al 18,4%, guidate  dall’inossidabile Giuseppe Guzzetti, rispettatissimo capo di Cariplo e dell’Acri. Difficile ovviamente anticipare una scelta così importante ma una voce si fa sempre più insistente e riguarda la possibile indicazione del professor Giulio Tremonti. Da sempre è considerato il padre spirituale della “nuova” Cassa essendo stato lui che l’ha trasformata in spa, nel 2003. L’ex super ministro dell’Economia del governo Berlusconi non era candidato alle elezioni ed è presidente dell’Aspen Institute, autorevolissimo crocevia politico-economico internazionale. Da sempre vicino alla Lega ed apprezzato anche dai grillini, chi meglio di lui potrebbe interpretare una svolta colbertista? Il rapporto di lunga data con le Fondazioni potrebbe essere per Tremonti un viatico che consente di chiudere il cerchio. Quanto all’ad, qualunque ipotesi è subordinata all’assetto del governo che sarà in carica. Molti analisti vanno però convincendosi che il risultato elettorale, non concedendo a nessun soggetto politico lo scettro dell’autosufficienza, avrà la conseguenza di favorire soluzioni più largamente condivise. Questo porterebbe ad individuare con maggiore facilità una figura interna, un tecnico competente senza maglietta di partito. Una tentazione che sembra farsi strada, ma che è ancora poco meno di un ballon d’essai, porta il nome di Matteo Del Fante, oggi alla guida di Poste ma che in Cassa ha lavorato per tanti anni restandovi sempre molto legato. Una Sua eventuale (e al momento remota) scelta avrebbe anche la conseguenza di allargare il risiko anche alla società di viale Europa che è quella, fra le partecipate, con il maggiore numero di dipendenti.

SAIPEM APRE IL VALZER DELLE QUOTATE

Ad aprire la partita delle nomine nelle partecipate sarà comunque Saipem. La società di ingegneria e servizi petroliferi è guidata attualmente da Stefano Cao, nel gruppo Eni fin dal 1976. La sua lunga esperienza nel settore lo hanno reso anche un possibile candidato per la posizione di Ceo al posto di Claudio Descalzi se questo fosse costretto ad un passo indietro per ragioni giudiziarie. Lo stesso Cao è però alle prese con le contestazioni della Consob in merito al bilancio 2016 di Saipem. La commissione di Borsa ha messo nel mirino alcune svalutazioni nonché fattori di rischio legati alle commesse. Questo inciderà nelle valutazioni degli azionisti che si riuniranno in assemblea il prossimo 3 maggio? Fuori discussione dovrebbe essere invece il presidente, Paolo Andrea Colombo, che peraltro è vicepresidente di Intesa Sanpaolo, indicato nel 2016 da quelle fondazioni azioniste di Intesa e della stessa Cdp. 

LA PARTITA PER LA RAI

Un’altra grande partita è quella per la Rai. Anche a Viale Mazzini qualcosa si muoverà, visto che con l’approvazione del bilancio scade l’attuale vertice guidato dal duo Monica MaggioniMario Orfeo. Premesso che, quando si parla della tv di Stato risulta piuttosto difficile fare delle previsioni sulla governance, quest’anno bisognerà fare i conti con l’applicazione della riforma voluta da Renzi che fa sembrare il Rosatellum un meccanismo di adamantina semplicità. Al di là dei componenti del Cda, i vertici saranno selezionati dall’azionista, ovvero il governo.

Nel caso in cui a Palazzo Chigi sventolasse una bandiera pentastellata, con ogni probabilità non ci sarebbe molto spazio per Orfeo, stimato da tutto l’arco costituzionale eccetto che dai grillini. Per l’attuale dg da tempo si mormora di un’altra opzione, tutt’altro che di ripiego: prendere le redini di Repubblica, che versa in una crisi di identità e che lui, dopo essere stato capo redattore centrale al quotidiano con Ezio Mauro, direttore di MattinoMessaggero, Tg2, Tg1, potrebbe risollevare. Vedremo. Nel frattempo viale Mazzini è alle prese con il rinnovo degli organi della sua concessionaria.

Orfeo aspettava l’esito del 4 marzo per procedere alla nomina alla nomina dell’ad dopo uscita dell’ormai ex numero uno Fabrizio Piscopo. Considerata la situazione potrebbe optare per prolungare l’interim del presidente Antonio Marano il quale, a sua volta, potrebbe tornare ad avere un ruolo di primissimo piano a viale Mazzini soprattutto se il nuovo governo avrà una matrice di centrodestra. Ben più rilevante sarebbe Rai Way, società delle infrastrutture Tlc, al centro del risiko delle torri con Persidera ed Ei Tower. Il presidente Raffaele Agrusti ha da molti mesi lasciato viale Mazzini e dovrebbe essere sostituito. In teoria. Orfeo ha scelto prudentemente di non cambiare nulla. Difficile dargli torto, data la situazione.

LE ALTRE CASELLE 

Il successore di Padoan a via XX settembre avrebbe dovuto affrontare anche il dossier Ferrovie. Il governo Gentiloni con la regia del ministro Delrio e la benevolenza di Renzi ha preferito giocare d’anticipo. Grazie alla fusione con Anas l’esecutivo ha anticipato i tempi ed ha affidato a Renato Mazzoncini il secondo mandato. I pesanti disagi ferroviari alla vigilia delle elezioni causa neve potrebbero indurre ad un reset. Opzione improbabile ma che nessuno si sente più di escludere in via di principio. Di certo nell’agenda delle nomine di primavera ci saranno Gse e Sogei nonché diverse altre società controllate o partecipate.

NEL FUTURO PROSSIMO VENTURO

Nel 2019 toccherà ad altre tre aziende strategiche affrontare il rinnovo della governance, ovvero Fincantieri, guidata dal ceo Giuseppe Bono, Snam, affidata a Marco Alverà e la controllata Italgas, al cui timone c’è invece Paolo Gallo. Il primo non è certo un novellino ed è l’autore della apprezzata crescita internazionale della cantieristica navale. Lui è il gran regista dell’operazione con i francesi (per Fincantieri un successo). Il nuovo governo sarà interessato a conoscere i dettagli degli accordi con Macron prima ancora che a trattare il nome dell’ad. Ben più giovani e solo al primo mandato gli altri due. Da qui al 2019 in realtà le carte potrebbero cambiare ancora. Chissà. L’anno cruciale per le aziende pubbliche sarà comunque il successivo. Se non ci saranno terremoti prima, nel 2020 termineranno i mandati degli organi societari di colossi come Leonardo, Eni, Enel, Poste, e la stessa Mps. Poi ci sono Terna, guidata da Luigi Ferraris ed Enav, al cui comando c’è Roberta Neri. Un puzzle ricco e complesso dove le spinte per la continuità e quelle per il cambiamento ancora si tengono in equilibrio. Nel risiko della politica c’è di certo solo che tutti i giocatori, lontani da riflettori, stanno pensando proprio a queste nomine. Il vero convitato di pietra nelle trattative di queste ore.



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