Lo schema è sempre quello: mettere il Pd sotto pressione. Spingerlo nel vicolo cieco e suicida dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle. In questo vero e proprio assedio mediatico senza precedenti, vale tutto. Ogni motivazione è plausibile. “Bisogna evitare che nasca un governo Lega-M5S”. Oppure “Gli elettori di sinistra hanno lasciato il Pd per votare i grillini, quindi è con loro che il Pd deve allearsi”. “Il Pd deve far nascere il governo di Di Maio dopo essersi liberato di Renzi”.
“È la solita vecchia storia” canterebbe Cat Stevens. Con gli intellettuali e la società civile che cercano di dettare la linea al più grande partito della sinistra italiana. E più il partito sembra non dare ascolto alle sirene che giungono dagli attici della capitale magistralmente descritti da Stefano Disegni, più costoro si accaniscano. Non è una novità.
Certo il Pd ha fatto mille errori negli ultimi 15 mesi, e Matteo Renzi forse ne ha fatti più degli altri. Ma consegnarsi al Movimento Cinque Stelle, come chiedono coloro che negli ultimi anni hanno massacrato il Pd dalle tribune dei talk show o dalle colonne dei propri giornali, sarebbe la resa definitiva.
È veramente curioso vedere sui nostri schermi alternarsi i visi di coloro i quali per un lustro intero hanno inveito contro le politiche del Pd e contro i suoi dirigenti, darsi il cambio nel tentativo di dettarne la linea politica. E nessuno che si ponga il problema di come sia possibile che una forza politica – il M5S – proponga nello stesso momento un accordo di programma a un partito di centrosinistra e a uno lepenista. Questa notevole distonia politica sembra però non dar vita ad alcun interrogativo tra i commentatori di cui sopra, come se fosse identico allearsi con chi ha politiche praticamente contrapposte su immigrazione, Europa, accoglienza dei migranti, e pensioni.
Non si vede un motivo valido, poi, per il quale i democratici dovrebbero offrirsi ai Cinque Stelle per permettergli di cancellare tutto ciò che i governi del Pd hanno fatto nella scorsa legislatura.
L’obiettivo è duplice. Da una parte eliminare definitivamente Matteo Renzi (e il suo gruppo dirigente) dal campo di gioco del centrosinistra. Dall’altra, epurato da Renzi, costringere il Pd sotto il giogo degli intellettuali e dei giornalisti progressisti, facendo in modo di ristabilire il proprio potere di influenza all’interno di quell’area politica, in una nuova edizione degli anni Settanta.
Siamo quindi sicuri che, anche oggi, anche domani e per tutti i prossimi giorni, i visi che abbiamo visto rimproverare qualsiasi cosa al Pd negli ultimi anni, si ripresenteranno per spingere i democratici all’alleanza suicida con il M5S.