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Vi spiego i nuovi piani del Cira. Parla Annunziato

La definizione e approvazione da parte del Miur del nuovo programma nazionale di ricerche aerospaziali (Prora) fornirà tutti gli elementi per il rilancio del centro sperimentale italiano, a partecipazione statale, che possiede la più grande dotazione di infrastrutture di ricerca in campo aerospaziale presente in Italia. Si tratta del Cira (Centro italiano ricerche aerospaziali) e a sostenere la sua rinascita è il nuovo presidente Paolo Annunziato (professore alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e un passato da dg del Cnr). Il Cira è dotato di impianti di prova, adesso funzionanti, unici al mondo e laboratori utilizzati da enti e industrie nazionali e internazionali. A Capua le attività svolte sono molteplici, si va dallo studio dei velivoli aeronautici e spaziali, in grado di volare in modo autonomo e a velocità elevatissime, alla messa a punto di sistemi innovativi per ridurre l’impatto ambientale dei velivoli, aumentare la sicurezza del volo, rendere più efficiente la gestione del traffico aereo, fino allo sviluppo di tecnologie abilitanti per i futuri sistemi di trasporto spaziale.

In occasione del suo ingresso al Cira, ha affermato che ci sono tutti gli elementi per il rilancio del centro aerospaziale. Ci spieghi meglio.

Mi riferisco soprattutto al lancio del nuovo programma Prora, un elemento fondamentale per tutto il settore aerospaziale e in particolare per il Cira, che partecipa ai principali programmi di ricerca europei e internazionali e collabora con le più importanti università e aziende aeronautiche e spaziali, italiane e straniere. Il nuovo programma è molto ambizioso, dal momento che prevede interventi importanti e dettagliati sia nel campo spaziale, sia per supportare l’industria e i processi produttivi dell’intero settore.

A quanto ammonta il finanziamento e da chi arriveranno le risorse?

Il piano stabilito viaggia attorno ai 140 milioni di euro per il periodo 2018-2020, poi c’è una seconda fase, che prevede ad oggi investimenti complessivi per circa 250 milioni di euro. Le risorse arriveranno in parte dal Centro stesso, dall’Agenzia spaziale italiana (presente come socio di maggioranza nella compagine societaria, così come il Consiglio nazionale delle Ricerche e la Regione Campania, ndr) dalla Regione e dal settore industriale. In aggiunta, ci saranno le risorse che saremo in grado di conquistarci sul mercato. Poi c’è la collaborazione diretta con le imprese spaziali e aeronautiche italiane e straniere. Si tratta di un piano robusto.

Sono state superate le criticità gestionali?

Il quadro che ho trovato arrivando al Cira è positivo e dinamico, con prospettive importanti di partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali. Non è vero che si tratta di una struttura inutile, il Cira dirà la sua. Certo bisognerà correggere qualche errore fatto nel passato. Servirà una buona gestione, visto che utilizziamo del denaro pubblico, per fare attività in maniera ancora più efficiente. Il Cira è nelle condizioni ideali per crescere. L’approvazione del Prora ci ha dato risorse e competenze. Tutto, compreso il management, va nella direzione del potenziamento della struttura.

Oltre al Prora, su cosa farete leva per il rilancio del centro?

Al di là delle basi programmatiche e delle risorse certe abbiamo due asset fondamentali per quanto riguarda le competenze: il capitale umano e i nostri impianti di test e qualifica. Al Cira lavorano 380 persone, di cui due terzi sono ricercatori, poi ci sono gli impianti, che in passato sono rimasti fermi per problematiche legate alla loro manutenzione. Adesso le criticità sono state risolte (un solo impianto è ancora fermo, quello per i crash test, che necessita di ulteriori modifiche per metterlo a norma, ndr) e negli ultimi 6 mesi c’è stata una forte attività.

A cosa state lavorando attualmente nei vostri impianti?

Di recente abbiamo testato il nose del Dream Chaser che la Nasa sta facendo costruire a Sierra Nevada Corporation (società americana con cui il Cira ha in essere un accordo, ndr) per le future missioni spaziali. In particolare, qui a Capua sarà testata la resistenza della parte della navetta maggiormente soggetta al riscaldamento. Questi grandi impianti sono pensati per verificare le capacità di questi mezzi di uscire e rientrare in atmosfera, nonché di muoversi nello spazio. Abbiamo le strutture adeguate a verificare aerodinamicità e termodinamicità di sistemi e singole componenti per tutto il settore aeronautico. Inoltre, siamo in grado di comprendere tutti gli effetti legati al ghiaccio grazie a un impianto, l’icing wind tunnel, la cui importanza è riconosciuta a livello internazionale. Poi ci sono le gallerie del vento e le altre strutture, dove sperimentiamo ad esempio sistemi unmanned. Partecipiamo poi allo sviluppo dei lanciatori, sia il Vega sia di quelli futuri pensati per i micro satelliti, e stiamo lavorando a un progetto per Marte, con la creazione di un laboratorio dove è stato riprodotto un terreno marziano, sia al fine di testare l’abitabilità e la possibilità di colture, sia per sperimentare gli strumenti che verranno utilizzati nelle future missioni verso il Pianeta rosso.

Quanto incide la componente internazionale sulla vostra attività?

Facciamo parte del circuito dell’Esa, quindi siamo già dentro a una serie di programmi di ricerca collegati all’Agenzia spaziale europea. Poi abbiamo rapporti con la Cina, che ha grande interesse a effettuare degli scambi, ma anche con la Russia e la Romania. Poi naturalmente lavoriamo con gli Stati Uniti. Le potenzialità ci sono, quindi cercheremo di allargare anche ad altri Paesi il numero delle collaborazioni.

E qual è il ruolo dell’industria italiana?

Quasi tutte le imprese private del settore sono socie del centro e anche in questo ambito puntiamo a stringere ulteriormente la collaborazione con l’industria e ad aumentare le ricadute. Il Cira non si occupa solo di testare aerei o navicelle spaziali, ma anche di mettere a punto tutta una serie di tecnologie che trovano successiva applicazione anche in settori diversi da quello aerospaziale, per questo stiamo sviluppando collaborazioni nuove, sia con le imprese sia con le istituzioni. C’è spazio per crescere ancora.

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