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Trump è “ossessionato” da Amazon o dal Washington Post?

Donald Trump è “ossessionato” da Amazon, spiegano cinque fonti anonime a Jonathan Swan, tra i più en vogue cronisti politici americani, firma di punta del sito Axios. La storia non è nuova: Amazon e il suo creatore Jeff Bezos, nonché proprietario del Washington Post, sono finiti più volte sotto attacco diretto da parte del presidente (Formiche.net s’era occupato già nel giugno scorso della “guerra di carta” tra i due)

Si tratta di una logica che segue più o meno questa linea: Amazon-Bezos-WaPo-Amazon-Wapo.

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I motivi sono svariati, c’entrano le tasse solo in parte (che secondo Trump non sono pagate adeguatamente dal colosso dell’e-commerce); c’entra un’ottica America First contro il globalismo che Amazon rappresenta, ma anche in questo caso solo in parte; c’entra parecchio il Washington Post, che Trump detesta quasi più del “failedNew York Times (che per i repubblicani è l’impaginato liberal da distruggere).

Nel modo di vedere il mondo di Trump tutto è corrotto, per primo i media – per questo dice di essere sicuro che nel 2020 riceverà copertura benevola dai giornali americani, visto che gli sta facendo aumentare i profitti.

La colpa del giornale di cui Bezos è personalmente proprietario – ma Trump semplifica: per lui è il giornale di Amazon, e arma politica di Bezos – è di dipingere i retroscena del disordinato potere trumpiano con minuzia e costanza fin dai tempi della campagna (per esempio: David Fahrenthold, giornalista del WaPo, per la copertura della campagna elettorale di Trump ha vinto un Pulitzer lo scorso anno) ed è colpevole di aver chiuso alcuni scoop enormi sull’amministrazione, molti dei quali sul filone Russiagate, anche imbarazzanti – notizie e copertura che Trump descrive puntualmente come “fake news” e annovera tra i tasselli di un progetto occulto (e corrotto) per tentare di affondarlo.

Da tempo Trump fa sapere di aver messo mano a un piano per colpire Amazon — il lato più esposto della galassia Bezos, perché toccare la libertà di stampa del WaPo è impossibile — e rimetterlo in regola con quelli che per lui sono doveri fiscali incompiuti dal gigante del web-retail: ma nei fatti il piano è immateriale.

Secondo una delle fonti, Trump avrebbe chiesto a sé stesso, ad alta voce durante una riunione, se non ci fosse un modo per andare contro Amazon con qualcosa di simile all’antitrust o alle leggi sulla concorrenza sleale – ma finora sembra che questa soluzione sia un non-starter.

“Sta uccidendo” il business dei grandi centri commerciali e dei negozi tradizionali, le fonti di Swan spiegano così la visione usata dallo Studio Ovale contro Amazon; e sta colpendo anche molti amici del presidente, aggiungono. Prima reazione istintiva dalla borsa: il titolo di Amazon, che impiega migliaia di dipendenti nel mondo, sta cedendo il 5,9 per cento.

Trump sembra abbia anche spostato la sua visione sul solco di una vulgata secondo cui Amazon usufruirebbe di agevolazioni postali e tariffe non pagate: una fonte dice che “gli è stato spiegato che in realtà la US Mail ci guadagna tantissimo con Amazon e che si tratta di sue percezioni inaccurate”.

E sembra un altro pezzo dell’approccio logico con cui vuole attaccare Amazon per colpire Bezos e il Washington Post: approccio che nel corso del tempo si è spostato dalle tariffe antitrust alle tasse di Internet alle tariffe postali.

Interessante che all’interno di questo dibattito che coinvolge uno dei pezzi dorati dell’industria tecnologica americana, notare come Trump non acceda mai alla questione Facebook, da giorni al centro di polemiche gigantesche su come vengono gestiti i dati dei suoi utenti, dopo la scoperta del dossier Cambridge Analytica – sempre una fonte di Axios rivela che invece il vicepresidente Mike Pence è piuttosto preoccupato per il potere che compagnie come Facebook finiscono per trovarsi in mano.

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