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Tim, Open Fiber e la battaglia per la fibra. La versione di Bassanini

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Fibra e rame, ovvero Open Fiber e Tim. Non è stato facile per Franco Bassanini (nella foto) intervenuto questo pomeriggio al Tempio di Adriano, cornice del convegno Italia a tutta fibra (qui lo speciale di Formiche.net) organizzato dall’Askanews in collaborazione con Open Fiber (di cui Bassanini è presidente, spiegare la competizione in atto tra la società pubblica partecipata da Enel e Cdp e l’ex monopolista, alle prese con la lotta tra Vivendi ed Elliott. Eppure l’ex presidente di Cdp ha cercato di misurare i toni quando nel corso del suo intervento ha toccato la delicata questione del rapporto con Tim.

“Nel prossimo decennio la copertura di tutto il territorio con la fibra è condizione essenziale per non essere condannati al declino. Questo è un qualcosa di imprescindibile”, ha chiarito l’ex ministro. Ma, e qui entra in gioco Tim, c’è da fare i conti anche con la concorrenza, sempre che di vera concorrenza si tratti. Il fatto è che Open Fiber potrebbe un giorno essere chiamata a partecipare al progetto di separazione della rete messo in cantiere da Tim, attraverso una partecipazione nella società che nascerà dallo spin off. Ma per ora non è così, e per il numero uno di Open Fiber è tempo di guardare ognuno in casa propria.

“Oggi in Italia c’è una situazione varipinta, con due reti, quella nostra in fibra e quella di Tim, in rame e in fibra. Ci sono casi, come a Perugia, dove il 50% delle case ha un aggancio in fibra sia di Open Fiber sia di Tim, un altro 30% ha solo Open Fiber. A Roma, invece, la gran parte delle abitazioni non ha ne l’uno nell’altro. Eppure l’Unione Europea ha indicato la strada per la Gigabit society, basata su velocità di connessione raggiungibili esclusivamente con una rete in fibra che arrivi direttamente all’interno di case e uffici. Open Fiber la sta realizzando in Italia con un progetto innovativo e affidabile, colmando un vuoto nel nostro Paese e accelerando la rivoluzione digitale anche sfruttando le sinergie con il 5G”.

Da qui allo stuzzicare Tim il passo è stato breve. “Noi crediamo di avere il progetto migliore, la tecnologia migliore e soprattutto azionisti in grado di aspettare che il progetto infrastrutturale si vada completando. Io dico che se davvero abbiamo in mente una digitalizzazione completa del Paese entro il 2020, allora il futuro inizia adesso. E adesso noi siamo gli unici in Italia che stanno facendo degli investimenti in questo senzo, con azionisti pazienti”.

Bassanini ha poi rimarcato il ruolo di Open Fiber nello scacchiere delle telecomunicazioni italiane. “Ovviamente le decisioni di un certo peso nel campo delle telecomunicazioni le deve prendere il governoma ricordiamoci bene una cosa. Le prestazioni tra rete in rame e rete in fibra sono enormemente differenti, questo lo ha detto chiaro e tondo la stessa commissione europea. La fibra fino a casa è condizione per il futuro, che però è questione odierna. Per costruirlo bisogna fare investimenti e noi stiamo facendo esattamente questo, tutto il resto non ci riguarda”.

Però la domanda di fondo è una soltanto. E cioè, potranno un giorno Open Fiber e Tim collaborare alla costruzione di una rete unica in fibra? Bassanini non ha chiuso del tutto la porta a una possibile sinergia con l’ex monopolista, pur ammettendo che la gara per la banda larga è in corso. “Sarà il mercato o il governo a decidere se alla fine ci sarà la rete unica in fibra ottica per le telecomunicazioni. Abbiamo la convinzione di avere il progetto più moderno, che serve al Paese Pensiamo che questa competizione (con Tim, ndr) possiamo giocarcela con buone possibilità di vincere”.

Tuttavia “se poi passerà l’idea di superare la competizione e avere un’unica rete al servizio di tutti, sul modello di Terna e Snam, naturalmente non verticalmente integrata perché le autorità lo impedirebbero, queste sono scelte che non ci riguardano, non ci competono e dipendono dal mercato o da chi ha la responsabilità di gestire la politica industriale”. Ovvero il governo, magari a guida Lega-Cinque Stelle. Che, nel pensiero del professore alla guida di Open Fiber, non cambierà troppo i piani della società. “Suppongo  che non cambierà l’indirizzo strategico e la missione affidata a Open Fiber: realizzare più rapidamente possibile la rete in fibra ottica”.

 

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