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Ecco perché il Segretario della Difesa Usa rilancia le accuse verso Mosca sulla vicenda Skripal

Pentagono

Sale la pressione da parte degli Stati Uniti nei confronti di Mosca per la vicenda Skripal. Dopo il provvedimento di espulsione adottato dalla Casa Bianca nei confronti di 60 funzionari russi e la chiusura del Consolato di Seattle, arriva il monito a muso duro da parte del Segretario della Difesa USA, Jim Mattis, che intervenendo in una conferenza stampa al Pentagono ha dichiarato senza mezzi termini che “Vladimir Putin è responsabile del tentato omicidio in quanto Capo di Stato”.

La dichiarazione, rilanciata da numerosi media americani, rafforza la netta posizione di chiusura da parte della leadership americana verso il Cremlino e allinea gli Usa agli alleati europei dopo le incertezze dei giorni scorsi sull’approccio statunitense alla vicenda. Insieme alla Casa Bianca, dunque, il Pentagono rincara la dose. Mattis ha affermato che è “praticamente ovvia” la matrice russa del tentato omicidio ai danni della ex spia del KGB.

Il Segretario della Difesa ha voluto anche lanciare un chiaro messaggio agli alleati europei e ai partner della Nato, affermando che “i russi avrebbero il potenziale per essere un partner dell’Europa”, sebbene “continuino a compiere azioni che poi rinnegano”, riferendosi tanto all’avvelenamento con l’agente nervino quanto alle azioni coperte dei militari russi in Crimea.

Il duro intervento di Mattis viene anche letto come un segnale di allineamento all’interno dell’amministrazione. La tensione derivante dalla telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin all’indomani delle elezioni russe aveva generato serie preoccupazioni tra i collaboratori del presidente ed il rapporto ambiguo con il Cremlino era stato considerato una delle ragioni dell’uscita di H.R. McMaster dal ruolo di National Security Advisor, sostituito dall’ambasciatore John Bolton.

Mattis, espressione della leadership militare nell’amministrazione USA, si fa portatore di un messaggio di coesione di fondamentale importanza. Il peso del Pentagono nelle dinamiche internazionali è sempre più schiacciante e i generali che lavorano alla Casa Bianca – incluso John Kelly – preservano una posizione di influenza nei confronti del presidente più volte posta in discussione negli ultimi tempi.

Le parole del Segretario della Difesa hanno, dunque, un duplice effetto stabilizzante, sia verso l’esterno – puntando a rassicurare gli alleati europei – sia verso l’interno, confermando la solidità della leadership militare nell’amministrazione.

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