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70 anni di democrazia e di sfide. Israele celebra la sua storia e guarda al futuro

economia, israele

Ottant’anni fa, le potenze mondiali si riunirono a Evian in Francia per risolvere il problema dei profughi ebrei in fuga dalla Germania nazista. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il problema dei sopravvissuti ebrei alla Shoah era ancora pressante, perché la Gran Bretagna impediva l’immigrazione in Palestina. Il sogno di uno Stato ebraico sembrava un miraggio, fino al 14 maggio 1948, quando David Ben Gurion, contro ogni consiglio, dichiarò l’indipendenza di Israele, che ora ha 70 anni.

Il momento è storico se si pensa all’evoluzione di un piccolo Stato che all’inizio suscitava compassione e che ora è al centro della cultura, dell’industria e della ricerca internazionali. Negli anni ’20, scriveva Leah Goldberg a Kaunas in Lituania “voglio essere una poetessa, ma chi mi leggerà se scriverò in ebraico, una lingua che nessuno parla?” Già negli anni ’50 era acclamata come poetessa nazionale. Il sogno visionario di Eliezer Ben-Yehudah di far rivivere l’ebraico è diventato oggi un premio letterario per David Grossmann, autore apprezzato per lo stile e la profondità di analisi. Un piccolo gruppo di cristiani in Galilea ha preso ispirazione per far rivivere l’aramaico, in disuso da ormai cent’anni.

La storia di Israele è segnata da guerre e da rapido sviluppo. Giusto prima della festa dell’indipendenza si celebra la Giornata in ricordo dei caduti e delle vittime del terrorismo. Miriam Peretz, insignita del premio annuale per il contributo all’educazione, ha perso due figli in guerra nel 1998 e nel 2010. Racconta con commozione del dolore di madre e del conforto in un senso di solidarietà che la motiva a contribuire ancor più per lo sviluppo educativo della gioventù israeliana.

Israele è anche una società in continuo cambiamento: negli anni ’50, con l’immigrazione degli ebrei orientali espulsi dai Paesi arabi, negli anni ’70 con i primi ebrei sovietici, negli anni ’90 con russi ed etiopi. È un particolare esempio di autonomie, integrazioni e conflitti in cui anche le minoranze arabe stanno, pur lentamente, trovando una propria piena posizione.

L’industria dell’hi-tech e la ricerca hanno prodotto enormi successi in diversi campi, tra cui l’agronomia, l’informatica e la nano-tecnologia. Le celebrate start-up e il sistema Paese attraggono ricercatori e imprenditori.

L’aspetto più singolare di Israele è forse l’esser una democrazia in continua evoluzione, fondata da leader che democrazia non conoscevano e affermatasi come tale senza passare per fasi di rivoluzione o colpi di Stato.

Una democrazia che dovrà affrontare nei prossimi anni delle prove cruciali: la minaccia iraniana ai confini del nord, la guerriglia terroristica di Hamas e un nuovo Medio Oriente che va definendosi. Così anche la grande prova dell’integrazione delle minoranze che sono cresciute ai margini della società, rivendicando autonomia (come gli ortodossi haredi, i musulmani e i cristiani), le cui giovani generazioni chiedono invece nuove politiche di inserimento sociale.


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