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Un altro giro di valzer alla Casa Bianca. L’effetto Bolton

casa bianca, midterms

A poche ore dall’annuncio delle dimissioni da parte di Michael Anton, portavoce della Casa Bianca sulla sicurezza nazionale, un’altra tegola si abbatte sull’amministrazione Trump: Tom Bossert, uno dei consiglieri più autorevoli in materia di Homeland Security, ha rassegnato le proprie dimissioni, troncando in maniera quasi improvvisa la propria collaborazione con la Casa Bianca.

Se nel caso di Anton era stata offerta ai media una versione parzialmente edulcorata delle dimissioni, adducendole a ragioni di carriera, la partita non è stata ugualmente facile per l’uscita di Bossert che, come testimoniato da numerosi commentatori, è stato uno dei collaboratori più ascoltati da John Kelly, capo dello staff alla Casa Bianca.

Per entrambe le defezioni, infatti, non è passata inosservata la concomitanza non proprio casuale con l’insediamento nella West Wing dell’Amb. John Bolton quale nuovo National Security Advisor, voluto da Donald Trump in sostituzione di H.R. McMaster. La figura di Bolton è comunemente considerata “divisiva” e sui media si sprecano i riferimenti alla sua notoria incapacità ad andare d’accordo con chi non condivide la sua impostazione oltranzista.

Le dimissioni di Bossert sarebbero state richieste proprio da Bolton, secondo varie fonti all’interno dello staff presidenziale. Lo stesso Bolton avrebbe fatto recapitare la richiesta a Bossert a poche ore dal suo insediamento. Si tratterebbe, dunque, di un movimento di tessere consequenziale all’importante cambiamento ai vertici del National Security Council, una sorta di spoils system in corso d’opera con il quale si ridefiniscono i rapporti e gli equilibri tra coloro che sono deputati ad interfacciarsi con il presidente sui temi della sicurezza nazionale.

Ad aggravare la situazione il fatto che l’alternanza in corso – che pesa sia in termini organizzativi che operativi – prenda vita in uno dei momenti più delicati della storia degli Stati Uniti. La situazione di allarme e la tensione crescente per l’evoluzione della crisi siriana rendono il quadro particolarmente preoccupante. Proprio in questo momento Trump avrebbe bisogno di stabilità e di un clima disteso tra i collaboratori deputati a consigliarlo in una fase complicatissima a livello internazionale.

Si assiste, invece, ad uno scenario di perpetua evoluzione in cui a mancare è proprio la stabilità. Questo vale praticamente per la maggior parte dei vertici dell’amministrazione. Se John Bolton si è appena insediato, non si può dire lo stesso per Mike Pompeo, la cui nomina a Segretario di Stato non è stata ancora ratificata. Lo stesso discorso si applica alla CIA, dove Gina Haspel è in attesa di ricevere l’ok dal Congresso. E’ presumibile che i nuovi incarichi porteranno ulteriori aggiustamenti all’interno dei relativi staff.

Nel frattempo, inesorabilmente, la situazione internazionale si complica di giorno in giorno ed è possibile che nell’arco di ore il presidente Trump decida in che modo reagire all’utilizzo di armi chimiche in Sira da parte del regime di Bashar al-Assad. Tra consiglieri in entrata ed altri in uscita si spera che vi sia il necessario supporto – anche critico – alle eventuali decisioni della leadership americana.


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