L’Italia migliora. Forse, o forse no. Senza dubbio cresce poco e questo è il vero problema del Paese. Perché andare al rallentatore può essere peggio che non crescere affatto. Si rischia di essere completamente tagliati fuori. Non si può certo dire che l’ultima analisi del Centro studi Economia Reale, presieduto dall’ex viceministro dell’Economia, Mario Baldassarri (nella foto), presentata questa mattina a Roma, pecchi di scarso realismo. Per questo non mancano i consigli, concreti, a quei partiti chiamati a governare l’Italia, Lega e Cinque Stelle su tutti.
LE PREVISIONI
Il rapporto curato dallo stesso Baldassarri e presentato all’Istituto Luigi Sturzo, traccia un quadro preciso per i prossimi 3-4 anni. Punto primo, la crescita. Indicando “una frenata preoccupante nella crescita italiana dei prossimi anni che sarebbe per di più ulteriormente compressa a seguito di un eventuale rallentamento del commercio mondiale. Di conseguenza l’andamento dell’occupazione sarebbe del tutto insoddisfacente e le nostre condizioni di finanza pubblica, nonostante l’ipotizzato aumento dell’Iva e delle accise, rimarrebbero fragili”. Non proprio la previsione più rosea.
CONTI A RISCHIO?
Non che vada meglio sul fronte dei conti pubblici, fa sapere il centro studi di Baldassarri. “Il deficit pubblico non si azzererebbe neanche al 2022, il debito pubblico continuerebbe a crescere in valore assoluto fino a 2.343 miliardi di euro ed il suo rapporto con il Pil si ridurrebbe a fine periodo al 120%, prevalentemente come effetto dell’aumento del Pil nominale conseguente alla maggiore inflazione dovuta all’aumento dell’Iva e delle accise”.
UN CONSIGLIO A LEGA E M5S
Fin qui lo scenario nel medio termine. Il quale però potrebbe mutare se alcune delle proposte messe in campo dai partiti vincitori delle elezioni, Lega e M5S, andassero a tutti gli effetti in porto. Tutte ipotesi, dalla flat tax targata Carroccio al reddito di cittadinanza grillino, che “tendono a dare un qualche sostegno alla crescita ed all’occupazione nel primo anno di applicazione, ma tale impulso si mostra in esaurimento progressivo dal terzo al quarto anno della simulazione”. Tradotto, buone per i primi due anni, ma poi si torna al punto di partenza. L’unica certezza è che sia la flat tax, sia il reddito di cittadinanza “provocherebbero un superamento del 3% di deficit pubblico ed un profilo di aumento del debito pubblico in valore assoluto con un riduzione molto limitata del suo rapporto con il Pil”, si legge nel rapporto.
PRIMA I SOLDI, POI LE MISURE
Per queste ragioni, Baldassarri propone “un’inversione dell’ordine dei fattori: il confronto politico è infatti quasi esclusivamente condotto in termini di provvedimenti di riduzioni di tasse ed aumenti di spesa pubblica con incerti e vaghi riferimenti alle necessarie coperture. Al contrario in questo nostro rapporto proponiamo di definire prima dove prendere le risorse e poi dove andare ad utilizzarle”. Emergono in questo senso tre specifiche voci di copertura che, al massimo possibile, potrebbero rendere disponibili 100 miliardi di risorse, cioè circa il 5% del Pil. “Tali coperture potrebbero provenire per 40 miliardi dal taglio delle Tax Expenditure (agevolazioni fiscali, ndr), per 40 miliardi dal taglio nei fondi perduti in conto corrente ed in conto capitale e per 20 miliardi dal contenimento della voce Acquisti di Beni e Servizi di tutte le pubbliche amministrazioni”.
FLAT TAX&REDDITO DI CITTADINANZA, ISTRUZIONI PER L’USO
Una volta individuati i meccanismo con cui ottenere le coperture, 12,5 miliardi nel 2019 e 19 nel 2020 dovranno essere usati immediatamente per disinnescare gli aumenti di Iva ed accise che frenerebbero ulteriormente la crescita ed aumenterebbero l’inflazione. “Le notevoli risorse che comunque resterebbero a disposizione potrebbero allora essere usate a copertura delle eventuali decisioni di taglio di tasse ed aumenti di spesa indicate dai vari partiti. Abbiamo pertanto simulato che, con in testa quelle coperture, si vari sia la flat-tax al 23%, sia il reddito di cittadinanza: i risultati che abbiamo ottenuto indicano che tali provvedimenti sarebbero fattibili e produrrebbero effetti positivi sulla crescita che si attesterebbe stabilmente sopra l1% e sulle condizioni di finanza pubblica, con un deficit che si porterebbe a zero sin dal primo anno ed un avanzo primario al 4% del Pil, ovviamente a condizione che abbiano in testa e come priorità le coperture finanziarie che abbiamo indicato”.
OBIETTIVO IRPEF
Al netto delle rispettive proposte di Lega e M5S, Baldassarri ha elaborato una sua proposta per il taglio dell’Irpef, l’imposta gravante sulle persone fisiche. “Abbiamo infine voluto simulare una nostra proposta di politica economica che, sempre sulla base di quelle stesse coperture e di quanto necessario a non far aumentare Iva ed accise, vada ad impiegare quelle risorse in una riforma strutturale Irpef a tre aliquote (20% fino a 35 mila euro di reddito, 30% fino a 100 milae 40% sopra 100 mila) che comporterebbe uno sgravio fiscale di circa 40 miliardi contro i 60 miliardi determinati dalla Flat-Tax al 23%. Si propone poi l’azzeramento dell’Irap per 20 miliardi di euro e l’aumento degli investimenti pubblici per 20 miliardi di euro. Gli effetti che si determinerebbero da questa nostra strategia di politica economica si mostrano, a parità di risorse rese disponibili dai tagli proposti, notevolmente superiori a quelli, pur positivi, prodotti congiuntamente dalla Flat Tax e dal reddito di cittadinanza”.