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L’artigianato italiano prova a rialzare la testa. Il report Infocamere​

Ancora un anno difficile per l’artigianato italiano, seppure con qualche luce all’orizzonte e una timida reazione alla crisi. Questa la fotografia scattata  da Unioncamere e InfoCamere sull’imprenditoria artigiana a partire dai dati del Registro delle Imprese delle Camere di commercio. Sebbene anche il 2017, come gli otto anni precedenti, si sia concluso con un saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni di imprese  (11mila le aziende in meno rispetto al 2016), il risultato è il meno pesante dall’inizio della crisi e conferma, accentuandola, la tendenza al recupero innescata nel 2014.

Nonostante i segnali di ripresa che si registrano, la crisi non è dunque ancora alle spalle. A fronte del calo delle cessazioni di impresa che si attestano sul livello minimo del decennio (92.265 unità), risulta in calo anche il numero di quanti decidono di intraprendere una attività artigiana (80.836). Il saldo è dunque negativo per circa 11mila unità anche se, fa notare Infocamere, si tratta del livello più basso da cinque anni, dunque un piccolo segnale di ripresa c’è. Dal 2012 ad oggi, quando l’anagrafe artigiana segnava un 1,4 milioni di  imprese, si registra una diminuzione dello stock di oltre 110mila unità, con una riduzione percentuale complessiva vicina all’8%, pari a oltre un punto percentuale in media all’anno.

 

 

 

Infocamere

 

 

Guardando alla geografia dell’Italia artigiana, nel 2017 tutte le macro aree del Paese hanno fatto registrare una diminuzione dello stock delle imprese, in una forchetta compresa tra le -2.500 imprese del Nord Est e le oltre 3.500 del Mezzogiorno, ma tutte in miglioramento rispetto ai dodici mesi precedenti. Tra le regioni, il Trentino-Alto Adige è l’unica che presenta una modestissima crescita (+8 imprese, +0,03%). La graduatoria provinciale per tasso di crescita evidenzia invece una presenza ridotta di province caratterizzate da un segno positivo: Reggio Calabria (+0,85% pari a +83 imprese), Bolzano (+0,71% e +95 imprese), Milano (+0,65% per 455 imprese artigiane in più), Taranto (+0,17% e +13 imprese), Trieste (+0,11% e +5 unità) e Monza (+0,05% e +11 unità).

 

Senza titolo

 

Per quanto riguarda i differenti settori dell’artigianato, il 2017 ha messo in evidenza una crescita sensibile delle attività artigiane nel comparto del “Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese”, in cui si è registrato un saldo di 1.807 imprese in più (pari ad una crescita del 3,6% rispetto al 2016). Performance positive, spiega Infocamere, caratterizzano il settore delle “Altre attività di servizi” (in particolare grazie all’aumento delle attività legate ai servizi alla persona), e quello della comunicazione, che nei dodici mesi del 2017 hanno fatto segnare un saldo positivo rispettivamente di 1.224 e 244 imprese, con un tasso di crescita pari a +0,66% per il primo comparto e che ha sfiorato il 2% per il secondo.

Risultato negativo per le costruzioni, che, nel 2017 perdono oltre 7mila unità (-1,4%), ma che fanno meglio dell’anno precedente dove avevano fatto registrare una contrazione di oltre 10mila aziende. Le cose non vanno meglio per le imprese che operano nel trasporto e magazzinaggio e per l’industria in senso stretto: nel 2017 il saldo delle imprese artigiane è diminuito di 1.764 imprese (-2,0%) per il primo comparto e addirittura, per il secondo, il calo è stato di 4.744 imprese (-1,5%).


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