“Le elezioni saranno una partita a due: vittoria e governo del centrodestra oppure un esecutivo Di Maio con il sostegno di Pd e Liberi e Uguali. Nel primo caso sarà anche interessante vedere cosa accadrà nella Lega, dove ormai la guerra tra Salvini e Maroni sta arrivando alla fase finale”. Una chiacchierata con il professor Paolo Becchi – filosofo, politologo ed ex ideologo del Movimento 5 Stelle – è sempre utile, perché i suoi ragionamenti sono lucidi, originali, mai scontati.
Professor Becchi, chi è il favorito?
Il centrodestra può raggiungere il famoso 39% necessario per arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi. Ma anche solo se il risultato verrà sfiorato, Mattarella dovrà dare l’incarico a chi è in grado di formare una maggioranza, cioè Forza Italia, Lega e Fdi. Berlusconi, però, ha commesso più di un errore.
Quale?
Ha sbagliato a non andare in piazza. Io vengo da un giro in Puglia e Sicilia, la sua mancanza si sente. Invece lui ha fatto un’altra scelta: sto in tv così raggiungo più persone. Decisione che verrà pagata in termini elettorali, specialmente al Sud. Chi avrà un buon risultato sono coloro che hanno battuto il territorio palmo a palmo, come Lega e M5S. La piazza e il contatto diretto con gli elettori conta ancora.
Lei ha scritto che Berlusconi fa bene a non indicare chi sarà il premier. Anche se in più occasioni ha avanzato il nome di Antonio Tajani.
Berlusconi dovrebbe essere prudente, perché non c’è un candidato condiviso: sparare un nome provocherebbe imbarazzo tra gli alleati. Col rischio, oltretutto, di bruciare il candidato. Poi non è affatto escluso che la Lega non possa superare Fi: da questo punto di vista Berlusconi non può dormire sonni tranquilli e, in tal caso, il premier sarà Salvini. Forza Italia è ferma, anzi sta retrocedendo, mentre la Lega è in crescita. Il Cavaliere, con la sua campagna tutta tv, non sta spostando voti.
E Tajani?
Sarebbe un grosso rospo da buttar giù per Salvini: fai una campagna anti europeista e poi accetti come premier il presidente del Parlamento europeo? Io vedrei meglio Frattini, su cui Meloni e Salvini avrebbero meno obiezioni. Anche se, a mio avviso, la persona giusta sarebbe Giulio Tremonti. Per maturità e preparazione.
Nella Lega ormai ogni giorno Maroni spara su Salvini…
Maroni non ha capito la svolta di Salvini, che non ha rinnegato il federalismo, ma il secessionismo. Ha coniugato il leghismo in senso nazionale. Inoltre non dimentichiamo che Salvini ha preso un partito debole orfano di Bossi portandolo al 15%. Non è vero che questa non è più la Lega, è solo una Lega diversa dalle origini. Nella sua presa di distanza Maroni usa argomenti deboli e non ci fa una bella figura. Ma forse mira ad altro…
Il Pd lo dà per sconfitto?
Il problema del Pd è Renzi. Ormai gli elettori del centrosinistra non lo possono più vedere. Prenderà una batosta, col rischio di andare sotto il 20%. Questo voto sarà la continuazione di quello sul referendum. Un cattivo risultato riaprirà per forza una riflessione sulla sua leadership nel partito, anche da parte degli stessi renziani.
Bersani e D’Alema potrebbero rientrare?
Leu non otterrà un buon risultato, perché fare un partito col solo obbiettivo di far fuori Renzi non è stato capito dagli elettori. Hanno sbagliato candidato (Pietro Grasso) e campagna elettorale, davvero poco incisiva. Invece ci sarà una buona affermazione di Potere al popolo. Sarei felice se entrassero in Parlamento, perché forze di netta opposizione ci vogliono. Anche Casa Pound potrebbe portare a casa molti consensi.
In caso di stallo totale, che succede?
Mattarella dovrebbe dare l’incarico al partito di maggioranza relativa, ovvero M5S, che ha già in tasca un’intesa a sinistra, con Pd e Leu. Quanto poi possa durare un esecutivo di tal fatta, nessuno può dirlo. Di sicuro, però, non si tornerà a votare a breve.
Lei è stato molto vicino al M5S. Come li vede?
Del movimento delle origini non è rimasto più nulla. Ormai ragionano in un’ottica di potere come qualsiasi altro partito, con gli stessi problemi degli altri partiti. Hanno anche massoni e condannati nelle liste, dove sta la loro diversità?
Come giudica la campagna elettorale di Di Maio?
Ha fatto bene a battere il territorio. Il suo curriculum debole non mi preoccupa, bisognerà vedere i collaboratori che si sceglie. Un suo esecutivo sarà per la maggior parte tecnico e lui dovrà fare solo il coordinatore, il vigile.
Grillo tornerà in prima linea?
Non credo, il suo ruolo è totalmente defilato. In questa campagna elettorale non si è visto, ormai è evidente che non si vuole più occupare del movimento. Se il risultato di M5S non sarà eclatante sarà dovuto anche al fatto che i due personaggi che hanno ideato e lanciato il Movimento non ci sono più: Casaleggio è morto e Grillo si è fatto da parte.