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Gli Usa non temono M5S. Dopo Di Maio anche Casaleggio sulle colonne del Washington Post

Il dialogo intercorso negli ultimi mesi tra gli esponenti di punta del Movimento Cinque Stelle e la comunità atlantica ha avuto riscontri più che positivi. Il Movimento a guida Luigi Di Maio ha saputo, infatti, costruire e rafforzare il canale di comunicazione con Washinton e un po’ alla volta si è fatto conoscere oltreoceano come forza responsabile, candidandosi a preservare la collocazione italiana nell’asse transatlantico.
Primo passo di questo percorso è stato il viaggio a Washington che Di Maio ha voluto intraprendere all’inizio della sua corsa verso la presidenza del Consiglio dei ministri, nel novembre dell’anno scorso.

Di Maio seppe in quella circostanza dialogare con rappresentanti istituzionali e giornalisti, così da offrire una prospettiva più chiara sul Movimento. Più in particolare, l’intervista pubblicata dal Washington Post a firma di Ishaan Tharoor servì a fare chiarezza sulla collocazione internazionale di M5S e sui dubbi della comunità atlantica rispetto ad una presunta vicinanza a Mosca. Il candidato premier volle convincere la controparte sul suo atlantismo e sull’importanza delle relazioni con gli Stati Uniti.
Quella visita servì anche ad aumentare fiducia e aspettative verso la nuova forza politica e ad inaugurare una stagione di dialogo che prosegue – con maggiore sistematicità – in questi giorni.
È ancora una volta il Washington Post a pubblicare un intervento di un esponente di rilievo del Movimento, Davide Casaleggio (presidente di Casaleggio Associati e ideatore della piattaforma Rousseau) sui valori fondanti della forza politica. Casaleggio condivide il proprio punto di vista sui temi della rappresentanza diretta, del rifiuto della logica degli establishment e sull’esercizio della democrazia attraverso internet.

Nell’articolo viene anche sottolineato come l’affermazione senza precedenti del Movimento Cinque Stelle a guida Luigi Di Maio nella tornata elettorale italiana di inizio marzo sia espressione di un nuovo modo di intendere la partecipazione dei cittadini alla vita democratica, scevro da qualsiasi intermediazione riconducibile alle logiche dell’ormai sorpassato establishment politico.
Dalle colonne del più antico e diffuso giornale di Washington, l’autore si fa anche portatore di una visione che va oltre il dato elettorale ed è – piuttosto – espressione di un progetto ben chiaro e definito: quello di innovare i meccanismi di formazione della classe dirigente che è chiamata a guidare l’Italia.
Dietro le parole dell’ideatore della piattaforma Rousseau non c’è solo l’analisi dei flussi elettorali ma anche un chiaro segnale d’attenzione verso gli Stati Uniti, che hanno dimostrato di saper guardare alla nuova forza politica senza pregiudizi e timori.

Quasi a voler archiviare la fase storica dello sdoganamento del Movimento, si apre adesso il momento del confronto e di un dialogo più approfondito con i protagonisti della forza politica, a cui è dato l’onere di dimostrare capacità di governo e solidità delle posizioni filoatlantiche sui temi di politica estera, Difesa e sicurezza internazionale.
La corsa verso il futuro del M5s passa, dunque, da un’idea ben chiara delle dinamiche internazionali e dalla capacità di esprimere una leadership chiara e trasparente.
Con l’intervento di Casaleggio sul Washington Post, la forza politica fa dunque un ulteriore passo in avanti verso gli Stati Uniti – è questo il senso dell’articolo – e si candida ad essere un riferimento rassicurante per Washington e non solo un partito di opposizione.
In un momento in cui crescono i timori per una vicinanza eccessiva della Lega Nord alla Russia, ben argomentata da un recente articolo del New York Times, l’intervento di Casaleggio serve anche a rafforzare e consolidare la predisposizione positiva di Washington in alternativa allo spauracchio della deriva anti-atlantica rappresentata dalla Lega Nord.

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