La storia dell’ex pilota di elicotteri e parlamentare ucraina Nadiya Savchenko arriva a un nuovo basso: un tribunale ucraino le ha revocato l’immunità parlamentare e conseguentemente alzato un mandato di arresto con l’accusa di terrorismo e di complotto – un presunto golpe progettato con un attacco armato al Parlamento.
Secondo l’accusa, Savchenko avrebbe complottato con altre figure legate alle forze militari nazionali e ai gruppi separatisti del Donbass, arrivando a programmare un attacco armato contro il parlamento di Kiev, con l’impiego di granate e fucili automatici. La conclusione testacoda della sua parabola, arrivata piuttosto a sorpresa nelle ultime settimane.
In breve la sua storia: una volta scoppiato il conflitto nel Donbass, l’ex elicotterista s’era arruolata tra i gruppi nazionalisti per combattere l’avanzata dei ribelli separatisti aiutati dalla Russia. Catturata nel 2014 dai filorussi, era stata portata a Mosca, dove davanti a una corte aveva dovuto subire un processo (considerato arbitrario) perché accusata di aver ucciso due giornalisti russi durante gli scontri.
In quel periodo, Savchenko s’era costruita una grande fama in Ucraina, era considerata una prigioniera di guerra, catturata e ingiustamente condannata, e le campagne di mobilitazione tra i cittadini avevano spinto il governo di Kiev a inserirla in uno scambio di prigionieri con la Russia, evitandole 22 anni di galera. Rientrata in patria, nel maggio 2016 iniziò la sua avventura nella Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, dove era stata eletta nell’ottobre 2014 dal partito Patria (Batkivshchyna) dell’ex premier Yulia Tymoshenko, che l’aveva candidata (non senza obiettivi sensazionalistici e propagandistici).
Una volta in parlamento, aveva già ammesso di aver avuto contatti con i leader delle repubbliche separatiste di Dontesk e Lugansk, ma adesso il procuratore generale ucraino Yury Lutsenko ha reso pubblici dei video e delle registrazioni che mostrerebbero Savchenko impegnata nel discutere dettagli su possibili operazioni terroristiche con altre persone.
La deputata non ha negato: anzi, ha ammesso di aver parlato con personale militare di un possibile colpo di stato, ma dice di averlo fatto “per ridicolizzare” le Forze di sicurezza ucraine, che la seguivano da tempo (da quando appunto si sospettava a proposito di alcune sue dichiarazioni sulla Crimea e su quei rapporti avuti con i separatisti).
Savchenko ha sostenuto anche che agenti sotto copertura dello Sbu, il servizio segreto interno ucraino, avrebbero cercato di screditarla incoraggiandola ad architettare un piano per rovesciare il governo. A quel punto la deputata avrebbe, quindi, finto di interessarsi alla vicenda per rendere evidente al pubblico le modalità operative delle forze di sicurezza nazionali: “Non si tratta di un atto terroristico, ma di una provocazione politica per mettere in ridicolo le autorità ucraine”, ha detto lei in conferenza stampa.
L’ex militare ha aggiunto che vertici di servizi e governo stanno provando ad eliminare i testimoni scomodo delle loro malefatte, “come con Saakashvili e Ruban”. Il riferimento va all’espulsione dal paese dell’ex presidente georgiano ed ex governatore della regione di Odessa Mikheil Saakashvili (finito vittima di una vicenda confusa, che è stata collegata allo scontro politico col presidente Petro Poroshenko) e all’arresto avvenuto l’8 marzo di Volodymyr Ruban, altra figura controversa, coinvolta nell’organizzazione di scambi di prigionieri con la parte russa e le repubbliche separatiste del Donbass. Ruban è stato fermato alla guida di un’auto carica di armi, che secondo gli agenti dello Sbu sarebbero servite al piano di Savchenko.
Sullo sfondo aleggiano accuse contro la Russia, che secondo il governo ucraino potrebbe aver reclutato Savchenko ai tempi in cui era stata catturata e averla indotta a pianificare l’attacco. Ma c’è anche la lotta per il potere interno.
Il caso Savchenko potrebbe generare un moto di disillusione dell’opinione pubblica nei confronti delle figure patriottiche celebrate dalle istituzioni di Kiev, spiega un’analisi dell’Agenzia Nova: “L’arresto della deputata ucraina sembra effettivamente confermare uno schema politico già visto negli ultimi tempi nel paese, quello delle accuse rivolte a personaggi piuttosto in vista ma divenuti scomodi (prima Saakashvili, oggi Savchenko), rei di minacciare l’ordine pubblico e le cariche istituzionali, in particolare il presidente Petro Poroshenko e il governo guidato da Volodymyr Groysman“.
Altro aspetto interno: l’arresto è un colpo per Tymoshenko, che sebbene messa da tempo fuori dal suo partito, sembra in testa ai sondaggi per le presidenziali del 2019. A Tymoshenko verrà fatta pesare, da parte dei suoi avversari politici, la vicinanza a Savchenko, e dunque collegabile a un piano terroristico eversivo contro le istituzioni e alla sua pianificatrice.